Piuttosto impegnativo questo
nuovo lavoro di Warren Ellis. Il concetto di base, la creazione di una forma di
intelligenza artificiale che può controllare la realtà, viene rivelato solo
verso la fine e la storia è punteggiata da flashback,
trame parallele e salti temporali che la intorbidano non poco. Fino al secondo
capitolo ho lottato contro la tentazione di lasciar perdere.
Injection narra di una squadra speciale agli ordini dell’FPI con lo
scopo di trovare un sistema per sbloccare il momento di stagnazione che sta
vivendo l’evoluzione tecnologica umana e spingerla verso nuove conquiste.
L’elemento più preminente, un mago che rifiuta di esserlo, se ne viene fuori
con l’idea di creare questa “injection” che però una volta presa vita simulerà
un’invasione da parte di creature del folklore britannico. Sarà funzionale a
risolvere la situazione la dottoressa Maria Kilbride a capo del progetto (che
prima è in un manicomio, poi lavora per l’FPI, poi torna in manicomio, poi pare
che ricostituisca il gruppo, poi boh).
L’idea di partenza si era già
intravista in altri lavori di Ellis e inevitabilmente certi personaggi me ne
hanno ricordato altri (Robin è un po’ Gravel, un infallibile detective di
colore c’era già in Global Frequency,
la protagonista è una pazzoide simile a quello di Supergod) comunque la storia si legge con piacere e lo
sceneggiatore inanella ogni tanto qualcuna delle sue battute memorabili.
I disegni di Declan Shalvey sono
assai scarni e per nulla entusiasmanti, anche se nei comic book si vede molto
di peggio. Una colorazione poco attenta o proprio sciatta da parte di Jordie
Bellaire (gli interni di casa Roth sono uniformemente ocra) non aiuta a far
apprezzare la parte grafica.
Almeno Injection ha il vantaggio che, per quanto si tratti di una serie ongoing, con questo primo volume si
conclude il primo round e il relativo arco narrativo. Ma di sicuro non rientra
nelle dieci migliori opere realizzate da Ellis. E nemmeno nelle prime venti.
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