Il sesto volumone di Kendall l’ho preso per inerzia e per
completare la collezione, ben sapendo che non sarebbe stato tra le mie letture
prioritarie. Anche il 5 d’altra parte è ancora in attesa di essere letto, non
ricordo nemmeno se l’ho cominciato o meno.
Con questo non voglio denigrare i
solidi testi western e ancor meno il lavoro del grande Arturo Del Castillo, ma
queste storie classicissime con pochi margini di originalità non mi invogliano
molto alla lettura (tanto meno con altro materiale a disposizione) e anche il
rimontaggio made in Milone, per
quanto indolore, non è che mi incentivi alla lettura.
Restano comunque gli
interessanti, anche se qui sparuti, redazionali e il bel colpo d’occhio che danno
i volumi messi uno accanto all’altro sulla mensola. E se un giorno avrò voglia
di leggermi un western so dove andare a cercarlo.
Il secondo volume di Capitan Erik segna il debutto di Attilio
Micheluzzi. A costo di sembrare blasfemo, confesso che Giovannini mi aveva
convinto di più; d’altra parte lo stesso Nizzi nell’intervista introduttiva
dichiara che preferiva Micheluzzi ma che per il pubblico de Il Giornalino sarebbe stato più adatto
il Giovannini che aveva abbandonato il tavolo da disegno per diventare
direttore artistico di Lanciostory.
Nella sua lunga ed esaustiva
introduzione Giulio Cesare Cuccolini enumera i riferimenti grafici di
Micheluzzi e i pregi del suo stile, ma il risultato più marcato del suo lavoro
è a mio avviso una certa cupezza che mal si adatta ai testi di Nizzi,
indirizzati a un pubblico giovane. Sicuramente, come segnala Cuccolini, l’uso
delle onomatopee è molto originale e diventa parte costitutiva delle tavole,
così come sono raffinati i rimandi alla Pop Art, ma il risultato complessivo
secondo me è piuttosto inadatto a un fumetto destinato ai ragazzi, in cui
oltretutto i comprimari e lo stesso protagonista non rispettano del tutto le
fattezze originariamente definite da Giovannini.
Mi pare che gli interventi
redazionali ideati da Nizzi qui siano meno presenti che nel precedente volume,
ma vista la netta discrepanza tra testo e disegno credo che la mia esperienza
con Capitan Erik si concluderà qui
(ne sono stati annunciati ancora due volumi).
Su L’Isola misteriosa c’è poco da dire: i disegni di Franco Caprioli,
da soli, giustificherebbero l’acquisto. Il caso ha voluto che J D La Rue mi
abbia portato a vedere, oltre ai pupazzetti che servirono a Gary Gygax come base per alcuni mostri di Dungeons & Dragons, anche
una precedente versione in volume del fumetto a opera delle Edizioni San Paolo,
ma non ho avuto la prontezza di confrontarla con questo volume Allagalla: avrei
dovuto, perché nell’introduzione/intervista Nizzi dice che questa nuova
versione Allagalla è stata epurata delle didascalie artefatte che Caprioli
inseriva a suo gusto (aneddoto accennato anche in Tex secondo Nizzi e qui sviluppato in maniera circostanziata). In
effetti devo dire che la “restaurazione” non ha lasciato tracce visibili di
“buchi” nelle vignette o di tratteggi che sembrino estranei alla mano di
Caprioli, se non nella tavola 75 e forse nella 71, tutt’al più ci sono delle
didascalie e qualche balloon in cui il lettering originale è stato palesemente
sostituito da quello digitale: forse gli aggiustamenti dei testi si sono
limitati principalmente solo alla loro riscrittura più sintetica.
Come nel caso di Capitan Erik, il recupero del bianco e
nero rende pienamente giustizia all’arte di Caprioli, così come l’utilizzo
abbondante del lettering originale restituisce la freschezza e l’immediatezza
che avevano quei fumetti all’epoca. Sulla qualità di stampa di Allagalla non
c’è poi molto da aggiungere, lodevole tanto più che con ogni probabilità il
lavoro sarà partito dalle pagine stampate e non dalle tavole originali che
chissà se esistono ancora. D’altra parte Allagalla è stato tra i pochi editori
a rendere alla perfezione i tratteggi di Sergio Toppi, ma pare che Magda & Moroni sia bloccato a tempo
indeterminato.
Il gusto di leggere o rileggere
questi fumetti risiede anche nel constatare quanto siano cambiati i costumi e
la mentalità nel corso di quarant’anni: nel volume di Caprioli, per dire, i
protagonisti ammazzano senza problemi (se non un commento ironico) delle foche
e uno di loro è un tabagista che, confezionatosi una pipa rudimentale,
rimpiange ripetutamente di non avere tabacco.
Più in generale, mi pare che Allagalla
si confermi casa editrice vivace e dal catalogo raffinato e interessante, anche
se ormai indirizzato più verso recuperi eccellenti italiani che non alla
pubblicazione e alla ristampa di materiale argentino e spagnolo che aveva
caratterizzato la prima fase della sua vita editoriale. Di certo la vicinanza
con Claudio Nizzi ha consentito la concretizzazione di certe chicche come le
splendide variant cover dei volumi di Larry
Yuma (incredibile ma vero, allo stand dell’editore c’erano Ticci e Villa in
dedica, quando nel loro ruolo bonelliano istituzionale si limitano, da quello
che so, a firmare delle stampe!).
A proposito di Larry Yuma, il decimo e ultimo volume
della ristampa (il seguito firmato Mantelli-Ongaro non sarà ristampato)
conterrà addirittura una storia a fumetti conclusiva realizzata appositamente e
affidata alla matita di Giorgio Gualandris. Il nome non dirà niente ai più ma,
da conoscitore di Allagalla della prima ora, io ricordo il suo fascicoletto Artworks del 2012 (che raccoglieva materiale di qualche anno prima) disegnato molto
bene anche se con degli stili che mal si adatterebbero al western. Gualandris deve
essere molto maturato dall’epoca e soprattutto deve aver corretto la mira, visto
che è stato già cooptato per Dampyr e
che dovrebbe essere impiegato in futuro nientemeno che su Tex!
In definitiva Allagalla si
conferma editore dal catalogo molto interessante e con un’ottima cura per i
suoi prodotti, sia dal punto di vista cartotecnico che redazionale. Il tutto a
prezzi che mi sembrano onesti. Essendo uno dei pochi editori rimasti che ancora
usa questo bel formato grande e cartonato mi risulta però molto difficile
mantenere integri i volumi che fanno sempre capolino dalle borse accanto a
quelli più piccoli. Per quanto cerchi di starci attento almeno una bottarella o
un’ammaccatura se la beccano sempre, maledizione.
Non ricordavo minimamente che Micheluzzi avesse disegnato il Capitan Erik di Nizzi. Gli devo dare un occhio.
RispondiEliminaDel Castillo non mi è mai particolarmente piaciuto (ho delle sue cose su un paio di speciali Lanciostory o Skorpio), ma il Milone lo conosco e sono capitato un paio di volte nella sua fumetteria mentre metteva a posto le tavole del volume precedente a questo. Lavoro sicuramente interessante. Ne sono rimasto affascinato.
E il Caprioli è una sciccheria.
EliminaA proposito della differenza tra Micheluzzi e Giovannini io pernso che Micheluzzi sia ineguagliabile e che, a detta ancìhe del grandissimo Nizzi, con Micheluzzi anche i testi siano diventati più adulti e di maggior qualitù. Detto questo Capitan Erik è un personaggio straordinario che meriterebbe maggior fortuna editoriale
EliminaBeh, questa di Allagalla è una bellissima edizione. Per "maggior fortuna editoriale" intendi una diffusione più grande, magari come allegato ai quotidiani? Chissà.
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