mercoledì 7 novembre 2018

Materia Degenere

Interessante esperimento prodotto da Diabolo Edizioni a partire da un’idea di Marco Galli, autore della bella copertina e delle illustrazioni introduttive di ogni storia. A cinque autrici diverse accomunate dall’area geografica in cui operano è stato assegnato il compito di realizzare un fumetto “breve” (30 tavole l’uno, non proprio breve) sulla base di alcune indicazioni: un genere di riferimento, una tipologia di protagonista, film e canzoni come suggestioni per entrare nell’atmosfera giusta.
L’esperimento può essere visto come un esercizio di stile ma anche come un trampolino di lancio per le autrici, anche se nessuna è nuova a pubblicazioni amatoriali o addirittura professionali (Josephine Yole Signorelli è stata già edita nientemeno che da Feltrinelli, e mi pare che a Lucca abbia riscosso un buon successo con il suo Romanzo Esplicito). La dimensione della storia “breve” di 30 tavole non ammette scorciatoie e al contempo rappresenta un limite piuttosto stringente. Non si può “bruciare” un’idea con un finale a sorpresa come nei fumetti di Lanciostory o dell’Intrepido, perché anche rimontandole a 6 vignette a pagina le storie durerebbero ben più delle canoniche 10/12 tavole di quei fumetti basati sul twist ending, sbilanciando la storia e banalizzando tutto il lavoro introduttivo. Ma d’altra parte “solo” 30 tavole, soprattutto se basate su una griglia di 4 vignette, non bastano a sviluppare una storia come sarebbe possibile nel classico formato franco-belga a 46 o 62 pagine. Ma approfondiremo tutto questo nell’intervista che Galli mi ha concesso. Nello specifico, i cinque fumetti sono:
In tre più il nano nel deserto è di genere indefinibile, con buona pace dell’idea alla base del progetto. I disegni di Joe1 (al secolo Roberta Muci) sono buoni, così come anche la colorazione, ma la trama tende inesorabilmente proprio alla rivelazione finale, su quel twist ending che arrivando dopo 29 altre pagine ne diminuisce la forza. È comunque una lettura abbastanza piacevole.
Corri, scimmia d’acciaio è una specie di tarantinata ambientata in una Bologna futura in cui napoletani e cinesi si contendono il controllo di un quartiere degradato (confesso che non so se la cosa mi sarebbe stata altrettanto chiara se non avessi seguito la conferenza di presentazione di Materia Degenere). Un uomo braccato torna dalla figlia in occasione del suo matrimonio per salutarla un’ultima volta, approfittando del fatto che la cerimonia avverrà in un ballo in maschera e lui potrà evitare di farsi riconoscere. La storia è pirotecnica ed effervescente, ambientata oltretutto in un contesto originale e pieno di idee suggestive. Purtroppo il particolare stile della Bellomi (in cui io ho visto anche un po’ di Altan) rende deformi tutti i personaggi, quindi che il protagonista abbia una maschera o meno non basta a distinguerlo sempre dagli altri attori sulla scena. Anche certi passaggi basati solo sui disegni non mi sono stati chiarissimi. In ogni caso, un buon exploit.
Brodovsky attraverso la realtà mi pare che sia stata descritta da Galli nell’intervista come un horror psicologico. In effetti è una di quelle robacce in cui si seguono i deliri di un personaggio che l’autrice non si abbassa certo a spiegare o a rendere più decifrabili. La parte grafica si adegua a questa scelta stilistica e (per quanto si intuisca che Elena Pagliani abbia una buona mano) i disegni sono tanto velleitari da risultare meno che dilettanteschi. Più una presa per il culo che un vero fumetto, e anche se l’autrice avesse effettivamente voluto impostare la storia come una parodia 30 tavole sono troppe per non annoiare il lettore.
La sposa del diavolo è la storia migliore: Monica Rossi elabora un fumetto interamente muto e disegnato a matita. Il genere è il noir, la storia è ambientata in una satanica Parigi anni ’20, splendidamente raccontata con le espressioni dei personaggi e i movimenti degli automezzi – anche le architetture e gli sfondi, per quanto puro décor, sono fenomenali. Lo stile di disegno è stilizzato, ma si vede che parte da una solida base realistica. Alla fine, dopo frenetici inseguimenti per le strade e a una festa (e il recupero di una pozione misteriosa), c’è anche lo spazio per un colpo di scena che ribalta le carte in tavola. La Rossi è veramente bravissima a usare la matita, consapevole delle possibilità offerte dalla carta usata e sfumando e sgommando laddove necessario. Ma al di là dell’aspetto estetico Monica Rossi è molto brava anche a raccontare per immagini e a gestire gli spazi delle tavole: si vedano ad esempio le contrapposizioni di sguardi e percorsi a  pagina 118, la scansione di pagina 115 e i dettagli di pagina 131. Una curiosità: nella già citata intervista Galli mi ha detto che La sposa del diavolo non è proprio in bianco e nero perché è stata virata di viola con Photoshop, ma io non l’ho minimamente percepito…
Lola Space, bang and kiss di Fumettibrutti/Josephine Yole Signorelli è una storia fantascientifica con una forte impostazione pop ed erotica. Una agente spaziale disinibita viene rapita e torturata (con particolare attenzione alla sfera sessuale) dagli alieni cefalopodi nemici della Terra. Tra ricordi venati di erotismo e tentativi di fughe rocamboleschi e pirotecnici potrebbe avercela fatta a sfuggire alle grinfie degli invasori: effettivamente le 30 tavole di Lola Space, bang and kiss sono un po’ poche per sviluppare compiutamente un soggetto piuttosto complesso con un background così articolato sullo sfondo, e certi passaggi sono solo accennati o lasciati all’interpretazione del lettore. Di carne al fuoco ne è stata messa parecchia e non a caso il simbolo che accompagna la parola «fine» al termine di ogni storia stavolta è un punto interrogativo. A livello di disegni la Signorelli utilizza uno stile immediato che, sebbene ostentatamente rapido e sciatto, dimostra di partire da una base realistica. Le tavole, volutamente imprecise, risultano espressive e dinamiche, rimandando anche una piacevole impressione di freschezza.
Materia Degenere è nel complesso un volume consigliatissimo, tanto più che con la varietà di stili che offre chiunque troverà qualcosa che gli piace al suo interno.

6 commenti:

  1. Ho preso tre volumi da Diabolo ma non questo perché graficamente non mi convinceva affatto. Leggendo la recensione trovo conferma di aver fatto bene: mi pare di capire che manca un "editor" che le autrici sono state lasciate libere e l'antologia assembleata senza particolari revisioni. Non c'è niente di male in questo ma credo si tratti di una di quelle pubblicazioni per le quali ho sempre detto: è più importante il progetto del risultato.

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    1. In realtà da quanto detto in conferenza una certa supervisione c'è stata, ma le ragazze sono state lasciate libere di procedere come preferivano. D'altronde il "gioco" era proprio questo. Cos'hai preso da Diabolo?

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    2. Marcinelle 1956, Mezolith 2 e Matador. Sto finendo di preparare il mio minimo reportage da Lucca; sul blog questa notte (per avere la data di domani).

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    3. Visto che hai preso solo volumi che cominciano per M potevi prendere pure questo.

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  2. Il personaggio di Brodowsky era stato creato già dallo stesso Galli per il prequel a fumetti di Epos, il suo ultimo lavoro (uscito per Eris) :)

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    1. La grafia con cui lo citi è quella del sommario, ma l'autrice lo ha scritto con la V.

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