Secondo dei cinque volumi che di logica comporranno la serie Colorado. Stavolta sotto i riflettori
c’è il messicano della compagnia, Chaparro, e la struttura di questo volume si
conferma quella del primo, con una quindicina di tavole che portano avanti la
trama portante e le rimanenti dedicate alle origini del personaggio eponimo.
A volere stare al gioco questo fumetto è abbastanza divertente e ha dei
vaghi margini di originalità pur risultando un po’ forzato nei momenti in cui
vorrebbe essere più leggero e pur riprendendo massicciamente gli stereotipi
stravisti del genere (e ci mancherebbe altro: è un western). Il problema di Chaparro è la parte grafica. Delle
velleità artistiche di Georges Ramaïoli che avevo riscontrato nel primo episodio
non rimane traccia, anche se occasionalmente (ad esempio la tavola 6, ma è una
goccia nel mare) si coglie un maggiore impegno. Inoltre i pesanti colori
digitali di tal Faro rendono un po’ difficoltosa la lettura, il che potrebbe
anche non essere un male in sé visto che così alcune magagne di Ramaïoli
vengono dissimulate, ma alla fine anche la resa di stampa ne risente con questo
tipo di colorazione per cui ormai le pellicole non sono più necessarie.
Considerando gli ulteriori abissi che Colorado
dovrebbe toccare (vedi il link nel commento di Luigi)
sono veramente indeciso se continuare. Si naviga a vista. Per me questo secondo
volume si segnala principalmente per l’annuncio delle «storie perdute» di Comanche in quarta di copertina (cosa
saranno? Le storie brevi?) e per questo, forse non simpaticissimo, inside joke:
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