sabato 20 settembre 2025

Aliot Tome 1: Le Fils de Ténèbres

E finalmente mi sono letto questo fumetto maledetto di Jodorowsky, primo numero di una serie che non andò oltre questo episodio. Cito a memoria da un’intervista di Jodorowsky: «Io non ho nemici nel mondo del fumetto, se non forse in Dargaud».

Gli incipit sono puro Jodorowsky: in Francia due fratelli (anzi fratellastri) si contendono il patrimonio familiare e l’amore di una top model arrivista. Quello illegittimo è roso dall’invidia, l’altro è la bontà e l’ingenuità incarnate. Nel mentre in Brasile una conventicola di monaci picchiatori vestiti come mafiosi è alla ricerca di informazioni su Aliot, una sorta di anticristo nato durante un rito vudù (raccontato con dovizia di dettagli). Questo bambino infernale che consuma bruciando tutto ciò che tocca venne confinato alla meno peggio dai due sopravvissuti al rito dentro un frigorifero che poi gettarono in una discarica, ottenendone in cambio la lebbra. Tramite l’unico dei due ancora in vita i monaci riescono a risalire al luogo della sepoltura. Geniale la scena della tortura al contrario: per far parlare il lebbroso i preti lo costringono a farsi curare miracolosamente la sua malattia pezzo per pezzo!

Ma Aliot interessa pure a un emiro yemenita che cerca di far strage dei religiosi i quali però riescono a volgere il potere del mostro ancora sigillato a proprio favore.

Arrivato il giorno delle nozze tra Vanessa e il legittimo erede Leon (quello buono e ingenuo), scopriamo che in Europa è scoppiata una nuova pestilenza, da cui però i ricchi si proteggono al sicuro nelle loro magioni. O così credevano, visto che la scelta di celebrare il matrimonio in piscina rivela che lo sposo è contagiato. Privato dei suoi averi, del suo titolo e della stessa sposa, Leon riesce a fuggire grazie all’intervento di Pipo, il ragazzino che aveva salvato dalla furia del fratellastro durante la caccia al lupo con cui inizia la storia. Se e come Leon e i monaci si sarebbero salvati non lo scopriremo mai perché l’annunciato secondo episodio La Voie de la Dissolution è rimasto nella fantasia dell’autore. Ed è un vero peccato, perché Aliot era una storia molto avvincente con personaggi interessanti e una trama abbastanza originale, zeppa di idee suggestive, azione, satira e persino momenti divertenti, il tutto nelle classiche 46 tavole di un albo alla francese. Poi chiaramente l’idea del principe spossessato e appestato c’era già in Alandor, ma vederlo in un contesto realistico fa un altro effetto.

Victor de la Fuente è esattamente come lo si aspetterebbe: ruvido ma espressivo e dettagliato. Mi pare che questo sia uno dei suoi lavori migliori, ma un encomio particolare va a Zoran Janjetov che ha curato i colori (quelli della copertina sono opera nientemeno che di Caza).

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