giovedì 17 maggio 2018

American Gods 1: Le Ombre

Questo fumetto potrebbe essere preso a paradigma di come non si dovrebbe trasporre la letteratura in letteratura disegnata, se non fosse che sicuramente lo stesso Gaiman, autore del romanzo da cui è tratto, avrà contribuito o perlomeno avallato questa versione.
In Le Ombre c’è una nettissima predominanza di didascalie che probabilmente sono prese di peso dalla fonte originale, e i dialoghi compaiono quasi solo quando erano previsti nel testo di partenza. Questa, almeno, è l’impressione che ho avuto io, che non ho letto il romanzo.
Il risultato porta così a un tempo di lettura molto lungo (cosa che è comunque gratificante, tanto più nell’asfittico mercato statunitense) ma anche a un freddo distacco tra il lettore e i personaggi, che sembrano recitare una parte piuttosto che “viverla”. C’è comunque un certo margine di libertà per l’utilizzo di alcuni espedienti propri del linguaggio del fumetto (la resa del passaggio del tempo con vignette molto simili, l’architettura creativa delle tavole) che non bastano però a modificare l’impressione generale.
La storia si sviluppa inoltre molto lentamente, con Shadow uscito di galera che viene ingaggiato come guardaspalle dal misterioso Wednesday in previsione di una prossima “tempesta” che sconvolgerà il piano della realtà in cui risiede. Volendo adattare fedelmente un romanzo che in quanto tale ha i suoi tempi specifici e può permettersi tutte le divagazioni che vuole, il fumetto comincia a ingranare appena dal sesto dei nove episodi che lo compongono, quando si ha la conferma di cosa sono (o erano) veramente Wednesday e i suoi bizzarri amici.
Le varie storie brevi che costellano la trama portante avranno sicuramente un loro peso nel quadro complessivo che avremo alla fine di tutta l’operazione, e in effetti già in questo primo volume si colgono alcuni collegamenti, ma per il momento danno più l’impressione di una zavorra non indispensabile, e si arriva al “finale” con più domande che risposte mentre nell’ultima pagina occhieggia l’annuncio del prossimo volume che immagino a sua volta non esaurirà ancora tutta la vicenda.
American Gods è stato trasposto a fumetti, con la benedizione dello stesso Gaiman, da Paul Craig Russell che ha curato sceneggiatura e layout delle tavole poi materialmente realizzate da Scott Hampton. L’inserimento di immagini fotografiche appena dissimulate a volte tende a essere un po’ invasivo. La presenza di storie-satellite ha portato alla partecipazione di altri disegnatori: Walter Simonson, Colleen Doran, Glenn Fabry (aiutato da Adam Brown) e lo stesso Craig Russell che disegna in prima persona una storia breve. Altri artisti hanno fornito il loro supporto a vario titolo: David Mack figura come responsabile del “layout degli interni” (più che altro, mi sembra che abbia disegnato e dipinto molte variant cover) e le copertine originali di Fabry diventano le intestazioni dei singoli capitoli. Curioso che il colorista (ammesso che sia solo uno) non venga indicato, forse è Lovern Kindzierski o forse lo stesso Hampton. Graficamente American Gods si situa tra il molto buono e l’eccellente (particolarmente apprezzabili i contributi della Doran e di Fabry), e ho gradito persino lo spigoloso Simonson.
In appendice a questa edizione Oscar Ink, immagino come nel volume originale, c’è una pletora di variant cover, tavole in bianco e nero e schizzi preparatori. Forse per arginare il dramma dei lettori fotosensibili che a loro dire rimangono accecati dai riflessi di luce artificiale sulla carta patinata, la Mondadori ha stampato American Gods su una uso mano opaca.

27 commenti:

  1. Nemmeno io ho letto il romanzo, ma conoscenzo Scott Hampton e ho sfogliato il volume a scrocco in rete ed in libreria e ti confesso che avrei tanto preferito fosse stato disegnato in stile Eumenidi da Marc Hempel. De gustibus. Anche io non amo i comics in cui si percepisce la traduzione da altro medium con didas ripiene di estratti - non amo nemmeno la voice over invasiva di tanti film e ho letto che tale espediente ha nuociuto al Lord Jim del 1965 - però preferisco i comics di rapida lettura e spero prima o poi di leggere una riduzione di Sandman , per esempio, in stile Keibol Black. Alzarsi dal tavolo non sazi e con la sensazione che il meglio debba ancora arrivare.

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  2. Sto diventando un vecchietto brontolone. Spero qualcuno mi disegni come i personaggi di Lunari o i due tizi del loggione del Muppet Show che ridevano sguaitamente. Di Gaiman apprezzo Sandman. Ho regalato 1602. Non ho letto gli Eterni disegnati da JRjr. Hampton ha stile e talento e me lo ricordo in storie di Bats e riduzioni di racconti di Clive Barker, riconoscibilissimo come chi ha stile e talento, ma non è uno storyteller o meglio non racconta quanto chiedo ad un fumetto. Questo pensavo di Scott all'inizio degli anni novanta e ora che sono sicuramente inacidito continuo a pensarla così. Se non ricordo male ha disegnato anche un numero di GEN13 Unplugged su testi di James Robinson con uno stile + grafico che ricorda quello del fratello Bo.

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    1. Neanch'io ho letto gli Eterni ma ipotizzo che ci saranno senz'altro dei morti che tornano per rompere le balle e catechizzare i vivi...

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  3. Il romanzo, se piace il tema (divinità) te lo consiglio. A mio parere è il più ispirato di Gaiman, quello dove fa meno la star e si concentra davvero sulla storia e sulla scrittura. A me è piaciuto davvero moltissimo!
    Almeno quanto mi è rimasta indifferente la serie televisiva, che del romanzo originale ha tenuto davvero poca roba...
    Salutoni!

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    1. Il romanzo me lo fece venire a nausea un fan sfegatato di Gaiman che me ne raccontò estasiato i dettagli. Leggeva solo comics e provai a educarlo a historietas e BeDe, ma fu tempo sprecato.
      Di Gaiman - insieme a Terry Pratchett - ho invece letto recentemente Good Omens, tradotto in Italia come "Buona Apocalisse a tutti" o una roba così: fenomenale! :D

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    2. Per quel pochissimo che ne ho letto, Gaiman è un autore discontinuo.
      Sandman era per molti versi un capolavoro, 1602 una grande, lussuosa pacchianata.
      Se non ricordo male scrisse anche un episodio della preistorica serie Babylon 5 che era quanto di più stupido e pretestuoso abbia mai visto in tivvù...

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    3. Per me Sandman era alquanto pretenzioso, Gaiman ha fatto molto di meglio nelle storie brevi per altre serie come Hellblazer. Lì vedi la genialità di un autore, oltre che il suo mestiere.
      1602 mi è piaciuto abbastanza, l'ho trovato divertente, se non sbaglio nacque dalla necessità di Gaiman di monetizzare il più possibile per sovvenzionare la causa contro McFarlane per i diritti di Angela o di Miracleman, così come Gli Eterni, che avendo i disegni terrificanti di Romita Jr. non ho nemmeno preso in considerazione di leggere.

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    4. La miniserie di Angela disegnata da Capullo è scritta da Gaiman non era male. Confesso di averla preferita a buona parte delle storie della ongoing di Spawn negli anni novanta anche se non era divertente come quella di Violator scritta da Moore e disegnata da Bart Sears e Greg Capullo. Di Sandman consiglio almeno la lettura di qualche singolo episodio come Calliope o la Notte di Mille Gatti anche se immagino che il tratto di Kelley Jones sia una bella sfida per chi ama Jonas Fink.
      Per il suddetto ipotetico lettore cresciuto con il tratto chirurgico e dettagliato di Giardino immagino sia fatica erculea affrontare la famosa quest dei primi episodi di Morfeo ( culminata nel celebre episodio all'inferno ) disegnata da Sam Kieth ed inchiostrata da Mike Dringeberg ( che subentrerà al papà di The Maxx con il suo tratto alla Sienkiewicz ).

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    5. @J_D_La_Rue_67
      Beh,1602 non vuol essere altro che una pacchianata! Lo stesso Gaiman ha detto di averla concepita come una miniserie "da leggere sotto l'ombrellone" ;)

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    6. Storia leggera, ma molto piacevole. "Pacchiano" mi sembra eccessivo, dai...

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    7. Non solo "mi" attacchi Sandman, ma cerchi pure di difendere 1601! Ti stai scavando una fossa nella mia scala di apprezzamento, Luca :D








      [si scherza!]









      [forse no...]

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    8. Sul serio 1602 gode di così bassa considerazione? Non l'avrei mai detto.

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    9. Personalmente sì, anche se ovviamente non so cosa ne pensa il resto del mondo :D

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  4. Di Hellblazer ricordo l'episodio Hold Me disegnato da Dave McKean. Effettivamente una bella storia. Constantine anche più simpatico del solito nell'accettare di buon grado di abbracciare il fantasma puzzolente di un clochard per permettergli di lasciare le miserie in cui era vissuto e morto. Brr.

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    1. "Il tassista che beccai l'altro giorno mi disse che le belle donne sono come le farfalle e col freddo vanno in letargo. Doveva essere un poeta.
      Questo, invece, sembra un attivista del national front..."

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  5. Infatti JC scende dal taxi anzitempo.

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    1. "E il mio orgoglio maschile si sente come se ci aveste pisciato sopra. Potevate CHIEDERLO, dannazione."

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  6. Sarei molto meno impressionato se non sapessi che stai riportando il contenuto di balloons e didas a memoria. Bravo. Io ricordo senza dover consultare il fumetto solo le nuvolette de Il respiro e il sogno, ma comincio a zoppicare quando cerco di riprodurre quelle di Infierno di Faraci/Ziche.

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    1. Cazzo, Graziano, ecco: questi sono i bei commenti che voglio da te!
      Applausi a scena aperta.

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  7. Scoprire che il buon Luca Lorenzon non apprezza Sandman è un colpo al cuore!
    La mia frequenza su queste pagine ne risentirà, dopo questa rivelazione.

    :D

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    1. Lo sputtanai pubblicamente anche su un catalogo dei primi SciencePlusFiction di Trieste, sottolineando come fossero migliori certe sue storie brevi come quella ricordata da Crepascolo.
      Parlandoci per interposta persona Gaiman mi diede ragione, ma va a sapere se intendeva proprio quello.

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  8. Comunque la carta opaca la Mondadori la sta utilizzando per TUTTI i volumi di questa nuova linea "Ink".
    In certi casi esalta i lavori (come per lo stupendo Il castello delle stelle, dove rende ancor più evanescenti i già tenui acquerelli di Alex Alice), in altri non è davvero il massimo, soprattutto nel caso di comic book come questo o quello di Brubaker, che hanno bisogno di pagine più brillanti.

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    1. Anche quello di Palumbo era stampato su uso mano? Adesso non ricordo, ma mi pare di sì (e si sposava abbastanza bene con l'effetto acquarellato dei colori).

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