Questo sessantesimo numero de Il Morto riserva una gradevolissima sorpresa: al comparto grafico si sono aggiunti Ivan Parisi e Alessandro Romagnoli con la collaborazione di Angelo Montana, che hanno portato una bella ventata d’aria fresca. Non che la testata fosse carente a livello di disegni (se non nei primi tempi) ma il lavoro delle new entry è veramente valido, molto dettagliato e personale pur se il consueto intervento di Paolo Telloli e del suo Studio garantisce il mantenimento dell’impronta stilistica della serie. È vero che le loro suore sono un po’ troppo sexy ma a me va benissimo così. E anche i testi sono molto buoni.
Sempre alla ricerca di un suo ex commilitone e quindi di chiarimenti sul suo passato, Peg stavolta arriva in Sicilia. Qui però non riesce a trovare alcuna traccia del vecchio Totò, perché anni addietro si unì alla confraternita dei Penitenti di Capo Irto, monaci intransigenti che amministravano la giustizia parallelamente allo Stato, rinchiudendo nelle loro celle malversatori vari fintantoché non avessero scontato la pena ritenuta commisurata al loro crimine. L’idea è molto suggestiva, non so se Ruvo Giovacca si sia ispirato a qualche leggenda locale oppure a qualche romanzo o film.
I Penitenti sono tuttora operativi ma ben nascosti, e intervengono quando ricevono delle richieste d’aiuto in luoghi deputati secondo modalità specifiche. La vicenda di Peg si intreccia con quella di un ex-assessore corrotto appena liberato dopo sedici anni di clausura forzata (e quindi un po’ fuori di testa) e dunque con quella dei Penitenti stessi. La storia è molto movimentata e non priva in alcuni punti di una gradevole ironia. Ha inoltre il pregio di essere quasi una parentesi leggibile a sé senza fastidiosi cliffhanger o riassunti iniziali per ricordarsi cos’era successo nell’episodio precedente.
La consulenza per il dialetto (che Giovacca ha usato con eccessiva generosità, anche coi “sottotitoli” la lettura risulta un po’ rallentata) è stata fornita da Alfio Scalisi.
Anche la storia d’appendice, Evoluzione, è di livello molto buono: Gianluca Vici T. confeziona una storiellina che temevo avrebbe avuto risvolti moralisti mentre invece si risolve con feroce sarcasmo, Giuliano Bulgarelli la disegna molto bene.
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