Continua la saga adolescenziale
di Ale & Cucca, confermando le
doti narrative di Elisabetta Cifone. Nel quinto volumetto Cucca si fa il
piercing all’ombelico e per motivi puramente “strategici” accetta la proposta
di Emanuele Fanti, ma la vera svolta della trama è la scoperta da parte di Ale (già
provata dal logorarsi del rapporto con Simo) di tutte le macchinazioni alle sue
spalle, vere o presunte; scoperta che porterà al tragico epilogo anticipato sin
dal secondo volume (certo, non così tragico se pensiamo che la storia portante
è un flashback, ma comunque fa
impressione). In appendice c’è una storia breve firmata Martina Masaya dedicata
a due personaggi che compaiono nella storia principale: per forza di cose la
trama è semplice e prevedibile, ma i disegni sono molto belli, e oltretutto ben
poco manga.
Il sesto volume, ahinoi, è
principalmente costituito da flashback
che raccontano le “origini segrete” dei protagonisti e chiariscono perché si
comportino in una certa maniera. Non è però solo un passo indietro (per
fortuna!) perché la Cifone infila a tradimento delle scene terrificanti sul
tragico gesto compiuto da Ale. Adesso mi tocca aspettare la prossima Lucca per
leggere il seguito, dannazione.
Accennavo sopra alle doti
narrative della Cifone: in effetti è veramente bravissima a far recitare i suoi
personaggi e a gestire la scansione delle tavole, rallentando o accelerando ad
arte il ritmo della storia a seconda dell’effetto che vuole raggiungere. Non è
un pregio da poco in un fumetto che immagino si rifaccia al canone degli shojo (o come diavolo si dice), basati
sull’introspezione a più buon mercato e su pagine e pagine di descrizioni
emotive. Purtroppo dato il tono dei capitoli raccolti in questi due volumi non
c’è molto spazio per l’umorismo, in cui la Cifone eccelle: la sequenza della
sala d’attesa per il piercing è esilarante. Il fatto che i personaggi tendano
qualche rara volta a parlare come libri stampati o a spiegare in dettaglio le
loro emozioni nonostante la giovanissima età (ma ricordiamoci che sono tutti
maggiorenni, come specificato nelle gerenze – sto ancora
ridendo) si dimentica prestissimo grazie alle doti affabulatrici
dell’autrice, anzi se non avessi preso l’appunto di segnalarlo me ne sarei
appunto scordato.
A livello grafico c’è poco da
aggiungere: anche qui la Cifone fa un ottimo lavoro, molto espressivo e
dettagliato. Ma d’altra parte era già matura sin dal primo volume, dopo anni di
lavoro “underground” su Facebook.
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