lunedì 11 novembre 2019

Storie da dimenticare

Il titolo di questo volume è ingannevole. Io, almeno, gli avevo attribuito tutt’altro senso: invece non si tratta di un eccesso di modestia da parte di Vittorio Giardino (o meglio di pudore nei confronti delle sue prime prove), ma del nome che aveva in origine la serie di fumetti brevi qui raccolti: storie “da dimenticare” in quanto testimonianze della barbarie umana, con al centro, cito testualmente dall’introduzione dello stesso autore, «il progetto […] di esplorare la Storia dell’Umanità dalle Origini ai Giorni Nostri attraverso il racconto dei Genocidi».
Seguendo quindi un criterio cronologico, sfilano le crudeltà che i Cartaginesi inflissero a una popolazione africana (Da territori sconosciuti), il risultato che la Pax Romana ebbe sulla popolazione dei Daci, l’incontro assai infelice di una nave di Mori con una di Crociati (Ritorno felice), la repressione degli ebrei testimoniata da Paolo Uccello (La predella di Urbino), la calcolata violenza dei Conquistadores (Encomiendero), il valore che la Compagnia delle Indie attribuiva agli schiavi neri (Un cattivo affare) e infine la vergognosa sorte dei nativi americani (Al circo). Quest’ultima storia è rimasta inedita per tutti questi anni, almeno in Italia, visto che il supplemento a fumetti de La Città Futura in cui sarebbe dovuta comparire era stato chiuso prima che potesse vedere la luce. Come ricorda lo stesso Giardino nell’interessante introduzione, proprio le dimensioni di quel supplemento (di sole 16 pagine) furono alla base delle dimensioni di questi fumetti, tra le 3 e le 5 tavole.
La struttura di base delle storie è molto simile, con un personaggio che ricorda o rievoca lo snodo portante dell’episodio. Un po’ di didascalismo è inevitabile, ma le storie sono lo stesso appassionanti e coinvolgenti, tanto più apprezzabili in quanto talvolta percorse da un amaro sarcasmo. Lo stile grafico di Giardino era molto diverso da quello di oggi, anche se già piuttosto maturo. Al posto della linea chiara per cui è conosciuto e apprezzato, qui utilizzava uno stile ricco di tratteggi e sfumature. Coraggioso, anche se non sempre riuscito, il ricorso al completamento amodale, ovvero il risalto dato a una figura non circoscritta dagli altri elementi che si trovano dietro o accanto a essa. Anche volendoli cercare per forza, non ci sono difetti marcati nelle anatomie, nelle espressioni e nella composizione delle tavole. Certo, è un Giardino molto diverso da quello di oggi, di cui si può ravvisare qualche seme al massimo in alcuni volti femminili.
Il volume (brossurato con alette) è stampato su carta povera, forse per rievocare la pubblicazione originaria delle storie. La qualità di stampa è perfetta, tanto che le “croste” di nero compatto risaltano lucide come se fossero stampate su patinata. Nell’introduzione Giardino lamenta il mancato reperimento delle tavole originali di Un cattivo affare, scusandosi indirettamente per la loro resa. Giustificazioni preventive (chiaramente l’introduzione è stata scritta prima dell’uscita del volume) assolutamente immotivate, perché la qualità della riproduzione di quella storia è perfetta. Tutt’al più sono le altre storie ad essere stampate troppo bene, per quanto paradossale possa sembrare: in Ritorno felice si intravede parte della balaustra sotto il balloon della seconda vignetta, mentre il titolo di Encomiendero è palesemente una pecetta per coprire quello sottostante. Nulla di fastidioso (anzi, sono dei piacevoli dietro le quinte) ma è chiaro che si tratta di elementi che non erano pensati per figurare in stampa. Resto però con la curiosità di sapere cos’erano quei simboli in basso a destra che si intravedono sotto le tavole, solo parzialmente visibili. Indicazioni per la prima pubblicazione? Rimasugli di firme di Giardino?
Il volume costa 18 euro (ma Mauro Paganelli allo stand me lo ha fatto a 15) per un totale di 56 pagine di cui solo 30 a fumetti. Chiaramente la spinta principale all’acquisto è vedere qualcosa di inedito di Giardino, ma vista la qualità dei fumetti posso suggerire di acquistarlo a prescindere dalla notorietà dell’autore.

5 commenti:

  1. Grazie per averlo recensito. Da appassionato di Giardino non me lo farò sfuggire, visto che non ho letto nessuna di queste storie (e il fatto che vi sia pure un inedito aggiunge quel "di più" davvero apprezzabile).

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  2. Inoltre, la stampa "troppo perfetta" per me è ulteriore motivo di interesse. Apprezzo moltissimo i volumi in stile Artist's Edition, con le riproduzioni delle effettive tavole.

    Non penso che qui si sia arrivato a tanto (fosse anche solo per le dimensioni contenute del volume), ma i dietro le quinte come i segni di matita o i "pentimenti" mi emozionano sempre.

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    1. Artist's Edition con quella carta proprio no... Ma fa di certo la sua figura. Solo le immagini di raccordo tra le singole storie sono sgranate/pixellate perché ingrandiscono dei disegni, per il resto la stampa è stupefacente.

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  3. Al primo posta fra i "non acquisti" di Lucca da recuperare.

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    1. Che poi forse l'ho acquistato per caso, se non avessi incontrato il Paganelli col Moni non so se mi sarei ricordato di prenderlo, anche perché lo stand non era facilissimo da trovare (col mio senso dell'orientamento, poi). Che poi il cartello col nome dell'editore scritto a mano inizialmente sembrava un po' ridicolo, e invece è stato utilissimo per ritrovare lo stand e si notava molto di più rispetto agli altri.

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