Domanda obbligata: partiamo da quelle che sono state le sue influenze.
A me sembra di vedere parecchio fumetto americano in alcuni suoi lavori, almeno
agli inizi.
Sì, i comics mi hanno influenzato, ma come primi fumetti su cui mi sono
formato ci sono i Disney italiani, oltre ovviamente i classici franco-belgi
come Tintin, Asterix, ecc.
Quando avevo 15 anni ci fu però
una rivoluzione: uscirono Watchmen,
il Batman di Frank Miller e Akira. Fu un grande choc estetico.
Qual è il suo rapporto con gli sceneggiatori?
Il Castello delle Stelle l’ho fatto da solo, l’ho scritto e
disegnato interamente io. Sono stato fortunato a esordire con Xavier Dorison
che era molto organizzato e mi ha un po’ insegnato il mestiere. Tieni presente
che Il Terzo Testamento lo abbiamo
cosceneggiato insieme, è stata un’esperienza importante per capire come
appropriarsi dei tempi della narrazione e come creare il giusto ritmo. Oggi
farei molta fatica a disegnare senza dominare il ritmo. È stato importante per
me avere qualcun altro con cui discutere degli aspetti della storia e del
disegno, quando lavoro da solo mi manca un partner con cui confrontarmi.
A proposito di sceneggiatori, Il Castello delle Stelle avrà uno spin-off
che si occuperà di Venere. Ci saranno una nuova epoca, una nuova ambientazione
e… anche un nuovo sceneggiatore: Alain Ayroles[1].
Uso tecniche standard, disegno
sulla carta e coloro con gli acquerelli. Secondo me per fare un libro di carta
bisogna disegnare su carta. Il computer può tornare utile per la documentazione
e la progettazione di alcuni particolari come il pianeta Marte e i veicoli
spaziali e gli edifici del Castello delle
Stelle. Nell’800 ci fu l’equivoco dei canali di Marte che diede origine alla leggenda dei marziani.
Grazie al computer io ho potuto prendere delle illustrazioni d’epoca di quella
che si credeva essere la geografia di Marte coi suoi “canali” e l’ho
sovrapposta a quella corretta che conosciamo oggi e ne ho fatto un modello 3D
che ho utilizzato in fase di disegno.
Il fumetto ti permette di fare
tanto, dare tante emozioni con pochi mezzi. I fumettisti “barano”, hanno la
vita facile perché non essendoci il suono né il movimento l’immaginazione ce la
mette il lettore.
Certo che c’è un bello stacco tra il realismo e il dramma de Il Terzo Testamento e del suo spin-off Julius e Il Castello delle Stelle.
Il motivo è che io ho voluto
realizzare un fumetto per ragazzi: nel 2009 sono stato al New York Comicon e ho
visto che non c’erano bambini ma cosplayer trentenni obesi (di cui faccio parte
anch’io, beninteso!), nonostante i supereroi siano indirizzati a un pubblico
giovane. Mi sono reso conto che anche in Francia c’era questo rischio, perché
all’epoca uscivano quasi solo albi raffinatissimi e costosi, che non potevano
attirare un pubblico giovane. In America si sono “salvati” grazie ai film
tratti dai supereroi che hanno portato molti lettori giovani, io ho modificato
il progetto originario del Castello delle
Stelle, senza banalizzarlo, per avvicinare lettori. In Francia il settore
dei fumetti per ragazzi languiva: gli editori mi dicevano “Non c’è pubblico!” ma
io rispondevo “Sì che c’è!”.
Però a me pare che fumetti jeunesse
non manchino in Francia, tutt’altro… i primi che mi vengono in mente sono Les Sisters, o Cedric, poi c’è anche Titeuf…
forse lei intende i fumetti d’avventura
per ragazzi?
Sì, la mia ispirazione è Jules
Verne: intendevo proprio la grande avventura per ragazzi. E con lo steampunk è
più facile da fare.
Una domanda tecnica: lei ha detto di usare gli acquerelli per colorare
le tavole, ma lo fa en couleur directe,
direttamente sulle tavole originali, oppure come si usava una volta colora
delle fotocopie su carta speciale?
Couleur directe, come un vero uomo! Eh, già, perché così non si può
sbagliare… Ma confesso che se mi capita di rovinare una vignetta o un
particolare non rifaccio tutta la tavola: mi limito a rifare quella vignetta e
poi la metto nella tavola.
[1] Sceneggiatore tra gli
altri di Garulfo, De Cape et de Crocs e del volume Nelle Indie perigliose presentato da
Rizzoli Lizard proprio in occasione di Lucca 2019.
Molto interessante l'intervista.
RispondiEliminaChi ha invitato Alice a Lucca, Mondadori?
Comunque, ho letto e apprezzato molto entrambi i volumi de Il Castello delle Stelle usciti proprio per Mondadori, e francamente non sapevo che ci fosse uno spin-off di Ayroles in gestazione! La notizia mi ha messo addosso una certa curiosità.
Alice (persona molto disponibile e per nulla montato nonostante le opere di grande successo che ha prodotto) era Ospite d'Onore nel progetto di un gemellaggio con Angoulême, il giorno prima dell'intervista aveva realizzato un disegno nell'apposita Area. I dettagli su Fucine Mute quando li avrò organizzati per bene.
EliminaUna curiosità che non ho messo nell'intervista perché non sono sicuro di averla capita bene: in merito agli influssi dei comics Alice mi sembra che mi abbia detto che Conrad de Marbourg fosse ispirato a Magneto. Ma non essendone sicuro al 100% (il mio francese è quello che è) ho tralasciato la cosa.
EliminaDa quanto capisco io Mondadori Comics non partecipa direttamente a Lucca Comics, lo stand è gestito da Magic Press la quale cura tutte le edizioni e le distribuisce, quindi anche gli ospiti sono quelli che può permettersi la Magic.
RispondiEliminaDiverso dovrebbe essere il discorso pee Mondadori Libri, infatti il marchio Oscar Ink è insieme a quello di Rizzoli-Lizard. Se non sbaglio però negli ultimi due / tre anni, da quando Mondadori e Rizzoli sono unite, nello stand Rizzoli ci sono stati solo autori pubblicati da loro e non da Mondadori.
Tutto questo per capire a chi dovrebbe essere indirizzata la petizione per invitare Juillard ;-)
Eh, rigira il coltello nella piaga.
EliminaSecondo me (forse ne avevamo già parlato) alla Mondadori c'era un dirigente che amava i fumetti e per quello ha aperto la divisione Comics, che però adesso non ha più lo slancio degli esordi.