Il retroscena è quello classico: in fumetteria non è ancora arrivato niente di quanto ordinato e allora perlustro un po’ in giro e trovo uno di quei prodotti jeunesse che solo in Francia e Belgio sanno fare. A quanto leggo in quarta di copertina non è un volume singolo ma fa parte di una serie, però sembra essere godibile a sé e i disegni sono carini. In fumetteria mi confermano che è leggibile a se stante: non è proprio così ma vabbè.
Épiphanie è una bambina paurosa (così intuisco dal titolo) che in occasione del suo nono compleanno, quando i genitori la invitano a organizzare una festa, si accorge di non avere amici. Questa consapevolezza la scaraventa in una sorta di mondo interiore già visitato in passato dove incontra nuovamente dei personaggi pittoreschi che sembrano presi da Alice nel Paese delle Meraviglie. La familiarità che ha con loro tradisce un pregresso piuttosto importante che lascerà al lettore che non ha letto il primo volume l’impressione di essere entrato in sala a film già iniziato, ma ai fini dei meccanismi narrativi la cosa non è molto rilevante. La conventicola di personaggi bizzarri delibera che per potersi fare degli amici Épiphanie deve riappropriarsi della propria infanzia, perché la sua paura non gliene ha fatta vivere una. Per farlo si rivolge a una sorta di orologiaio specializzato nel far recuperare il tempo perso, e così (priva delle sue scarpe e quindi della sua serietà) si trova catapultata in quei luoghi e quelle situazioni tipici dell’infanzia: un luna park, un cinema, una casa sull’albero. Cose che lei non ha mai vissuto a causa della sua paura, personificata da un gatto nero. Che tristezza. Tra psicanalisi, surrealismo e citazioni varie il lieto fine non mancherà: un amico ce l’aveva sempre avuto, solo che non se n’era accorta.
La trama ideata da Séverine Gauthier procede per accumulo e non è originalissima ma si segue con interesse se non altro in attesa del riscatto tardivo della protagonista la cui prima giovinezza sembra essere stata veramente straziante. I molteplici camei mi fanno pensare che l’autrice abbia voluto strizzare l’occhio ai genitori piuttosto che ai loro figli: i bambini di oggi li immagino più vicini all’effimero di tablet e computer piuttosto che a Edward Mani di Forbice, E. T., Kermit la rana, Beetlejuice, i Gremlins, i film di Méliès, ecc. (e in questo «ecc.» rientrano anche Capitan Harlock, Porco Rosso, Astroboy, Goldrake… un’autrice franco-belga che cita i manga e anime, dove andremo a finire…).
Disegni e colori di Clément Lefèvre sono senz’altro buoni, grotteschi come richiesto dalla storia ma senza esagerare. Al di là di questo, Lefèvre è molto generoso coi dettagli ma anche qui senza esagerare. Forse in molte sequenze avrebbe potuto optare per delle tinte meno cupe visto che (come immagino si sia capito) in questo fumetto non è che ci si ammazzi dalle risate. La scelta, sicuramente meditata, di colorare di bianco i capelli della protagonista trasmette ancora di più un senso di mestizia.
Tunué continua la sua politica di prezzi concorrenziali e questo volume cartonato con fregi dorati ed effetto gommato di 80 pagine patinate a colori viene venduto a 16,90 euro.

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