Beh, il Daredevil di Mark Waid mi era piaciuto molto e da quel poco che ho visto di Barry Kitson mi sembrava disegnasse in maniera piacevole ed elegante: perché non dare una chance a questo loro lavoro comune?
La premessa è che nel XXXI secolo l’universo è pacificato e i minorenni sono controllati da un sistema virtuale di monitoraggio. La Legione dei Supereroi, se ho ben capito, è una formazione mutevole men che secondaria dell’universo DC e si oppone a questo stato di cose intuendo la necessità di intraprendere un approccio proattivo nei confronti delle minacce latenti costituite da quei sistemi che non fanno parte della coalizione dei Pianeti Uniti, o che minacciano di abbandonare questa ONU cosmica. Ed è qui che intervengono le miriadi di giovani idealisti che costituiscono la Legione, tra il sospetto (se non il disprezzo) della maggior parte degli altri abitanti del cosmo più vecchi che non capiscono i modi di questi giovinastri. Teddy Bob di Pier Carpi ma con tute sbriluccicanti.
A differenza della maggior parte degli altri fumetti di supereroi contemporanei pensati per la futura raccolta in trading paperback, queste storie (che esordirono a cavallo tra 2004 e 2005) sono sì tese verso un traguardo preciso ma offrono una trama abbastanza soddisfacente e conclusa in ogni singolo episodio, in equilibrio tra scontri contro minacce più o meno occasionali e sequenze da soap-opera. C’è la minaccia incombente di una guerra galattica ma si manifesterà solo alla fine del dodicesimo numero (su 13), e circa a metà strada farà la sua comparsa il villain dietro alle macchinazioni complessive. Un personaggio originale, tra l’altro, ad averlo conosciuto prima avrei ridimensionato una storia degli X-Men che evidentemente non era poi cosìoriginale.
Scrivere questo tipo di fumetto non deve essere facile. Ci sono una pletora di personaggi da mettere a turno sotto i riflettori e molti cadono fisiologicamente nell’anonimato oppure sono caratterizzati ricorrendo a stereotipi: Brainiac è il Dottor Spock della situazione, Cosmic Boy il leader carismatico, Ultra Boy la testa calda, Projectra la rampolla viziata… Anche come superpoteri i margini sono ristretti e alla fine ciò che caratterizza di più i Legionari sono i loro anelli che permettono il volo, il contatto telepatico e l’esclusione dal sistema di monitoraggio dei minorenni. Per allentare un po’ le catene di questi vincoli ogni tanto qualche back-up feature approfondisce la storia dei singoli personaggi oppure fa vedere alcune sequenze da un’altra prospettiva – da notare che oltre a un giovane Dale Eaglesham e un tal Scott Iwahashi che evidentemente ammira Eduardo Risso anche Dave Gibbons ha prestato le sue matite a queste appendici, in un paio di occasioni disegnate da Ken Lashley (chine di Greg Parkin e Paul Neary). Anche Waid in quei casi è stato sostituito da Stuart Moore.
La foliazione della serie era comunque più generosa della ventina canonica di pagine di un comic book e Mark Waid ha saputo infilarci un po’ di tutto creando suspense ma anche facendo sorridere. Poi neanche lui ha potuto fare miracoli col materiale di partenza e quindi alla fine tutto si risolve con una caterva di mazzate.
Barry Kitson è veramente molto piacevole da leggere e ammirare. Il suo stile grazioso e pulito può sembrare un po’ lezioso ma in realtà è perfettamente funzionale a raccontare queste storie in cui c’è sempre un po’ di dinamismo. E la bellezza del suo tratto rende meno traumatiche le immagini di un corpo squartato per un teletrasporto che non funziona o una spalla fatta esplodere da un personaggio che si ingrandito nel corpo di un altro. Ho notato un suo particolare pregio: inizialmente i volti dei suoi personaggi sembrano tutti uguali, e li si distingue per le tute o le capigliature. Ma una volta fatto l’occhio al suo stile ci si accorge dei molti raffinati espedienti che Kitson ha discretamente messo in atto per personalizzare i vari protagonisti.
Come dicevo il comic book della Legione era abbastanza corposo e forse Kitson non è il più rapido dei disegnatori, quindi già sul numero 4 viene sostituito (ottimamente) da Leonard Kirk e poi gli daranno man forte (o lo sostituiranno temporaneamente) Kevin Sharpe (con chine di Prentis Rollins) e Georges Jeanty.
Ovviamente un segno così pulito come il suo, quasi una Linea Chiara, finisce per rendere manifeste quelle pochissime sviste anatomiche in cui gli è capitato di incappare: un volto un po’ troppo allungato verso destra, un profilo non bellissimo come il volto dell’eroina presentata fino a quel momento, degli occhi non a bolla ma, dannazione, avercene di disegnatori come lui. E poi come mi insegnano i cultori dei comic book gli inchiostratori servono anche a questo: a prendersi le colpe del lavoro finito. Ma oltre a Mick Gray, James Pascoe, Drew Geraci e soprattutto Art Thibert, Kitson si è anche inchiostrato da solo!
Ma parlano come Teddy Bob?
RispondiEliminaun po' di slang c'è. Non so se Waid afferisca alla stessa loggia del Carpi.
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