Che tipo di formazione avete avuto?
Siamo andati alla scuola d’arte,
ma in Brasile non sono granché. Non ti insegnano a disegnare ma più che altro
ti fanno ragionare su quello che vuoi fare. Pensando alle scuole d’arte pensiamo
sempre all’Italia.
Il fumetto è arrivato tardi o come nel caso di molti fumettisti avete
cominciato a disegnarli sin da giovani?
I fumetti li facevamo fin da
bambini, sempre insieme.
Ma in concreto come avete iniziato?
Abbiamo iniziato facendoci la
nostra autoproduzione in Brasile. All’epoca il Brasile stava attraversando una
crisi economica, la prima fanzine l’abbiamo fatta alle scuole superiori, poi
pubblicammo su un giornale che però poi chiuse. Ma è stata una bella esperienza
vedere le nostre cose pubblicate. Poi ci siamo divisi e abbiamo fatto due
scuole d’arte differenti, e a quell’epoca abbiamo fatto la nostra seconda
autoproduzione.
Abbiamo anche fatto prove su
prove per i supereroi ma non ci siamo riusciti, abbiamo fallito a farci
pubblicare negli Stati Uniti perché noi amiamo raccontare una storia mentre un
supereroe è solo una pin up senza una storia dietro.
Così abbiamo cominciato a fare
storie quotidiane, di quelle che si vedono nei romanzi o nei film ma non nei
fumetti. Era il 1997. All’epoca in Brasile si stava verificando una rivoluzione
nel mercato fumettistico: nelle edicole c’erano tantissimi prodotti su licenza
perché non c’era abbastanza materiale prodotto in Brasile e quindi il mercato interno
si spostò in libreria dove i volumi hanno una vita più lunga, una maggiore
esposizione.
Al contempo andammo in America,
al San Diego Comicon dove volevamo vendere un nostro prodotto ma non ce la
facemmo: almeno avevamo visto che c’era tutto un fumetto esterno ai supereroi.
Due anni dopo, nel 1999, portammo il nostro volume tradotto e da lì cominciò
veramente la nostra carriera.
Le nostre storie sono ambientate
in Brasile perché è quello che conosciamo, e questa onestà è quello che ci ha
fatto apprezzare in tutto il mondo.
Domanda obbligata: cosa pensate della serie tv tratta da Umbrella Academy?
Con tutte le serie televisive che
vengono prodotte oggigiorno ce ne sono un sacco di brutte. Umbrella Academy invece è fatta molto bene, abbiamo delle ottime
persone che lavorano con noi, tutti gli aspetti sono molto curati. Anche gli
effetti speciali, che sono tanto migliori quanto non ti accorgi che ci sono.
Intervista molto interessante, grazie. Le considerazioni sui comics di super eroi negli anni novanta fanno il paio con quelle del brasiliano Mike Deodato jr che si adattò velocemente al tratto e ritmo di quei gg e produsse- da solo e con il suo studio - in pochi anni diversi albi di Glory, Turok, Jade, Hulk, Elektra, Thor, Avengers, Spider-Man ed un anno di Wonder Woman. Oggi mi pare che negli USA i comics con picchiatelli in costume siano molto + simili a quelli che piacciono ai fratelli Ba e Moon - persino Larsen ha da tempo abbandonato gli albi di sole pin ups e l'ultimo a far rumore con una simile struttura è stato La Morte di Superman di Dan Jurgens che riprende la soluzione di qualche anno prima con cui Simonson chiude il suo ciclo su Thor - con cartoonist come Samnee e Aja che hanno ripreso ed elaborato la lezione di Chris Ware. Da noi qualcosa del genere è nei fumetti di Palloni. Forse un giorno avremo giornalini di super eroi nel formato di Diabolik...
RispondiEliminaGiro i complimenti a Claudio, Graziano.
Elimina