giovedì 13 novembre 2025

Intervista a Constanza Rojas-Molina

Se vuoi presentarti…

Sono Constanza Rojas-Molina, in arte nota anche come “Coni”. Sono una Matematica e una fumettista, sono nata a La Serena, una piccola cittadina nella provincia del Cile. Oltre a questo mi occupo di divulgazione scientifica e ti confesso di essere onorata ma anche un po’ intimorita di essere qui a Comics&Science perché è un evento molto importante per la comunicazione scientifica riconosciuto in tutto il mondo.

La mia passione per la Matematica nasce dalla Meccanica Quantistica perché rompeva il paradigma che durava da secoli: non c’erano più orbite certe per gli atomi, ma solo probabilità. La maniera per comprendere questa realtà era la Matematica.

Quindi il tuo interesse era prima rivolto alla Matematica e solo in seguito ti sei dedicata al fumetto?

No, in realtà a me inizialmente interessava molto di più il disegno, ma la mia famiglia mi spingeva a fare altro. La Matematica come passione è venuta dopo: alla fine sono gli atomi che mi hanno affascinata, non tanto la Matematica in sé.

Una tappa fondamentale è stata nel 2007 quando andai a studiare a Parigi. Lì mi sono accorta della ricchezza enorme della Bande Dessinée e della grande considerazione di cui gode in Francia. È stato anche quello lo stimolo che mi ha fatto riprendere in mano la matita. Ho aperto il blog The Rage of the Blackboard, dove la “rabbia” è un gioco di parole con il Teorema di R.A.G.E., acronimo dei nomi dei ricercatori che lo formularono.

Non hai avuto quindi una formazione artistica propriamente detta.

In realtà nel 2014 quando ero a Monaco per uno dei miei vari Ph. D. ho frequentato anche una scuola d’arte. Facevo delle illustrazioni per le riviste di settore, ma preferivo firmarle con uno pseudonimo (“E. A. Casanova”) per evitare il rischio che non mi prendessero sul serio in ambito scientifico. Proprio quando ero in Germania ho approfondito il lavoro sullo sketchnoting, cioè prendere appunti anche grafici, una cosa molto utile per riassumere concetti e ricordarsi delle cose. Un approccio molto utile anche nella Matematica.

Penso anche per diffondere i concetti, per fare divulgazione.

Sì, come dicevo mi occupo anche di quello. Ho fatto parte del progetto “It’s a Girl’s Thing”, per l’inclusione delle donne in ambito scientifico. Ho anche fatto una serie di interviste per una rivista, solo che ho notato che non è molto facile intervistare delle ricercatrici e delle scienziate donne, almeno non tutte. Molte si schermivano dicendo che non erano un modello.

Immagino che l’attività accademica rimanga quella principale, anche per una questione economica.

C’è però il discorso che la carriera in ambito scientifico è per sua natura molto precaria, in tutto il mondo. Si entra in un meccanismo di doctorship a progetto che inevitabilmente prima o poi finiscono, quindi bisogna cercarne un’altra che a sua volta sarà a termine, in attesa di trovare un posto stabile che potrebbe arrivare anche molto più in là con gli anni o forse addirittura mai. I Matematici, ma è un discorso generale per tutti i ricercatori, devono poi viaggiare tantissimo: appena si apre la possibilità di fare un dottorato di ricerca bisogna afferrarla, indipendentemente in quale continente si trova. Visto che la situazione comune è questa ho pensato che in fondo valeva la pena di fare anche fumetti.

E hai qualche aneddoto divertente legato ai tuoi lavori? Ho amici Matematici, so che possono essere un po’ particolari.

Più che un racconto sul lavoro o i colleghi mi ricordo un episodio che ho avuto con una rivista: bisognava illustrare il paradosso del Gatto di Schrödinger, quello famoso ormai entrato a far parte della cultura popolare per cui se si ipotizza di chiudere un gatto in una scatola con un meccanismo che emette casualmente veleno il 50% delle volte, non è possibile determinare se il gatto sia vivo o morto senza aprire la scatola e quindi intervenendo nell’esperimento (così prima di farlo il gatto è in uno stato in cui è contemporaneamente vivo e morto: il Principio di Indeterminazione). Per raffigurare un esperimento del genere, per quanto puramente teorico, si sarebbe dovuto mostrare il gatto anche nel suo stato morto ma la rivista in cui passava l’articolo era letta anche da bambini e non era il caso. Ho optato per raffigurare due gatti “teorici” che sfumano uno nella parte alta e uno in quella bassa del corpo.

Dalle slide che hai mostrato all’incontro qui a Comics&Science ho notato che hai degli interessi fumettistici molto vari, non ci sono solo le biografie di scienziati: c’è un genere o un autore che ti interessa in particolare?

Mi piacciono molto i fumetti underground, perché hanno un fascino pulp e non sono affatto intimorenti. Gli autori raccontano e disegnano come vogliono loro, sono fumetti sperimentali e anche la Matematica lo è.

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