mercoledì 16 agosto 2017

Max & Moritz e altre storie birichine

Finalmente ho potuto leggere anch’io Max und Moritz, portato come esempio da molti storici di primo protofumetto. In realtà di fumetto, proto- o meno, non c’è nulla e si tratta semplicemente di un racconto illustrato in cui le immagini non forniscono nessuna (nessuna) integrazione rispetto a quanto detto nel testo, a differenza di quanto accade parzialmente nelle altre due storie presentate nel volume edito nel novembre 2016 da Cierre Edizioni per conto di alpha beta Verlag.
La storia di Max e Moritz è risaputa: i due sono dei monelli che fanno scherzi anche molto pesanti (cagionando mutilazioni ed eccidi di animali) e che finiranno per la legge del contrappasso macinati nel mulino da un contadino che volevano gabbare, per poi finire divorati da oche di passaggio.
I sette capitoli in cui è divisa la loro vicenda si leggono senza difficoltà e con una certa fluidità anche nei passaggi in cui le illustrazioni sono più diradate. Il merito di questa situazione va probabilmente ascritto a Giancarlo Mariani che ha curato la traduzione.
Al di là dell’interesse storico di Max & Moritz, le altre due storie pubblicate nel volume della Cierre mi sembrano più interessanti.
Giannino il corvo piccino ha un ritmo più sostenuto e veloce, alternando un’immagine a due soli versi in rima. La storia è solo il susseguirsi dei malanni che combina (anche lui con un certo sadismo di fondo) ma la storia scorre più veloce. Nemmeno qui ci sono elementi che mi abbiano fatto pensare alla lontana ai (proto)fumetti.
Il volume si chiude in bellezza con Filippo la scimmia, ennesima storia di un birbante che finirà male, in questo caso un quadrumane rapito dall’Africa protagonista di una storia più lunga delle altre. Stavolta il protagonista, per quanto un semplice animale, è più sfaccettato e come ricordato nell’introduzione del volume non si può definire un «malvagio» tout-court, ma è una personalità esuberante che pur combinando marachelle poco meno che mortali ha anche dei momenti di vero eroismo.
I testi sono molto più piacevoli, perché non si limitano a descrivere le situazioni ma si abbandonano a una piacevole ironia: vedi ad esempio l’indigeno che compare nel primo capitolo e che cerca invano di catturare la scimmietta. «Pare che il nero, dopo l’avventura,/si sia cibato solo di verdura».
Soprattutto, qui abbiamo uno straccio di indizio che ci possa far pensare che questo sia un protofumetto: in alcune (rare) sequenze come quella a pagina 66 e 67 per capire la situazione dobbiamo in effetti guardare con attenzione le illustrazioni, perché il testo (almeno in questa versione) non riporta i retroscena della gag.
La qualità di stampa è ottima, a un livello tale da risultare sospetta visto che non solo i tratteggi di Wilhelm Busch non sono smangiucchiati e rovinati dal tempo ma addirittura gli acquerelli con cui sono colorati i disegni si leggono con grande nitidezza. Forse sono stati tratti da una edizione successiva a quella originale, ma anche se ci fosse stato un lavoro di restauro il risultato meritava lo sforzo.
Il volume è molto elegante e fa una bellissima figura pur non essendo cartonato né stampato su carta patinata. Le dimensioni sono grandi e la carta uso mano di grossa grammatura restituisce un certo sapore vintage che ben si sposa col contenuto, così come il colore tenue scelto per lo sfondo della copertina. 15 euro ben spesi, anzi 14 visto che me lo hanno scontato, per un “protofumetto” che un appassionato di fumetti “deve” avere.

2 commenti:

  1. Ho un libro del 1968 di Lerici Editore che non ha mai letto, ma ora mi fai venire voglia.
    Sulla guida di Gianni Bono informazioni su altre pubblicazioni italiane
    http://www.guidafumettoitaliano.com/guida/testate/testata/4510

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    1. Secondo me merita, ma credo che molto del piacere della lettura dipenda dalla qualità della traduzione e dell'adattamento.

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