La Trese del titolo si chiama Alexandra ed è la rampolla di una famiglia che da almeno un paio di generazioni intrattiene rapporti con gli esseri sovrannaturali delle Filippine, o che comunque è molto documentata al riguardo. Per questo viene chiamata dalla polizia quando si verifica qualche delitto impossibile da risolvere con i mezzi di cui dispongono le forze dell’ordine: nel primo episodio il caso di una donna investita da un pirata della strada che però risulta essere morta anni prima. Con l’aiuto coatto dei mutaforma Aswang e di uno scontroso ma benevolo Nuno sa Punso, Trese verrà a capo del mistero.
La struttura degli episodi è in effetti sempre quella: viene introdotto il caso “impossibile”, Trese fa la sua comparsa e attraverso le sue conoscenze nel milieu sovrannaturale risolve la situazione – mostri e spiriti possono però anche comparire per caso o essere recalcitranti, e qui intervengono i due assistenti mascherati di Trese dal grilletto facile e di probabile ascendenza esoterica. Il secondo episodio è ambientato nel contesto delle corse clandestine, il terzo vede un amante talmente focoso da carbonizzare le sue varie compagne. Mangiata la foglia, mi aspettavo che dopo aver trattato di terra (il Nuno sa Punso è un folletto di quell’elemento), aria e fuoco il quarto e ultimo capitolo fosse dedicato all’acqua e seguisse lo stesso schema, che un po’ mi era venuto a noia. E invece no: il volumetto si conclude con un episodio (in cui scopriamo che Trese gestisce un locale, il Diabolical) dai toni supereroistici! E che non è proprio chiarissimo in alcuni passaggi.
Se ho ben capito, in origine Trese viene pubblicato in un formato che contempla 24 tavole di fumetto di cui le prime due a colori (per ragioni cartotecniche il volume della Star Comics presenta il colore solo nel primo capitolo), integrate da estratti del diario di Trese Senior che approfondiscono gli argomenti, cioè i mostri, trattati in quella puntata. Come già in altri casi, è interessante vedere come alcuni archetipi si presentino quasi immutati anche a latitudini così distanti. Non ho potuto fare a meno di notare come una variante del Nuno sa Punso sia tal Duwende, nome che mi ha ricordato immediatamente il termine con cui in castigliano è conosciuto il folletto: “duende”. Non credo che sia un caso: la mia ignoranza in storia e cultura filippina è abissale, ma in Trese c’è un profluvio di altri nomi ispanofoni.
A proposito di Filippine, io ricordavo che quel Paese ha prodotto fior di disegnatori come Tony DeZuñiga, Alfredo Alcala, Lan Medina… ma evidentemente ne è passata di acqua sotto i ponti e anche Kajo Baldisimo guarda ai manga come ispirazione. Poco male: le sue tavole, in cui convivono vari stili e tecniche, sono gradevoli ed efficaci. Stessa cosa si può dire dei testi di Budjette Tan (pur con i difetti che ho segnalato), che rispolvera la vecchia arte di dedicare ogni episodio a un soggetto diverso e autonomo.
Trese, di cui questo primo volume con postfazione di Gerry Alanguilan risale ancora al 2021, deve aver riscontrato un buon successo visto che attualmente in Italia se ne contano cinque uscite e come strombazzato dalla fascetta ne è stata tratta una serie su Netflix.
Ah, ecco perché il merlo di Calico Jack si chiamava Duende.
RispondiEliminaGrandissima citazione, ma da te non mi aspettavo di meno.
EliminaLa via che conduce a Certaldo est lunga et perigliosa, cosparsa di trappole et ingannarizzi. Molti sono coloro che restano folgorati pria di giungere all'agognata meta.
RispondiEliminal'importante è arrivarci.
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