martedì 22 gennaio 2019

Mattéo - Il Quarto Periodo (Agosto-Settembre 1936)

E finalmente la saga raggiunge il suo culmine, la meta a cui era destinata sin dall’inizio, ovvero la Guerra Civile Spagnola. Il protagonista, pavido di professione, si trova involontariamente nel ruolo di comandante di un gruppo di anarchici che devono prendere un villaggio. Robert viene eliminato dal quadro senza tanti complimenti (forse non era troppo simpatico a Gibrat, ma è probabile che ritorni più avanti) mentre una nuova splendida figura femminile si aggiunge ad Amèlie, che dal canto suo si lascia affascinare dall’aviatore Mermoza – omaggio a Mermoz o è proprio lui? L’implacabile assenza di omofonia tipica dell’italiano ci impedisce di apprezzare fino in fondo il gioco di parole per cui inizialmente il pilota viene scambiato per una “Suor Mermoza”.
La vicenda si sviluppa come negli scorsi volumi tra ricostruzione documentatissima e cinico disincanto, mettendo sulla scena personaggi ben tratteggiati e molto affascinanti. Si sorride e ci si lascia coinvolgere, anche perché lo scrupolosissimo e maestoso disegno di Gibrat fa veramente percepire al lettore il caldo indolente dell’attesa e la frescura della notte. Ma stavolta la delusione, almeno per me, è dietro l’angolo.
Non so perché (forse era stato annunciato così al momento della sua prima uscita dieci anni or sono) io ero convinto che Mattéo fosse una quadrilogia, e che quindi questo quarto episodio fosse quello conclusivo. Nelle ultime pagine già subodoravo un finale come quello de Il Rinvio, e invece l’episodio finisce in maniera sospesa con un cliffhanger! Non ci sono dubbi: il finale della saga NON PUÒ essere questo. E di fronte a questo smacco anche qualche piccolissima defaillance vista qualche pagina prima mi è sembrata un difetto. In questo episodio i balloon sono scontornati, ostentando così la loro matrice digitale che mal si sposa con gli splendidi acquerelli di Gibrat. Il quale, nei campi lunghi, si dimentica di colorare la tracolla dei fucili, che risulta trasparente. A pagina 8 è poi evidente che si è dimenticato di disegnare i fazzoletti rossi al collo dei passanti della seconda vignetta, e il tentativo di riparare realizzandoli direttamente col colore non ha sortito un bell’effetto. Anche Alessandro ci mette un pochino del suo, scentrando il lettering di un balloon (può capitare) e soprattutto confondendo in un dialogo il 1914 con il 1944. Sciocchezzuole, ma alla luce del finale incompleto risultano anche queste un po’ fastidiose.
Restano gli splendidi acquerelli di Gibrat, la sua prosa tragicamente divertente (qualcosa potrebbe essersi fisiologicamente perso nella traduzione, come alcuni giochi di parole) e molte sequenze memorabili. Ma purtroppo anche la certezza che probabilmente mancano ancora un bel po’ di anni alla conclusione della saga.

4 commenti:

  1. Sì, è confermata essere in cinque episodi - da parecchio tempo, aggiungo.

    Tra l'altro, Gibrat ha annunciato che dopo la conclusione riprenderà le vicende de Il rinvio e de Il volo del corvo.

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    1. Quindi saranno cinque volumi in tutto? Bene. Questo quarto episodio ha tutta l'aria di essere stato progettato per essere molto più lungo e per questo lo ha diviso in due, o così mi è sembrato.
      Un seguito a Il Rinvio e Il Volo del Corvo?! Ma se sono storie concluse perfettamente! Magari farà un prequel o salterà fuori un'altra cugina...

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    2. Questa è L'intervista in cui si parla del progetto. Ovviamente è in francese, ma mi pare si capisca

      https://www.ligneclaire.info/gibrat-59127.html/amp

      DOMANDA D’autres projets en tête ?

      RISPOSTA J’arrive à un âge où il faut prévoir. Après Mattéo je terminerai le cycle du Vol du Corbeau et du Sursis. L’idée je l’ai. Je peux vous la dire. On va retrouver François, Jeanne et Cécile en Indochine. Les petits délinquants de l’époque comme François quand il revient à Paris libéré il a toujours des comptes avec la justice. Donc on lui dit c’est la prison ou l’Indochine dans l’armée. Le naturel va reprendre le dessus, ça va lui sauver la vie mais je n’en dis pas plus. Un peu Saigon mais surtout le Tonkin, la frontière de Chine. Du coup je vais resserrer l’histoire. Mais avant je pense éventuellement aller faire un tour pour un festival aux Albères l’année prochaine dont je signerai peut-être l’affiche.

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    3. Sì, insomma, più uno spin off, giustamente. Mi ricorda un po' la piega presa da Tramp, visto che anche lì la trama principale era stata chiusa. Grazie della dritta.

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