venerdì 14 giugno 2024

Big Game

Se nel fumetto si cerca cafonaggine Mark Millar è sempre una certezza. E poi è così tranquillizzante la sua adesione totale al paradigma supereroistico per cui al polverone sollevato per gli incombenti cambiamenti epocali fa sempre seguito un totale rientro all’ordine.

Big Game è un progetto ambizioso con cui Millar riallaccia i nodi di tutta o quasi la sua produzione: un crossover ipertrofico dove ognuna delle sue serie fin dai tempi di Kick-Ass e Wanted viene inserita in un unico universo condiviso. Quei pochi lavori che per la loro natura non possono far parte di questo canone vengono comunque citati come opere di fiction: è il caso di Jupiter’s Legacy e probabilmente di qualcos’altro che non ho identificato perché non lo conosco.

Dopo la comparsa di Kick-Ass e Hit-Girl i supereroi si sono moltiplicati fino a contemplare dei veri superumani come gli Ambassadors e il Night Club. La cosa non sta bene alla fratellanza di supercattivi che da sempre controlla il mondo in incognito e che nel 1986 eliminò tutti i supereroi cancellandone persino il ricordo. Wesley Gibson, il protagonista di Wanted che adesso è a capo di questa cabala, ingaggia quindi Nemesis e inizia così lo sterminio di Huck, Superior, i Crononauti e i protagonisti delle altre serie e miniserie di cui ne conoscerò se va bene un terzo. A causa della loro natura, al Secret Service e al Magic Order vengono riservati dei ruoli più defilati. Non ho visto i Super-Crooks ma probabilmente non sono stato attento. Quell’altra serie sui soldati con i superpoteri potrebbe essere assente giustificata perché mi pare che non sia mai stata conclusa.

Come detto, non conosco alcuni degli elementi in gioco ma l’esuberanza omicida di Millar strappa la mia ammirazione: che coraggio a eliminare delle creazioni che potrebbero ancora fruttargli dei bei dollaroni! Quando però la sua furia sterminatrice tocca il parossismo (accompagnata dal suo proverbiale cattivo gusto) mi sorge un dubbio. Sarà anche possibile che voglia fare tabula rasa del suo universo ma alcune serie avevano delle trame in sospeso e forse chiudere delle testate potrebbe inficiarne la versione televisiva o cinematografica dove si fanno i soldi veri. Stai a vedere che c’è la fregatura. E ovviamente la fregatura c’è. Non dico di più per non rovinare la “sorpresa” a nessuno. Aggiungo solo che il meccanismo semantico con cui il Magic Order viene fatto intervenire è imbarazzante da quanto è stupido – nessuno spoiler: è una cosa marginale e non c’entra con lo snodo risolutivo che coinvolge anche le serie fantascientifiche di Millar. Comunque alla fine il paradigma per cui tutto cambi affinché nulla cambi porta con sé anche quel minimo irrisorio di variazione allo status quo che rassicura i lettori sul fatto che non abbiano proprio buttato via soldi e tempo a leggere l’ennesima cagata che si risolve a mazzate e battute “cool”.

Che Millar abbia voluto con Big Game parodiare proprio l’infantile ciclicità tipica del genere supereroistico? Oh, andiamo: è dai tempi dei Mondo Movies di Gualtiero Jacopetti che si usa la scusa di stigmatizzare certi fenomeni proprio per ostentarli e approfittare della loro attrattiva.

Se non altro i disegni di Pepe Larraz sono validi, oltretutto valorizzati dai colori di Giovanna Niro.

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