Coerentemente col nome della storica collana di cui ripropone il titolo (che a ogni numero presentava un team-up di Batman con un personaggio diverso dell’Universo DC) anche questa serie o miniserie è una sfilata di incontri tra diversi supereroi che immagino voglia divertire l’appassionato facendo interagire personalità diverse come Supergirl e Lobo oppure il maturo Batman con l’imberbe Blue Beetle.
Aprono le danze Lanterna Verde e Batman che rinvengono lo stesso identico cadavere nello spazio e nella batcaverna. Dopo una rapida ricerca risulta che di corpi identici ce ne sono altri 62 sparsi per i luoghi frequentati dai supereroi DC: Atlantide, il museo di Flash, il Daily Planet. Non è un guanto di sfida lanciato agli eroi ma il quadro che si disvela lentamente è molto complicato e coinvolge vari personaggi e gruppi oltre che diversi villain; i perni attorno cui si muove questo complotto sono un’arma che influenza le probabilità e soprattutto il libro di Destino (mi pare sia proprio quello degli Eterni del Sandman di Gaiman) che potendo rivelare tutte le azioni passate e future dona un potere enorme a chi lo possiede. Ad aver architettato tutto questo sono stati i Signori della Sorte del titolo. Il loro piano è così articolato e radicato nell’universo DC che ho preferito non soffermarmi a raccapezzarmici.
Nei fatti la struttura di questa miniserie o arco narrativo non è caratterizzata da un susseguirsi di accoppiate tra supereroi ma passa in rassegna buona parte dell’universo DC mettendo solo nominalmente sotto i riflettori due personaggi per volta piuttosto che altri. La storia è infatti affollatissima e decisamente arzigogolata e a mio avviso non sempre la presenza di personaggi urbani funziona bene in un contesto fantascientifico che contempla anche viaggi nel tempo. E con tutti questi incroci di ambientazioni che hanno regole precise con personaggi che ne seguono di altre è inevitabile creare qualche paradosso a cui Waid prova a mettere una pezza con dei dialoghi che non chiariscono tutta la situazione. Ecco, Mark Waid: qui non ho ravvisato molto dello sceneggiatore che ho apprezzato in Daredevil. Le citazioni autoreferenziali all’universo DC si sprecano e rendono ostica la lettura a un profano, ma questo probabilmente era il nocciolo della collana. Più che altro, le situazioni che vengono imbastite sono stereotipate e fanciullesche.
D’altra parte I Signori della Sorte risale al 2007 e i quasi vent’anni di distanza temporale si fanno sentire. Il taglio è quello dei fumetti di supereroi classici: niente ironia postmoderna, dialoghi artefatti per riepilogare la trama o presentare i personaggi, sense of wonder a buon mercato, mazzate coreografiche. E nonostante la decompressione fosse già tecnica usata e abusata, in queste pagine succede un po’ di tutto (Batman diventa mezzo cyborg!) per poi tornare velocemente alla normalità e i personaggi non stanno zitti un momento in modo che anche il lettore più torpido possa capire cosa stanno facendo e quali siano i loro piani.
I disegni di George Perez sono ovviamente di buona qualità, però ho notato che l’inchiostratore Bob Wiacek tende a diminuirne la carica rendendo il suo tratto monocorde e i volti e le corporature molto simili tra loro. Quando alle chine subentra Scott Koblish (purtroppo solo nell’ultimo episodio) i disegni acquistano corpo e vigore. I colori molto chiassosi di Tom Smith non contribuiscono a risollevare l’insieme che è comunque molto meglio di tantissima altra roba che si vede in giro.
Nonostante i nomi eccellenti coinvolti nella realizzazione, un volume per soli appassionati.
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