Esattamente dopo 3 anni Historica ospita nuovamente Eleonora, di cui vengono proposti in
questo volume gli ultimi 3 episodi. Rileggendo la recensione che feci del primo volume
mi sono riscoperto particolarmente deluso dalla prima parte della saga e nemmeno
questo secondo e conclusivo ciclo è proprio entusiasmante.
Le vicende terrene di Eleonora e
della folta corte di personaggi che la attorniarono si articolano stavolta dal
1149 fino alla sua morte nel 1204, con parecchi flashback e un frenetico susseguirsi di personaggi ed eventi
storici che rendono difficoltosa la comprensione ai non cultori della materia. Qualche
didascalia avrebbe aiutato di più a seguire la storia, anche se le didascalie
effettivamente non mancano: il problema è che sono le voice over di alcuni personaggi che commentano o anticipano certe
scene, e non essendo sempre immediatamente associabili al personaggio che le
pensa o le pronuncia finiscono a volte per aggiungere confusione al tutto.
Ma il problema principale di Eleonora risiede dei dialoghi, che
risultano spesso artefatti e a volte indugiano nel melodrammatico. Mi è venuto
spontaneo paragonarli a quelli di Robin Wood, che ancora oggi tendono a essere
magniloquenti, e mi sono chiesto perché i suoi “funzionano” e quelli di Delalande
& Mogavino no: probabilmente il nocciolo della questione sta nella mancanza
di ironia e naturalezza in quelli di Eleonora,
oltre a una certa inopportunità nel mettere in bocca ai personaggi sbagliati (o
nei contesti meno adatti) parole che per ceto o situazione contingente
risultano forzate.
Dei tre episodi qui raccolti mi
sembra che il più riuscito sia il secondo, con i suoi accenti shakespeariani e
una maggiore attenzione alla protagonista. Nel primo episodio Eleonora lascia
infatti la luce della ribalta ad altri personaggi, come ad esempio il suo
amante Vincenzo Damonte. Il terzo, invece, è una specie di compendio dei suoi
ultimi quarantasei anni di vita (con una brusca accelerata nelle ultime pagine)
che si stacca dal ritmo degli altri e avrebbe potuto anche essere autonomo.
Superbe le tavole di Carlos
Gomez, che ha lavorato massicciamente col computer senza però che la cosa sia
troppo manifesta, se non quasi esclusivamente in due casi: a pagina 26 la
scalinata e l’edificio dell’ultima vignetta sono penalizzati dalle evidenti
dentellature dello scanner, così come nell’ultima vignetta di pagina 35 si
distinguono chiaramente le figure tra la folla che sono state copia/incollate. Credo
che la particolare lavorazione che ha usato consista nel prendere da un
archivio di immagini già elaborate quelle più indicate per le singole scene, e
far così “recitare” i personaggi con le posture e le espressioni più adatte
alle singole vignette. Il risultato non sembra affatto artificiale ma visto che
alcune immagini finiscono per essere molto ridotte rispetto alle dimensioni
originali (e considerata anche la consueta ricchezza di dettagli profusi da
Gomez) queste tavole necessiterebbero di un formato grande il doppio per poter
essere gustate appieno!
Molto validi i colori di José
Luis Rio, che pur volendosi ritagliare un proprio spazio espressivo non coprono
il lavoro di Gomez e anzi ne agevolano la lettura evidenziando gli elementi più
importanti per la narrazione. Da rilevare come la qualità della stampa sia
impeccabile.
Può darsi che 3 anni fa io sia
stato un po’ troppo severo, ma comunque questo numero di Historica si gode molto di più per la parte grafica che non per
quella testuale. Un consiglio: l’introduzione di Brancato leggetela dopo il
fumetto, e non prima come ho fatto io…
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