giovedì 10 novembre 2016

Hal Starr

La meritevole casa editrice Allagalla ha da un po’ accantonato il recupero di fumetti argentini in favore di proposte che immagino più appetibili per il grosso pubblico, come alcuni classici de Il Giornalino e lavori bonelliani di Claudio Nizzi. Ben venga, ovviamente, se serve a far cassa ma spero sempre che tornino a pubblicare qualcosa di Trillo e compagnia. Qualche chicca salta comunque fuori, come nel caso di questo Hal Starr.
Realizzato sul finire degli anni ’80 a partire da un progetto di dieci anni prima, il fumetto racconta di un astronauta naufragato su Marte. Nelle prime tavole si avverte il lodevole tentativo di fornire al lettore un certo realismo (o almeno una sua parvenza) tramite spiegazioni tecniche, soluzioni plausibili e senza l’intervento di nulla di fantascientifico. Ma dalla nona tavola la trama subisce una brusca virata, con il ritrovamento di un’astronave senziente aliena e il successivo imbarco di Hal Starr verso un pianeta sconosciuto – l’astronave imprigionata per millenni è rimasta stizzita nel vedere che la “sua” Terra non corrisponde a quella contemporanea del protagonista e si lancia nell’iperspazio. Da Sopravvissuto di Ridley Scott passeremmo quindi a Mission to Mars di De Palma, ma in realtà questo è solo l’inizio.
Hal farà infatti la conoscenza di Trell, un alieno intrallazzone che sul pianeta Thyton sfrutterà il protagonista per le sue trame, arrivando a vendere l’astronave senziente a un collezionista!
La storia è veramente simpatica e avvincente e Sydney Jordan ha saputo come suo solito dare vita a una bella fauna di caratteristi spennellando il tutto con un gradevole sense of humour. La struttura delle tavole (originariamente previste per la pubblicazione di una alla settimana se ho ben capito) rende il ritmo un po’ sincopato perché all’inizio di ogni tavola spesso veniva riassunto quello che era successo in quella precedente, arrivando anche a rinarrare alcune scene. Ma ci si fa presto l’abitudine e la narrazione scorre veloce e piacevole, soprattutto nella seconda parte del volume. Sulla qualità dei disegni c’è poco da dire: è Sydney Jordan. I colori (e anche la copertina) sono stati realizzati da John Ridgway, di cui ricordo qualche episodio di Hellblazer e Invisibles. Apparentemente sono la parte meno riuscita dell’operazione visto che la computer grafica all’epoca della colorazione era ancora rudimentale e il risultato è decisamente pacchiano per gli standard di oggi (oltre al fatto che gli elementi fotografici inseriti nelle tavole stonano un po’) ma tutto sommato restituisce un certo gusto psichedelico che ben si adatta al tono della storia.
In appendice un articolo di approfondimento su Sydney Jordan e la sua opera a cura di Danilo Chiomento e il fumetto con la prima apparizione (datata 1953) di Hal Starr, ancora rozza nel disegno ma nei cui ingenui testi si può già intravedere la genialità dell’autore che avrebbe portato alla creazione di Jeff Hawke.

2 commenti:

  1. Ma 15 euro per 48 pagine è un prezzo accettabile?
    Lo chiedo perché non me ne intendo proprio dei prezzi correnti.
    Francamente (se non costasse uno sproposito in cambio e spedizione), preferirei recuperare i numeri di "Spaceship Away" dove Hal Starr apparve una decina di anni fa.

    http://spaceshipaway.org.uk/summaries/issue-9.htm

    Bella rivista da 40 pagine. Vedo che sul n. 9 c'è anche la trasposizione in fumetto del serial radiofonico BBC "Journey into Space" disegnata da Tacconi. Curioso.

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    1. In realtà sono 64 pagine: 48 di fumetto titolare + un sedicesimo con redazionale e fumetto "classico" in bianco e nero.
      Ormai sono i prezzi che fanno tutti, già da anni (il formato è grande, non il castrante 17x24) e almeno Allagalla stampa e cura bene i suoi albi. Quelli che ho visto io, almeno.

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