Non sono un conoscitore esperto dell’opera di Benito Jacovitti ma immagino che nel confezionare questo volume Sbam! Comics abbia privilegiato, per questioni filologiche o di diritti d’autore, le storie “pure” del personaggio eponimo, quelle cioè di cui era protagonista unico senza dividere la scena con altri eroi dell’universo jacovittiano. Poco male, visto che il materiale abbonda comunque.
La vicenda editoriale di Jak Mandolino ha inizio nel lontano 1953 quando vengono pubblicate delle storie brevi sulle pagine di Capitan Walter. Si trattava però di una versione embrionale del personaggio, un canonico gangster anni ’20 (in salsa jacovittiana, ovviamente) che poco avrà da spartire con la sua incarnazione definitiva e più originale: più che l’aspetto fisico diverso viene introdotto soprattutto il “diavolo custode” Satanicchio (poi Pop Korn e poi ancora Pop Corn) a fargli da suggeritore per le sue malefatte, immancabilmente destinate a fallire con le conseguenti rappresaglie verso il diavoletto. Il piatto forte è una storia lunga del 1967 (Un parazumparappappà di Jacovitti), un profluvio di trovate surreali tra soldi falsi e neonati rapiti in cui si incrociano un sacco di personaggi, tanto che lo stesso Jacovitti deve essere caduto nella trappola ipnotica della sua vulcanica inventiva e ha dovuto ricorrere al metafumetto per sbrogliare la matassa – che ha un bel finale del tutto ignorato nelle storie successive. Jak Mandolino torna infatti qualche anno dopo con due avventure di otto e sei tavole in cui fanno nuovamente capolino idee e trovate già viste nel Parazumparappappà. A chiudere la serie arriva una scatenata sequenza di otto storie brevi «per…» (cominciare, seguitare, far bumbum, far cucù…). Qui secondo me la qualità arriva al top: queste “jam session” di quattro tavole l’una sono veramente spumeggianti non avendo l’obbligo di sottostare a un’unica trama comune.
Visto l’ampio arco temporale che contempla il volume, dal 1953 al 1973, Jak Mandolino offre anche l’opportunità di assistere all’evoluzione dello stile di Jacovitti, che si coglie anche nella sempre più raffinata realizzazione del lettering.
A inframmezzare le storie del ladruncolo sfigato e incapace ci sono le strisce mute di Giuseppe, delle gag visive talvolta dall’esito poeticamente splatter. Non condivido l’idea che il protagonista rappresenti un fantomatico “italiano medio”, visto che a dominare sono trovate surreali e uno stile slapstick senza il minimo accenno a satira di costume.
Generoso l’apparato redazionale: Gianni Brunoro firma la prefazione (un «elzevirino») e sparsi per il volume ci sono interventi di Dino Aloi e Paolo Pizzato mentre in appendice Roberto Orzetti e Antonio Marangi spiegano la genesi del volume.
La stampa non è stata fatta a partire dalle tavole originali ma dalle scansioni delle riviste su cui comparvero i fumetti. Pur con i limiti che ciò comporta, il risultato non è affatto male, probabilmente anche grazie al particolare tipo di inchiostrazione di Jacovitti che procedeva per accumulo di trattini e segnetti. Piuttosto, il problema del volume è che è stato confezionato con materiali un po’ poveri: il cartoncino della copertina non è rigido e la carta è piuttosto sottile e può rovinarsi facilmente. Ma per 24 euro la Sbam! ci offre pur sempre ben 128 pagine a colori.
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