Non era la mia edicola di fiducia
a esserselo fatto scappare ma a quanto riportato da Zona BéDé
era un ritardo preventivato e il volume era programmato per questa settimana.
In ogni caso, questo Filippo il Bello
è piuttosto insipido.
Dopo un inizio abbastanza
promettente, cioè un flashforward con
l’esecuzione di Enguerrand de Marigny, consigliere di Filippo, Mathieu Gabella
procede a singhiozzo con frammenti della storia del protagonista distanti anche
quasi dieci anni l’uno dall’altro, con personaggi che a volte usano dialoghi
moderni (scelta spiegata nel “making of” in appendice) e si piegano alla
necessità di spiegare la situazione contingente al lettore. Non mancano le
didascalie, alcune piuttosto consistenti. Quello che ne viene fuori è un lungo
elenco di lotte politiche e di battaglie, principalmente contro il Papato, e i
personaggi rimangono bidimensionali. Può darsi che il fascino di questo volume in
origine risiedesse in quello del protagonista stesso, probabilmente molto amato
in Francia tanto da non necessitare di troppi approfondimenti su alcuni degli
avvenimenti qui riportati. Credo però che per sviluppare compiutamente la
storia di Filippo il Bello sarebbero serviti almeno due volumi. Qui vengono
affrontati molti argomenti: lo sviluppo della borghesia, il ricorso del Diritto
nel governo, le schermaglie tra potere temporale e secolare, l’embrione di uno “Stato
monarchico” francese, i complessi rapporti diplomatici tra potenze europee… probabilmente
sarebbe stato meglio concentrarsi solo su uno per imbastirci sopra un volume
che lo analizzasse in profondità.
I disegni di Christophe Regnault
sono piuttosto grezzi anche se è innegabile e lodevole l’impegno che ha messo
in queste tavole, strapiene di dettagli e comparse. Le sue architetture e i suoi
interni sono veramente ottimi, anche se nelle scene di massa si notano comunque
le sue anatomie sghembe. Non viene indicato l’autore dei colori, che quindi
immagino sia lo stesso Regnault.
L’approfondimento storico è
affidato a Étienne Anheim e Valérie Theis, e stavolta non aggiunge molto a
quanto letto nel fumetto, pur se è interessante la distanza presa dalla
storiografia di fine ’800. Il “making of” d’altra parte occupa ben tre pagine e
quindi lo spazio riservato agli Storici è un po’ più limitato del solito. Le
giustificazioni finali degli autori sulla rappresentazioni degli edifici e di
altri elementi come le armature (impossibili da ricostruire con precisione per
assenza di documentazione) mi sembrano indirizzate più agli appassionati di
storia che di fumetto, avendo questi ultimi del materiale più che
soddisfacente, pur con i limiti che ho elencato sopra, per apprezzare almeno
graficamente il volume.
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