sabato 8 novembre 2025

Gli antieroi dell'editore Bonelli: Mister No, Ken Parker, Dylan Dog

Questo volume spillato di 76 pagine venne tirato in 400 copie nel 1995 dal Comune di Certaldo in occasione di una mostra dedicata a Dylan Dog a sua volta collaterale a un corso di avvicinamento al fumetto. Raccoglie tre brevi saggi che analizzano ognuno un personaggio diverso della scuderia Bonelli che per un motivo o per l’altro può fregiarsi del titolo di “antieroe”. L’introduzione è firmata nientemeno che da Gianni Brunoro e più che una semplice introduzione è un excursus tra il fumetto non solo bonelliano, contaminato forse da quell’urgenza che si avvertiva all’epoca di conciliare fumetto popolare e d’Autore (conciliazione impossibile perché l’incompatibilità tra i due è un falso storico).

L’approccio di Graziano Galletti a Mister No consiste nel prendere per mano il lettore e fargli ripercorrere alcune delle tappe più importanti, tra cui non ne mancano di divertenti, della carriera di carta del personaggio. Una scrupolosa attenzione è posta nell’evidenziare le influenze delle esperienze del creatore Guido Nolitta/Sergio Bonelli sulle storie della sua creatura, ma vengono approfonditi anche i contributi che altri sceneggiatori (e disegnatori) porteranno col loro vissuto e la loro personalità alla serie. In questa parte le vignette estrapolate dal fumetto non sono solo un semplice accompagnamento ma hanno un ruolo esemplificativo di quanto scritto. La stampa però non è granché, ma si era nel 1995.

Carlo Altini approfitta di Ken Parker per parlare di tutt’altro: cinema, antropologia, il vero West, ecc. Si tratta di un intervento interessante ma non si focalizza troppo sul personaggio se non per sottolinearne l’adesione alle idee socialiste. Lo fa a ragion veduta, certo, ma a tratti sembra affibbiare a Ken Parker l’immagine di propagandista che in fondo non mi pare sia mai stato.

Mauro Bruni affronta Dylan Dog con ironia, anche immaginando (o svelando?) un gustoso retroscena sulla sua ideazione. L’analisi delle prime pagine de L’Alba dei Morti Viventi mette in luce quanto la creazione di Sclavi si discostasse dalla grammatica consolidata della casa editrice, cosa di cui all’epoca non avevo parametri per poter fare confronti. Ciò detto, Sclavi sarà stato ancora «giovane» ma non certo «sconosciuto» avendo scritto per Mister No, Zagor e soprattutto dopo la lunga carriera a Il Corriere dei Ragazzi. Segue poi un approfondimento sul rapporto di Dylan Dog con le donne e, in cauda venenum, Bruni non risparmia delle critiche a quegli slanci polemici di Sclavi che finirono in prediche velleitarie, in primis in merito alla censura.

A chiudere il volume un’eccezionale bibliografia curata da Luca Brunori.

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