Cambio di rotta nella collana che Lo Scarabeo dedica ai classici dell’horror: non più la riduzione a fumetti di un unico testo ma più racconti affidati a disegnatori diversi. Si comincia con La caduta della casa degli Usher che Corrado Roi disegna in maniera superba. Confesso di non ricordarmi la fonte originale e di non aver ben presenti nella memoria nemmeno le versioni che già ne diedero Battaglia e Corben, ma mi sembra che Marco Cannavò si sia preso qualche licenza anche metanarrativa, come d’altro canto mi pare avesse già fatto con efficacia.
Una discesa nel Maelström è affidata alle matite e alle chine di Francesco Biagini. A confronto con la versione che ne diedero Castelli e Caprioli sembra quasi un’altra storia: il nucleo centrale rimane invariato, ma qui risalta maggiormente la cornice a base di zombi e colpa da espiare, oltre che la personificazione mostruosa del maelström stesso. Non citavo a caso matite e chine, perché per distinguere presente e flashback Biagini ha optato per tecniche differenti di disegno (c’è anche della mezzatinta), con ottimi esiti.
Anche Berenice è molto suggestivo ma gli manca l’ironia de La sepoltura prematura e il disvelamento del mistero è lasciato un po’ all’interpretazione del lettore. Francesca Ciregia realizza delle belle tavole ma (oltre a non disegnare la protagonista sufficientemente debilitata come ho capito che dovrebbe essere) si basa molto sui contrasti chiaroscurali e quindi a differenza degli altri disegnatori con cui divide il volume non trae molto beneficio dal grande formato.
Si chiude con Il gatto nero. Pur in un contesto ributtante di violenza su donne e animali Cannavò riesce a inserire qualche tocco ironico (i gendarmi convengono col protagonista omicida che non abbia nulla da nascondere, visto che è corso fuori dal bordello nudo). Giulia Francesca Massaglia fa un lavoro eccezionale: già è difficile disegnare gli animali, ancora di più renderli espressivi come ha fatto lei, rimanendo sempre nell’alveo di uno stile iperrealista.
In appendice Claudio Dell’Orso approfondisce la storia editoriale dei cinque racconti, concentrandosi però principalmente sulle loro versioni cinematografiche e sulla sfortunata vicenda terrena di Poe (e approfittando per ricordare con un simpatico aneddoto Christopher Lee), lasciandomi quindi nel dubbio in merito alla fedeltà o meno delle riduzioni di Cannavò.
Di questo volume sarà in vendita anche una versione limitata di 99 esemplari con una copertina disegnata da Roi (quella regolare è della Massaglia) con effetto argentato.

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