giovedì 27 novembre 2025

Daredevil: Un Giorno freddo all'Inferno


Praticamente The Dark Knight Returns con Devil al posto di Batman. In un prossimo futuro i superpoteri di Matt Murdock sono ridotti al lumicino mentre negli States (o nel mondo intero?) è infuriata una guerra i cui effetti si propagano ancora in una decadente New York. Adesso Matt gestisce un rifugio per bisognosi e l’esposizione a qualche agente radioattivo rilasciato da una bomba riattiva i suoi poteri, per quanto l’età avanzata gli permetta. Il tempo di incontrare un redivivo Capitan America e farsi affidare da lui una ragazza e la storia comincia, mettendo in scena un misterioso villain che tiene prigioniero ciò che resta del Punitore e sembra collezionare memorabilia dei vecchi supereroi.

In sostanza la trama verte sul recupero della ragazzina (che ha dimostrato di possedere grandi poteri) dalle grinfie della banda del cattivo, che oltretutto ha rubato un carico di materiale di un progetto governativo per creare supersoldati. La storia è molto lineare e poco originale e non basta il delirante discorso finale forse un po’ metanarrativo di Bullseye (eh, sì, il cattivo è lui…) a nobilitare il tutto. Che poi il suo piano era di un’idiozia totale: perché usare il materiale dell’esercito per fabbricarci bombe quando avrebbe potuto impiegarlo per potenziare se stesso e i suoi sgherri? Sì, c’è il colpo di scena per cui alla fine le bombe esplodono lo stesso, ma è solo l’occasione per Charles Soule di scriversi addosso. Forse i due autori volevano suscitare un po’ d’interesse con l’esibizione di una certa dose di violenza e/o mostrando i supereroi vecchi e deboli. Tutto già fatto, tutto già visto. Mi sparerei in un ginocchio piuttosto che ammetterlo, ma a confronto con questo suo pallido omaggio Il Ritorno del Cavaliere Oscuro ha una profondità e una complessità e una raffinatezza stratosferiche.

Anche Steve McNiven mi pare faccia un po’ il verso a Frank Miller, riempiendo le tavole di vignette o al contrario ficcandoci delle splash page che vorrebbero essere emblematiche. Forse mi confondo, ma credo che abbia fatto anche qualche citazione diretta (un primo piano di Elektra pare provenire da Ronin) ma la smania di omaggiare Miller si traduce anche in una stilizzazione del suo tratto. Il risultato non è proprio dei migliori: ricordavo McNiven come un po’ leccatino, per così dire, e forse anche per questo dotato di una certa eleganza. Qui invece il tratto non è molto modulato mentre l’inchiostrazione è molto pesante e monocorde. Anche i colori mi sembrano fatti con la stessa filosofia, cioè sulla falsariga di quelli di Lynn Varley; anche Dean White che subentra alla tavolozza dal secondo capitolo segue questo andazzo.

Penso che Un Giorno freddo all’Inferno sia godibile solo dai fan più duri e puri del protagonista o dell’universo Marvel in generale. E pure loro potrebbero avere delle perplessità.

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