domenica 29 marzo 2015

Sangue Reale 3: Lupi e Re



Totalmente inaspettato (io ricordavo che la saga si era conclusa col secondo volume) è arrivato il terzo episodio di Sangue Reale.
Re Alvar e re Honim, consigliati dai rispettivi alti sacerdoti, arrivano a un accordo e rinunciano finalmente a darsi battaglia per un’inutile rocca di cristallo: il figlio di Alvar si congiungerà con la figlia di Honim al compimento dei loro vent’anni e daranno ai due sovrani un erede che governerà su un unico reame pacificato frutto dell’unione dei due regni.
Più facile a dirsi che a farsi: Vaal, figlio di Alvar, è uno storpio deforme a cui interessano solo i suoi canarini mentre Mara, figlia di Honim, è un’impetuosa amazzone che si concederà solo all’uomo che riuscirà a batterla in duello – cioé con ogni probabilità nessuno dato che nel corso degli anni ha mandato all’altro mondo i migliori guerrieri del padre così, tanto per allenarsi.
Nel mentre il bambino-lupo Aram subisce una mutazione indotta dalla madre adottiva che lo trasforma in licantropo. Quando l’impossibilità di procreare di Vaal viene rivelata (fattosi monaco, ha sacrificato i testicoli al dio Kosmath per fare dispetto al padre) Aram, che apparentemente può vantare sangue reale, entra in gioco e sposa Mara.
Le cose sono comunque molto più complicate di come le ho riassunte visto che intorno ai personaggi principali ruota tutta una serie di comprimari che ordiscono intrighi, fanno e disfano complotti e tessono le loro trame ignari che il tradimento può colpire pure loro.
Gli ingredienti che uno si aspetta da Jodorowsky ci sono tutti: personaggi tagliati con l’accetta accanto ad altri pervasi di misticismo, deformità e turpitudini varie, esoterismo ed elementi fantastici non banali, un certo gusto sopra le righe che (voluto o no) finisce per strappare qualche sorriso.
Ai disegni Dongzi Liu esegue un lavoro apparentemente spettacolare (ha avuto il suo peso nel farmi decidere di comprare il volume) ma che, una volta osservato meglio e con la calma richiesta dalla lettura, rivela le sue eccessive somiglianze con tante altre immagini generate digitalmente, che lo rendono quasi anonimo. E alla fine i colori freddi, le texture artefatte, gli sfondi abbozzati (non tutti, ma alcuni lo sono), alcuni particolare innaturalmente diafani e il netto stacco che si percepisce tra le matite sottostanti e le elaborazioni successive finiscono per dare al tutto un gusto un po’ stucchevole. Non è esattamente il mio genere.
In definitiva questo Re Lear in salsa fantasy non sarà forse una lettura irrinunciabile ma mi è sembrato un prodotto più che buono. Tanto più che la Panini offre il volume extralarge di 56 pagine all’amichevole prezzo di 13 euro.

6 commenti:

  1. Sorprendente. Questa serie non la conosco ma "Si concederà solo a chi riuscirà a batterla".. mi ricorda qualcosa di molto americano.
    "Aram e Mara" mi ricordano qualcosa di molto francese che vidi recensito su FDC 1 milione di anni fa, c'erano di mezzo delle bustine di cioccolato e forse Jodorowsky.

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    1. Probabilmente fai riferimento a Les Jumeaux Fantastiques (o Magiques?) che Jodorowsky scrisse per Bess e che adesso che ci penso probabilmente fu proprio recensito sul numero 1 di Fumo di China versione Alessandro, quella con la cover del Batman di Sienckewicz. Se è quello non l'ho mai letto, il volume è famoso (o famigerato) perché conteneva delle sostanze da annusare e assaggiare, oltre che superfici ruvide e morbide e qualche aggegggio tipo corde di chitarra per creare dei suoni, in modo da coinvolgere tutti i sensi del lettore.

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    2. Esatto, ora non posso controllare sulla rivista ma adesso che lo menzioni era "magiques". Mai letto neanch'io. E naturalmente ho pensato a Red Sonja. Anche Jodo ama "riciclarsi" e "ispirarsi".

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    3. Avoja! Più che altro riciclarsi. La scena del concepimento del figlio del primo Meta-Barone è ripresa da una che doveva comparire nel film mai realizzato di Dune (cfr. "I Misteri dell'Incal"), in Juan Solo il nano Mezzolitro fa la stessa fine di un personaggio del romanzo "Le Ansie carnivore del Niente", Jodorowsky chiama i produttori di Hollywood "il consiglio dei 50 idioti", nome che poi ritorna nei Tecno-Padri, la figura del Cristo d'Elqui del romanzo "Quando Teresa si arrabbiò con Dio" era già stata evocata in una introduzione a un volume di Moebius poi ripresa per il libro della collana critica degli Editori del Grifo, gli stessi trucchetti che utilizza Juan Solo quando si finge santo sono quelli riportati in Psicomagia, ecc.

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    4. Eh, mi pareva. Giusto per la precisione la recensione di "Jumeaux" è sul n. 4/1 (1. sem. 1988), quello con l'intervista a Villa e copertina con Dylan Dog/Nick Raider. Che giornale che era FDC versione Alessandro. la conservo tutta religiosamente e la rileggo!
      Di Jodo ho letto poco, non mi fa impazzire. Per esempio la storia che dici tu dei testicoli regalati al Dio mi sembra scema: come quella barzelletta del marito che fa lo stesso per indispettire la moglie. Poi, sono gusti personali. Ciao.

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    5. Secondo me Jodorowsky ha questo lato anche un po' farsesco/buffonesco. Un Meta-Barone se non sbaglio si fa tranciare una mano da una macchina per tagliare il prosciutto!
      E poi devi vedere la fine che fanno i "gioielli di famiglia"...

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