giovedì 8 novembre 2018

Ale & Cucca 5 e 6

Continua la saga adolescenziale di Ale & Cucca, confermando le doti narrative di Elisabetta Cifone. Nel quinto volumetto Cucca si fa il piercing all’ombelico e per motivi puramente “strategici” accetta la proposta di Emanuele Fanti, ma la vera svolta della trama è la scoperta da parte di Ale (già provata dal logorarsi del rapporto con Simo) di tutte le macchinazioni alle sue spalle, vere o presunte; scoperta che porterà al tragico epilogo anticipato sin dal secondo volume (certo, non così tragico se pensiamo che la storia portante è un flashback, ma comunque fa impressione). In appendice c’è una storia breve firmata Martina Masaya dedicata a due personaggi che compaiono nella storia principale: per forza di cose la trama è semplice e prevedibile, ma i disegni sono molto belli, e oltretutto ben poco manga.
Il sesto volume, ahinoi, è principalmente costituito da flashback che raccontano le “origini segrete” dei protagonisti e chiariscono perché si comportino in una certa maniera. Non è però solo un passo indietro (per fortuna!) perché la Cifone infila a tradimento delle scene terrificanti sul tragico gesto compiuto da Ale. Adesso mi tocca aspettare la prossima Lucca per leggere il seguito, dannazione.
Accennavo sopra alle doti narrative della Cifone: in effetti è veramente bravissima a far recitare i suoi personaggi e a gestire la scansione delle tavole, rallentando o accelerando ad arte il ritmo della storia a seconda dell’effetto che vuole raggiungere. Non è un pregio da poco in un fumetto che immagino si rifaccia al canone degli shojo (o come diavolo si dice), basati sull’introspezione a più buon mercato e su pagine e pagine di descrizioni emotive. Purtroppo dato il tono dei capitoli raccolti in questi due volumi non c’è molto spazio per l’umorismo, in cui la Cifone eccelle: la sequenza della sala d’attesa per il piercing è esilarante. Il fatto che i personaggi tendano qualche rara volta a parlare come libri stampati o a spiegare in dettaglio le loro emozioni nonostante la giovanissima età (ma ricordiamoci che sono tutti maggiorenni, come specificato nelle gerenze – sto ancora ridendo) si dimentica prestissimo grazie alle doti affabulatrici dell’autrice, anzi se non avessi preso l’appunto di segnalarlo me ne sarei appunto scordato.
A livello grafico c’è poco da aggiungere: anche qui la Cifone fa un ottimo lavoro, molto espressivo e dettagliato. Ma d’altra parte era già matura sin dal primo volume, dopo anni di lavoro “underground” su Facebook.

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