A vederne la copertina “regular” e a sfogliarla sommariamente sarebbe potuta sembrare la definitiva capitolazione all’invasione dei manga. Non è così. La vecchia Fumo di China è cambiata, il formato è grande ma non è più quello extralarge con cui risaltare prepotente nelle edicole: nelle edicole forse non ci arriverà più, ma verrà sicuramente distribuita in fumetteria e soprattutto negli eventi legati al fumetto (e limitrofi?) per cui fornirà materiale di approfondimento e fungerà da catalogo per eventi e partner. Anche la foliazione è cambiata, quadruplicando la quarantina di pagine che ha caratterizzato l’ultima fase della storica testata, e adesso le pagine sono patinate a sottolineare, se non bastassero l’elegante grafica e impaginazione post-Bauhaus, la sua riscoperta natura di rivista-saggio.
Al timone di questa nuova formula ci sono due nomi collaudati, Davide Barzi e Loris Cantarelli. Il menu è ricchissimo e anche a voler mettere nel calderone gli argomenti più o meno correlati (animazione, cosplayer, ecc.) il Giappone non occupa che meno di un quarto delle proposte di questo primo/trecentoquarantottesimo numero. In un paio di casi si intravede la legittima opportunità di promuovere dei partner (una tipografia e un’edicola diventata libreria), per il resto è impossibile che un lettore anche occasionale non trovi almeno tre o quattro articoli di suo interesse. Io ho trovato interessantissimo il servizio di Gianluca De Angelis sul fumetto indiano, di cui ignoravo l’esistenza (ma il supereroe indiano è Batul o BaNtul?). Del fumetto si parla d’altra parte sia trattando la storia di una fumetteria di Londra sia presentando un albo speciale di Diabolik realizzato a più mani per conto del Ministero degli Esteri. E ovviamente abbondano le interviste ad autori e operatori del settore, non solo al divo Tetsuo Hara.
Molta attenzione viene dedicata alle mostre: Pratt a Siena, Toppi prossimamente negli Stati Uniti ma anche i manoscritti dei letterati a Firenze e il museo virtuale delle Ferrovie Nord.
E l’eterogeneità degli argomenti non si ferma qui: Nicoletta Gomboli firma un pezzo teorico in cui analizza le possibilità della “rottura” delle gabbie a fumetti.
Le lunghe recensioni con tanto di voto che, da quanto ricordo, hanno accompagnato da sempre la testata, lasciano il posto ai più brevi «consigli di lettura». Se non altro, con le illuminazioni di Gianni Brunoro spariscono anche i voli pindarici di Mario A. Rumor. Ovviamente con la programmata rarefazione delle uscite e col ruolo ormai privilegiato che vi ha assunto il web, le anticipazioni e le news sono del tutto assenti.
Ciliegina sulla torta, quella che una volta sarebbe stata la terza di copertina viene ancora affidata a Luca Salvagno, non più col suo Pinocchio Maltese ma con una recensione a fumetti, dedicata in questo numero a Walter Leoni.
Se la confrontiamo con la sua ultima incarnazione è chiaro che già dal punto di vista economico l’acquisto è conveniente, visto che per il doppio del prezzo di copertina offre il quadruplo dei contenuti, pur con una grafica più invasiva. E soprattutto la consistenza dei contenuti stessi è molto più densa e variegata: da sommario abbiamo una trentina tra interviste, reportage e approfondimenti. Immagino che anche questa stessa opulenza (e la conseguente tempistica nel raccogliere materiale a sufficienza) abbia reso difficile definire una periodicità chiara nel colofon.

Quindi niente edicola?
RispondiEliminaNell'editoriale citano anche l'edicola come possibile canale di diffusione, non so però quanto sia praticabile con una periodicità legata ai maggiori eventi di settore.
RispondiEliminaMah, mi sembra una scelta che ha anche poco senso, vuol dire partire con una nuova iniziativa chiudendosi da subito in una nicchia, gli auguro funzioni...
EliminaNon escludono l'uscita anche in edicola, però la possibilità di fornire una sorta di catalogo a prezzo contenuto per le varie manifestazioni mi pare una buona idea a livello commerciale.
Elimina"La vecchia Fumo di China è cambiata, il formato è grande ma non è più quello extralarge con cui risaltare prepotente nelle edicole: nelle edicole forse non ci arriverà più, ma verrà sicuramente distribuita in fumetteria e soprattutto negli eventi legati al fumetto"
EliminaFumo di China quando era edita da Alessandro Distribuzioni aveva un formato piccolo. Ne venni in contatto in modo da bypassare totalmente le edicole (1. numero col batman di Sienkiewicz in copertina regalato a Lucca 1986, poi mi abbonai).
Devo dire che quella versione di FDC è quella che mi è sempre piaciuta di più rispetto al formato large.
Sono il primo a piangere perché le edicole si stanno di fatto estinguendo (in centro a Lucca ce ne sono rimaste un paio, le altre convertite in tabaccherie e rivendite di pinocchietti e souvenir), però se una prozine giudica di poter fare il proprio lavoro bypassando l'edicola, si vede che purtroppo l'edicola non è più (ahimè) il centro del mondo...
Beh, la versione formato quaderno di Fumo di China by Alessandro non doveva sgomitare in edicola, poteva starci il formato ridotto (ma densissimo di roba). Che poi anche tra i primi ce ne furono alcuni in formato A5 o giù di lì.
EliminaComunque il primo numero è stato distribuito anche in edicola, il mio edicolante me l'ha messa da parte...
RispondiEliminaÈ sicuramente una buona cosa, più canali di vendita più possibilità che la testata prosperi.
Elimina