Nel primo dei due episodi qui raccolti assistiamo alla travagliata infanzia e alla tormentata giovinezza di Caterina de’ Medici, rinchiusa in uno spaventoso convento dopo una delle periodiche sollevazioni popolari fiorentine: come di consueto in questi casi, i deposti tornano presto a governare e quindi Caterina, liberata, cresce e diventa merce di scambio con cui i Medici (in particolare lo zio papa Clemente VII) possono creare una testa di ponte con la corte francese di Francesco I. Lei è perfettamente consapevole di questi giochi di potere e acconsente di buon grado in attesa che arrivi il suo momento, che però probabilmente non arriverà mai: è stata infatti data in sposa a Enrico II, figlio cadetto di Francesco I che quindi verrà succeduto dal primogenito Francesco. Se non fosse che quest’ultimo muore prematuramente spianando la strada del trono a Enrico e quindi anche a Caterina!
In realtà, esattamente come nei volumi dedicati a Eleonora, la protagonista non è sempre sotto i riflettori ed è quasi solo una scusa per ricostruire una storia molto più ampia con comparsate e citazioni eccellenti come quelle di Michelangelo Buonarroti e Niccolò Machiavelli.
Il secondo capitolo (di cui, ricordo, è presentata solo la prima metà) inizia con un flashforward vertiginoso nel 1589, quando una Caterina ormai anziana è preda di incubi e perciò ricorre all’occultismo (con qualche contrappunto dato da commenti clericali) per venire a capo dei simbolismi che popolano le sue notti, ripercorrendo così la sua vita dal 1559 fino alla morte del consorte Enrico II profetizzata da Nostradamus, che è uno dei vari personaggi storici di contorno. Siamo arrivati quindi a un punto di svolta, all’apice della “carriera” di Caterina che da adesso in poi governerà la Francia pure se per interposta persona dei suoi figli; solo dalla lettura del prossimo volume sapremo se il ritmo narrativo originale è stato spezzato o no.
Ai disegni Carlos Gomez (colorato da José Luis Rio) fa un lavoro eccellente, facendo recitare meravigliosamente i suoi personaggi e riempiendo le tavole di dettagli. Però ne ha messi anche troppi e per godersi appieno le vignette bisogna guardarle con la lente d’ingrandimento. Probabilmente, come si evince dal “making of” in appendice al volume, ciò è dovuto all’uso del computer con cui ha integrato le tavole di partenza di altri disegni dettagliatissimi realizzati a parte.
Appuntamento a chissà quando con il seguito, quindi.
Personalmente trovo davvero difficile poter apprezzare i disegni di Gomez sotto a una colorazione così pesante.
RispondiEliminaIn bianco e nero è un'altra cosa, da lì non si scappa, però Rio non mi è sembrato così coprente come nei primi episodi dell'altra regina. Sarà che ormai ci ho fatto l'occhio.
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