lunedì 24 novembre 2025

The Brave and the Bold 2: Il Libro di Destino


Come il volume precedente anche questo non pone troppo l’accento sull’incontro tra due personaggi come la serie classica The Brave and the Bold ma segue una trama predeterminata. Si comincia con Wonder Woman e Power Girl che devono impedire al Dottor Alchemy (forse reincarnazione di tal Megistus) di ammazzare Superman dopo che si è impossessato del corpo della seconda. Proprio il termine «Megistus» è l’indizio su cui indagano i Challengers of the Unknown, a cui era stato affidato il Libro di Destino perché sono gli unici di cui non vengono narrate le gesta in quelle pagine. È l’inizio di una cavalcata tra le storie di molteplici supereroi classici e moderni della DC, lette sul Libro stesso dai Challengers. In alcuni casi ci sono più team-up per capitolo, forse reinterpretando vecchi episodi dei tempi che furono – Cavaliere Silente, chi era costui?

Questi sei episodi sono una piacevole rincorsa tra una storia e l’altra, con elementi che vengono introdotti in un capitolo per poi manifestarsi compiutamente in uno successivo. Niente di eccezionale ma piacevole da leggere se ci si approccia con lo spirito giusto, anche se forse alla fine tutto si risolve troppo in fretta – e anche qui ho avvertito la sensazione di essere un po’ tagliato fuori da certi dialoghi o situazioni non avendo una conoscenza approfondita dell’universo DC. Originali le motivazioni del cattivo di turno, anche se alla fine sembrano essere solo il preambolo dell’ennesima Crisi.

Pur rispettando un canone di scrittura abbastanza classico Mark Waid azzecca più di un dialogo brillante e qualche bel colpo di scena, ma siamo ancora distanti dalla piacevolezza postmoderna per cui lo avrei apprezzato nelle sue opere più recenti. Forse l’aspetto più godibile di questo volume sono gli splendidi disegni di George Pérez (e Jerry Ordway nei due capitoli finali), con Bob Wiacek e Scott Koblish che si alternano alle chine. Probabilmente i colori di Tom Smith non rendono pienamente giustizia ai disegni ma si era nel 2007: l’ubriacatura per le “magnifiche possibilità” offerte dalla colorazione digitale non era ancora passata del tutto.

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