Gioco fumettistico-letterario forse anche più raffinato de La Divina Congrega: da un’idea di Alfredo Castelli, viene dato seguito al romanzo di Oscar Wilde raccontando il destino dei vari personaggi e imbastendo una trama investigativa con ipotetiche derive soprannaturali. A quanto pare Dorian Gray non è morto e l’impresario ora tenutario Aaron Isaacs ingaggia il detective privato Jerome Caminada per stanarlo dopo che ha ucciso il suo vecchio sodale e mentore Wotton e il suo cocchiere. Inizialmente titubante in merito alla possibilità della resurrezione di Gray (ma consapevole delle dicerie sul suo ritratto), il detective assiste invece agli omicidi di altri personaggi coinvolti nella vicenda del dandy.
Apparentemente si arriva alla soluzione del mistero con una rapidità eccessiva, ma il lettore avvertito intuirà che è solo un espediente per introdurre il vero colpevole – plausibile e congruente con il materiale di partenza. D’altro canto l’intrigo, per quanto centrale, forse non era nemmeno ciò che più interessava a Barzi (e/o a Castelli) quanto ricostruire l’atmosfera decadente del romanzo e della sua epoca e farne delle chiose non prive di tocchi pungenti. E ovviamente riempire il fumetto di citazioni, letterarie e non, da Jack lo Squartatore a Elephant Man.
Per una volta, e spero che non sarà una tantum, un volume cartonato Bonelli viene realizzato quasi coi crismi della produzione franco-belga non limitandosi alle canoniche sei vignette per tavola o comunque riempiendone il più possibile gli sfondi e la parte retrostante delle pagine senza inficiarne la leggibilità. Simpatico l’uso di due tavole doppie nel finale, non velleitario sfizio estetico ma utili per generare parossismo in “cinemascope”.
Oltre alle 60 pagine del fumetto il volume comprende un’appendice di un’altra decina in cui vengono spiegati i vari riferimenti sparsi nel fumetto, ad esempio che Caminada non era un personaggio del romanzo originale ma un poliziotto (poi detective) realmente esistito a cui forse Arthur Conan Doyle si ispirò per Sherlock Holmes. Dagli schizzi e dai disegni preparatori che accompagnano questa parte mi pare di capire che Werner Maresta non si sia avvalso solo di strumenti digitali.

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