Quest’ultima avventura di Max Fridman si riassume rapidamente: a seguito dell’Anschluß l’Austria è stata annessa alla Germania e anche lì cominciano le persecuzioni agli ebrei. Tra gli altri ci sono i Meyer: la figlia di mezzo è al sicuro perché impalmata a un nobile intoccabile, ma il patriarca medico Franz deve pensare a proteggere gli altri due figli e la moglie preda della demenza mentre la stretta delle leggi razziali si fa sempre più opprimente. Rassegnato infine ad abbandonare il Paese, Franz Meyer scopre quanto sia difficile andarsene: i nazisti fanno di tutto per complicare le procedure di espatrio e le altre nazioni non ne vogliono sapere di accogliere profughi. Il fumetto è strutturato in due parti distinte e così, dopo la prima in cui il protagonista non compare mai, Max Fridman si trova coinvolto in una missione personale per portare i Meyer, lontani cugini della madre, in Svizzera.
Una trama semplice, dicevo, ma incredibilmente appassionante. Nella parte in cui sono di scena i Meyer si assiste ovviamente alla fisiologica sistemazione dei pezzi sulla scacchiera ma soprattutto viene reso con grande efficacia il progressivo deterioramento delle condizioni degli ebrei austriaci, in una spirale di soprusi e vessazioni che tiene incollati alle pagine in attesa della mossa risolutiva che dia il la all’entrata in scena del protagonista.
La seconda parte è più lunga ed è un drammatico e avvincente conto alla rovescia per vedere se Fridman riuscirà veramente a procurare i documenti e il passaggio necessario alla famiglia per abbandonare l’Austria. Non mancano quelle che più che sottotrame sono delle situazioni satellitari: l’oberführer Von Trudhof corteggia la figlia nubile di Meyer, il paranoico responsabile del controspionaggio Schminck (chi si rivede!) crede che Fridman sia in missione per la Ditta, Max Fridman riassapora il contatto con la vecchia fidanzata Myriam Meyer. Ma il vero nocciolo della questione è un altro: riuscirà Fridman a salvare i Meyer? Qualcuno lo tradirà? I Meyer riusciranno a sopravvivere tutti?
Al di là di questo, è come se venissero sciolti dei nodi allacciati sin dalla Rapsodia Ungherese di oltre quarant’anni fa. I Cugini Meyer è anche una sfilata di vecchi personaggi e di rimandi ad altre storie. Non è difficile cogliere i riferimenti, visti i soli cinque volumi di Max Fridman. Ho avuto un momento di defaillance con la figura di Myriam di cui si intuisce un importante trascorso ma di cui non ho trovato traccia nemmeno ne L’Avventuriero prudente. Ma è normale: sarà un flashback a spiegarci il suo ruolo e le sue origini.
Oltretutto Giardino reinterpreta qui il famoso aneddoto di quando, ingegnere in missione nell’Est Europa (non ricordo se in Polonia o in Ungheria), sudò freddo quando dei gendarmi lo fermarono. Per segnalargli che aveva una ruota sgonfia che lo aiutarono a cambiare…
Nonostante il contesto molto teso (o forse proprio a causa di questo, che per reazione spinge a sdrammatizzare) non manca qualche rara spruzzata di cinico umorismo, ma forse sono io che l’ho voluto cogliere.
Sui disegni c’è poco da dire: gli anni non hanno compromesso né le qualità estetiche né le capacità espressive di Giardino. Al massimo si può rimanere un po’ spiazzati dalla costruzione delle tavole che a volte presentano un senso di lettura non immediato, con vignette centrali a destra più alte di quella di sinistra che vanno lette prima. Ma ci saranno due o tre casi in tutto il volume. Di certo lo sfoggio della documentazione (poster, scorci, vestiti, interni ma anche libri e persino nozioni di Diritto) è un ulteriore motivo di fascino del volume.
Lo scanner continua imperterrito a rivelare le asperità della carta per acquerello e forse la stampa avrebbe potuto essere più nitida. Ma tanto ormai nessuno sa più stampare come una volta ed è già un miracolo che si pubblichi ancora un bel fumetto come non se ne fanno più.
La prima parte dura 78 pagine, più di un volume di quelli belli che si facevano una volta, e con la seconda fanno un totale di 164 pagine a fumetti. A queste si aggiungono una breve introduzione dell’autore, un suo intervento sul Convegno di Evian e una generosissima sezione di schizzi di una ventina di tavole. Anche prima di conoscere queste caratteristiche pensavo che il prezzo dichiarato di 20 euro fosse un errore perché troppo basso, ma vedo che la copia che ho preso io è già la seconda edizione quindi la strategia della Rizzoli Lizard si è rivelata vincente.

Da quel che mi ricordo, non era una gomma sgonfia ma una lampadina bruciata.
RispondiEliminaEra venuto il dubbio anche a me, tanto più che la scena nel fumetto (non so se lo hai già letto) riguarda proprio una lampadina.
EliminaSto procrastinando tutti gli acquisti fino a quando avrò terminato le pile di fumetti in attesa, quindi non ho ancora comprato i cugini, in compenso ho visto l'intero video dell'intervista a Giardino: 3 ore!!
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