È decisamente particolare questa nuova proposta della Cosmo, la miniserie Viking di Brandon e Klein. La storia
alterna ritmi frenetici a momenti lenti e riflessivi, così come il tono cambia
repentinamente da commedia (o giù di lì) a dramma efferato. Accanto a una
parvenza di realismo storico c’è poi la recitazione un po’ forzata di certi
personaggi che esprimono concetti inadeguati all’epoca in cui sono calati.
Inoltre certi dialoghi carichi di sottintesi contribuiscono a ingarbugliare la
trama e a impedirne la piena comprensione, già messa a dura prova dal fatto che
ricorra a flashback e che segua tre vicende principali in contemporanea.
Comunque: la vicenda ruota attorno a due fratelli vichinghi che sfidano con
violenza l’autorità del re, forse per effettiva necessità (sono «uomini AFFAMATI
[...] MOLTO affamati») ma con una tale irruente determinazione da risultare
quasi i cattivi della storia. Dopo alcuni meticolosi massacri e le relative
conseguenze, per nulla positive nemmeno per loro, vengono consigliati dallo
strambo Orm e finiscono per rapire Anniki, la figlia del re, così da avere una
moneta di scambio che possa garantire una speranza di riscatto agli occhi degli
altri vichinghi e della loro famiglia caduta in disgrazia a causa della loro
avventatezza. Ignorano però che la corte del re è percorsa da sentimenti di
insoddisfazione e così, grazie al tradimento dell’ambizioso Aki, l’“ealdorman” ovvero
sceriffo, si troveranno anche lo stesso re come ostaggio.
La risoluzione della trama mi è sembrata poco credibile e anche piuttosto affrettata,
oltre al fatto che rimane il dubbio sulla sopravvivenza o meno di uno dei
protagonisti, cosa sicuramente voluta per creare la giusta aspettativa per la
seconda stagione.
Una piccola papera giustificata dal contesto... |
Ai disegni Nic Klein sembra adeguarsi allo stile sincopato e frammentario della
narrazione e si esibisce con tre tecniche diverse. Quando disegna al tratto mi
ha ricordato un po’ certi risultati analoghi ottenuti da Dave McKean, con
tratteggio fittissimo a dare forme e volumi, ma al contempo ha anche un’anima
più morbida e colorata che compare inaspettatamente non solo nella sequenza
dell’amoreggiamento tra Finn e Anniki ma anche in scene più crude come quella
del rapporto consumato tra Aki e una prostituta. Klein affianca poi a questi
due stili più canonici vari interventi pittorici – o presunti tali: anche
l’apparente artigianalità delle nuvolette è frutto del computer: lo sfregio in
alto a sinistra è sempre uguale!
Ho riposto questo numero dell’Almanacco Cosmo accanto a Fabian Gray
(anche Viking è una produzione
americana targata Image Comics) con una sensazione di perplessità. Non che sia
stata una brutta lettura, ma mi ha lasciato appunto un po’ perplesso. Vedremo se
e come andrà avanti.
Albo che mi incuriosiva, copertina che mi piaceva anche parecchio, però visti i 7 euro la decisione di lasciarlo in edicola si è presa da sola. Tutto sommato penso che non avrò a pentirmene.
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