Versione da edicola della miniserie uscita precedentemente in libreria. Il soggetto attorno cui ruota 10 Ottobre è decisamente originale, pur se con la miriade di opere fantascientifiche esistenti non escludo che qualcuno abbia già ipotizzato scenari simili: la società del futuro è libera dalla povertà, dalla criminalità e dal sovrappopolamento perché alla nascita in vitro viene modificato il dna dei cittadini donando loro una data di scadenza entro cui moriranno. Il fatto che il concepimento avvenga in laboratorio verrebbe smentito dalle varie donne incinte che compaiono qua e là, ma questa premessa viene riassunta dal tema letto in classe da una bambina, che quindi potrebbe essere ancora all’oscuro delle “cose della vita”. Le età in cui avverrà il decesso sono fisse: 3, 11, 26, 38, 57 e 70 anni, ognuna con una sua motivazione specifica. L’aspettativa di vita è un’incognita per chiunque, quindi l’umanità è più produttiva per sfruttare il poco o tanto tempo che rimane al singolo. Esistono però anche dei rarissimi casi di veri anziani, lasciati vivere ben oltre la maturità per dare la speranza anche agli altri di far parte di questa cerchia di fortunati.
Ma non tutti accettano questa situazione, per quanto la società l’abbia normalizzata a tal punto da sviluppare un mercato di funerali che va a braccetto con quello dei compleanni: i genitori di Richie Walls ad esempio non si sono mai ripresi dalla perdita del loro primo figlio e la madre è ancora più preda di crisi depressive adesso che pure il secondogenito sta per compiere i fatidici 11 anni.
Seguendo il suo vicino di casa, il signor Cole, Richie finisce per incappare involontariamente in uno di quei complotti che non mancano nei racconti in cui c’è un mondo apparentemente utopico. Quindi viene rapito dai congiurati, tanto i suoi genitori si accorgeranno a malapena della sua scomparsa e tra poco (il 10 ottobre come da titolo) compirà 11 anni e potrebbe sparire “naturalmente”. Per il momento i congiurati si limitano a tenerlo con loro a turno per non destare sospetti, poi chi vivrà vedrà. E visto che tutti “scadranno” il 10 ottobre mai modo di dire è stato più azzeccato.
Di carne sul fuoco ce ne sarebbe anche tanta ma buona parte della parte centrale è dedicata ai cincischiamenti per giustificare la mancata eliminazione fisica di Richie che ha scoperto il complotto (pur non avendone colto la natura, come il lettore), e l’albo finisce con un ulteriore infodumping in merito ai medaglioni che tutti portano e che segnano i progressivi conti alla rovescia. Paola Barbato ha comunque saputo suscitare l’interesse di sapere dove andrà a parare la storia.
Le tavole di Mattia Surroz sono molto scarne, con un tratto sinuoso ma grasso che usa indifferentemente per persone, oggetti ed edifici, pochissimi dettagli (quando ci sono), sfondi poveri e abbozzati quando non inesistenti, deformazioni anatomiche non sempre giustificate o funzionali. Mi chiedo come lo abbiano accolto i lettori della prima versione, quella cartonata con le pagine più grandi.
In appendice una «gallery» di Surroz è introdotta dalla stessa Barbato che forse spiega il perché della nonchalance grafica: il progetto era pensato con una scansione di venti tavole per volta e quindi implicitamente per la meno sofistica categoria merceologica dei comic book. La lettura scorre però fluida e non ho avvertito alcuno stacco importante.

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