Sono anni che ho smesso di apprezzare XIII, anzi ormai lo trovo ridicolo. Almeno dalle ultime cose che ho letto visto che ho saltato un bel po’ di volumi. Il passaggio del testimone a Yves Sente ha confermato i limiti di una serie popolare calata in un contesto realistico, che per forza di cose non può più essere realistica dopo quarant’anni in cui il tempo nel mondo reale è trascorso in maniera più veloce rispetto a quello della fiction. Tocca inventarsi retcon, il nemico principale è stato sconfitto quindi bisogna tirar fuori un altro nemico più potente del precedente e poi un arcinemico ancora più potente di quest’ultimo, ecc. Praticamente è diventata una serie di supereroi. E non mi entusiasma l’idea che il bravo Jigounov sia stato costretto a piegare il suo stile a quello di Vance. Non che per me fosse proprio una vedette, ma su XIII risulta spersonalizzato mentre Alpha, orfano di lui, ha dovuto arrabattarsi con disegnatori volenterosi ma un po’ meno bravi.
Va detto che questa macchina per fare soldi ha anche generato delle buone cose, come certi gioiellini dello spin-off XIII Mystery oppure il volume “conclusivo” disegnato da Giraud, e a ben vedere i risultati del premere l’acceleratore sullo sfruttamento commerciale più spinto e scriteriato già c’erano nella gestione Van Hamme, anche prima di scoprire che XIII altro non è che un plagio della saga del Jason Bourne di Ludlum, che prima dei film pochi conoscevano (saranno vere le voci di un accordo extragiudiziario per regolare la situazione?). D’altro canto nell’introduzione a questo volume Jean Van Hamme paragona la sua creatura a un buon formaggio per l’editore, e non credo che un belga citi certe cose alla leggera.
La serie si sarebbe potuta concludere benissimo col quinto volume, giusto? La trama portante era risolta anche se venivano lasciati dei punti in sospeso per un eventuale seguito. Poi a causa del successo Van Hamme ha dovuto allungare il brodo in maniera sconsiderata. E ci ha messo dentro di tutto: mafiosi da operetta, un Sud America da operetta, guerriglieri irlandesi da operetta. Mancano solo gli alieni e i vampiri, ma non escludo che prima o poi arrivino anche quelli (se non lo hanno già fatto).
Finita la requisitoria, veniamo a questo volume speciale che vede il ritorno di Van Hamme ai testi (dopo che aveva già scritto almeno un altro XIII Mystery, mi pare) confezionando delle storie brevi su personaggi minori della saga, a volte talmente minori da esserseli dovuti andare a cercare col lanternino. Il primo a criticare questa operazione è il suo stesso autore. Van Hamme avrebbe infatti voluto che i fumetti fossero separati da una pagina introduttiva che presentasse il singolo personaggio sotto i riflettori e nominasse il relativo disegnatore, invece Dargaud li ha pubblicati tutti di seguito senza alcuno stacco e ciò potrebbe far pensare al lettore che si tratta di un’unica storia dal ritmo quantomeno sincopato visto che una vicenda finisce senza preavviso per fare spazio a quella dopo. Raccapezzarsi tra le varie citazioni non è stato facilissimo per me, e chissà quanti particolari mi sono perso.
Si inizia con una fulminante strizzatina d’occhio a una celebre saga mafiosa letteraria e poi cinematografica mettendo in scena un’intervista a Frank Giordino. Iouri Jigounov ai disegni dimostra la sua bravura e un po’ della vecchia personalità. Un po’ beffardo, questo antipasto, se pensiamo al corto circuito tra la serie di XIII e i libri di Ludlum.
Un po’ più lunga (cinque pagine invece di tre) è la vicenda della moglie di Sheridan, il presidente assassinato che diede avvio alla saga, che scopro essere parte del complotto. O forse no? Poco godibile a chi come me non si ricorda i dettagli della saga. Il tratto di Joel Callède è marcato e deciso ma i risultati sono efficaci.
Finalmente arrivano 14 tavole ben più dense e godibili: viene sviluppato il periodo sudamericano di XIII e anche svelata l’origine del suo soprannome “El Cascador” (che ammetto essere anche il titolo del volume, il decimo, che comprai in Francia quando ancora riponevo speranze nella serie). Ottimi i disegni di Philippe Xavier, anche se non so quanto rispondenti al suo vero stile e quanto frutto di “suggerimenti” editoriali per avvicinarsi al canone vanciano.
Il bravo Alain Henriet illustra poi la vicenda di una barista (o quello che era) intravista nel terzo volume della serie: più che altro un’occasione per offrire agli amanti della saga la possibilità di cogliere i molteplici rimandi ad altri personaggi – o così ho capito.
Segue la versione a fumetti di un racconto in prosa risalente al 2004 che dà il titolo al volume, e che si svolge temporalmente tra i volumi 16 e 17 della serie, quando ormai stava discendendo da tempo la china che ho ricordato sopra: 15 pagine appassionanti disegnate da Gontran Touissant con uno stile abbastanza originale, forse non adattissimo alla bisogna anche se pure lui ha dovuto seguire delle “istruzioni” su come disegnare i volti.
Ultimo fumetto, un’altra breve pennellata (cinque tavole) su un personaggio alquanto satellitare, o che almeno io non ricordavo, caratterizzata anche da un espediente che potrebbe essere una mise-en-abîme per ridimensionare tutto il volume. I disegni di Mikaël sono un po’ stilizzati e quelli che mi hanno convinto di meno.
In appendice sono pubblicate delle tavole-omaggio realizzate da fior fiori di disegnatori: Dominique Bertail, François Boucq, Olivier Grenson, Richard Guérineau, Éric Henninot, Jordi Lafebre, Enrico Marini, Corentin Rouge, Olivier TaDuc e Colin Wilson. Siccome non si tratta di semplici pin-up ma di vere storie brevi, gli sceneggiatori Pécau e Alcante hanno prestato il loro supporto ad alcuni artisti. Van Hamme ha trovato da ridire anche su alcuni dettagli di queste “one-pager”.
Il volume sarà sicuramente una gioia per gli esperti di XIII, che potranno divertirsi a scovare citazioni e trovare eventuali errori di continuity. Chi non è in grado di coglierne tutte le sfumature si godrà comunque l’eccellente apparato grafico (i disegnatori che non si sono colorati da soli hanno avuto il supporto dell’onnipresente Bruno Tatti) e in futuro potrà forse consolarsi altrimenti: le rimostranze di Van Hamme con l’editore dovrebbero portare all’uscita di una ristampa corretta secondo le sue indicazioni, quindi questo volume potrebbe diventare un pezzo da collezione. Ma con le tirature altissime che sicuramente ha avuto campa cavallo!
XIII da Golgo 13? mm. Una idea per una serie che non derivi direttamente da Ludlum come quella di Van Hamme: il nemico ha un'arma che cancella la memoria di tutta la intelligence meno quella dell'agente Friday Gorgo che si trovava in missione a caccia di vampiri alieni al centro del pianeta. La arma smemorina è la solita AI senziente che decide di fare di testa sua e cancella i ricordi anche di chi ha premuto il fatal bottone. FG è l'unico sul pianeta a ricordare cose come safehouses, assets in luogo di snipers e missioni impossibili. Finirà come un umarell? Tenterà di riportare il mondo a tempi + insicuri? Ciao ciao
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