Ormai non compro più i bonellidi
della Cosmo, ma questo titolo mi aveva incuriosito quando l’ho visto sull’Anteprima. Avendo appunto smesso di
guardare a quel reparto nelle edicole, sono rimasto stupito nel vedere che
nonostante la mole delle uscite non tutti i punti vendita erano riforniti alla
stessa maniera, e alcuni non avevano proprio più materiale Cosmo. Ho avuto
insomma qualche difficoltà a trovare il numero 63 della Serie Gialla e per
questo ne scrivo così in ritardo rispetto alla sua uscita.
La Rapina del Secolo è un noir
bello robusto ambientato durante la
Seconda Guerra Mondiale, al momento dell’occupazione francese. Un ingente
quantitativo d’oro è sfuggito ai controlli della Banca Centrale di Francia, che
ha già provveduto a nascondere il resto altrove proprio per evitare che cada in
mano tedesca.
La notizia del prossimo
trasferimento è trapelata e un gruppo di criminali si organizza per assaltare
il furgone blindato con le due tonnellate d’oro.
Questa sporca mezza dozzina è
composta da un gangster corso, un pugile specializzato nel finire al tappeto,
la “talpa” all’interno della banca, un tedesco in fuga da Hitler e la figlia di
un orologiaio/scassinatore che ne ha ereditato l’abilità.
La Rapina del Secolo presenta situazioni larger than life che in un romanzo possono benissimo venire
inserite senza risultare ridicole (il lettore se le immagina come vuole) ma che
in un fumetto risultano poco credibili o forzate; scopro però dalle gerenze che
in origine la sceneggiatura, tratta appunto da un romanzo di Pierre Siniac, era
stata addirittura pensata per il cinema, dove sarebbe risultata ancora più
esagerata e inverosimile.
La frenesia dell’azione la rende
talvolta poco chiara e rimanda proprio a un film fracassone, ma sul finale Nury
e Dorison si riscattano con quel’ultima tavola così beffarda – anche se, ancora
una volta, forse poco verosimile.
La qualità della stampa è buona,
così come i colori di Laurence Croix sono abbastanza netti da non risultare
penalizzati dal passaggio al formato più piccolo e a una carta non patinata
(anche se le tavole doppie non si leggono con la stessa facilità in formato
ridotto e in brossura), ma la parte grafica in generale è deludente e inadatta
a un fumetto del genere. I disegni sono infatti troppo caricaturali: è vero che
anche quel gioiello di C’era una volta in Francia soffriva dello stesso difetto,
ma qui Laurent Astier esagera e ogni tanto non si distinguono i protagonisti
l’uno dall’altro, oppure non si riescono a prendere sul serio dei personaggi
che hanno delle fattezze grottesche e che invece dovrebbe esprimere
autorevolezza o risultare temibili.
Nel complesso la storia non è
affatto male, pur con tutte le sue concessioni all’effettismo spicciolo, e
inanella qualche colpo di scena ben congegnato, oltre che una valida
ricostruzione dell’atmosfera dell’epoca. Ciò detto, sono più che contento di
averci speso solo 5 euro.
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