Reboot delle serie create da Jim Lee per l’Image (WildC.A.T.s, StormWatch, Gen13, ecc.) amalgamate in un unico universo coerente,
con riferimenti a quanto fatto dallo stesso Ellis e da altri autori. In
pratica, uno Ultimate WildStorm.
Il magnate Jacob Marlowe che
gestisce la omnipervasiva multinazionale Halo subisce un attentato e viene
salvato da una tizia alquanto disturbata in armatura ipertecnologica. È
l’evento scatenante di una guerra tra le tre fazioni che si contendono, da anni
e segretamente, il dominio del mondo: da una parte la stessa Halo, dall’altra
le Operazioni Internazionali che hanno organizzato l’attentato e infine
SkyWatch, divisione delle O. I. che si occupa del monitoraggio spaziale e a cui
le O. I. hanno rubato la tecnologia che ha permesso alla dottoressa Angela
Spica di crearsi l’armatura con cui ha salvato Marlowe.
Angie (non ancora Engineer) si
trova quindi implicata nei proverbiali problemi più grandi di lei e diventa il
bersaglio che tutti vogliono catturare.
Come nel caso dei fumetti Ultimate della Marvel una buona parte
del godimento è vedere cosa si è inventato l’autore per ammodernare le versioni
precedenti dei personaggi. Non essendo un grande conoscitore del vecchio
universo WildStorm questo giochino mi è abbastanza precluso, e non è che
rimanga poi molto altro. Questo primo volume è infatti solo un antipasto di
quello che dovrà succedere, la presentazione di molti (troppi) personaggi e
delle dinamiche che li animano, condita dalle passioni per futurologia e
complottismo che Ellis ha già sviscerato meglio altrove.
Sicuramente The Wild Storm è scritto con professionalità (e anche con un certo coinvolgimento,
immagino, visto che certi elementi di quell’universo li ha creati Ellis) ma
stavolta i suoi dialoghi non mi sono sembrati avere lo stesso mordente di altri
fumetti, forse penalizzati anche da una traduzione italiana non sempre fluida.
Ai disegni Jon Davis-Hunt fa un
buon lavoro, ma francamente mi sembra molto più bravo come illustratore che
come fumettista. Le sue copertine sono bellissime, mentre in qualche vignetta
si prende qualche licenza o si limita ad accennare certi dettagli – e solo nell’ultimo
episodio si ricorda che Marlowe è acondroplasico. Rimane comunque un ottimo
professionista, tanto più se lo paragoniamo a molti altri suoi colleghi
statunitensi.
Forse è il ricordo dei tamarrissimi
personaggi di Lee coi pistoloni (ma perché devono portare i pistoloni se sono
supereroi?!) che trovo difficile associare a una trama fantascientifica e
spionistica che si vorrebbe abbastanza raffinata; forse è la comparsata
assolutamente troppo anonima e breve di Jenny Sparks, il personaggio più carismatico;
forse è la nuova ridicola mise di
Engineer, a metà tra Iron-Man e Predator, quando in origine se ne andava in
giro in costume adamitico… ma sta di fatto che questo rilancio non mi ha
entusiasmato. Nulla vieta, però, che il seguito decolli come è già successo con
Injection.
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