Questo sesto speciale, comunque: la storia vede la sparizione di un bel pacco di soldi nascosti in una vecchia stufa che è stata regalata a Don Camillo da una contadina pitocca che nicchiava sul frumento da dargli per i bambini dell’asilo. I sospetti si concentrano quindi sul parroco e su Peppone, a cui era stato affidato il compito di rimettere in sesto la stufa. Senza alcuno scossone o colpo di scena, e dopo un’indagine non ufficiale assai sbrigativa, si arriverà alla frettolosa soluzione del caso. Forse la versione letteraria era più suggestiva, ma comunque Giovannino Guareschi non ha intessuto chissà quale trama e il fumetto si apprezza più che altro come testimonianza del clima sociale e della mentalità dell’epoca.
I disegni di Alessandro Gazzaneo sono sicuramente dignitosi anche se non ancora del tutto maturi. Solito discorso che da qualche anno riguarda la collana-madre e le sue propaggini: la ReNoir ha un buon occhio per trovare talenti, ma appena questi spiccano il volo vengono cooptati da altre realtà editoriali più grosse e allora tocca cercarne di nuovi per Don Camillo (forse è anche per questo che c’è stato un rallentamento nelle uscite, se non me lo sono solo immaginato). Provenendo da tutt’altro genere di fumetti Gazzaneo non ha sempre centrato le fattezze dei protagonisti come canonizzate dalla saga, mentre ha fatto un ottimo lavoro col Bradoni/Marlon Brandon.
Altra new entry (ma relativa: in precedenza aveva curato il lettering) è Luca Giorgi che ha realizzato la copertina.
Tutt’altro che un esordiente è invece il grande Luca Salvagno che ha realizzato una tavola “panoramica” interna e la quarta di copertina nel segno del Maestro Jacovitti.
Com’è consuetudine di questa collana di albetti pocket, la parte redazionale è molto ricca: Ivan Pelizzari scrive un interessantissimo pezzo su traduzioni, adattamenti e plagi di Don Camillo (anche Frate Indovino fece il furbo!), argomento che meriterebbe di essere ulteriormente sviscerato.
Silvia Riccò parla invece approfonditamente del noir padano, inframmezzando la sua disamina con brani di un’intervista a Carlo Lucarelli. E sì: ancora una volta viene incensato La Casa dalle Finestre che ridono; solo io penso che quel film sia sopravvalutato e che Pupi Avati renda molto di più nelle commedie?
Come di consueto, sono presentate anche interviste ai disegnatori.
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