Ci presenti Domitilla nei Tubi?
È un progetto a cui sto lavorando da parecchio tempo, lo
dico sempre perché è abbastanza in controtendenza con quello che di solito
viene fatto, sono 4 anni che ci sto lavorando. È la storia di una giovane
ragazza di 12 anni, Domitilla, che vive in una enorme città-alveare. Prima di
tutto è una storia
dark fantasy. In
questa città-alveare lei ha le sue sicurezze: la camera, casa sua, vive con
un’anziana zia e soprattutto ha tanti sogni nel cassetto. A un certo punto però
si accorge che esistono delle anime nere che le vorrebbero fare del male e che
quindi le scombussolano completamente l’esistenza e da queste deve scappare. E
così andrà a rifugiarsi nell’unico luogo che lei crede accessibile, ossia i
tubi, le intercapedini, e da lì parte la storia: saranno due volumi a fumetti,
di cui qui presento il primo e approfitto per ringraziare i
backers, quelli che mi hanno sostenuta
attraverso Kickstarter.
Quindi tutto è
partito tramite crowdfunding. Come ti sei trovata con questo sistema di
finanziamento?
Mi trovo molto bene: mi dà l’opportunità di farmi conoscere
e di porre l’accento su un progetto in un mondo in cui si cercano sempre strade
nuove per far conoscere le proprie cose. L’autoproduzione resta sempre una via
di pubblicazione per me fondamentale. È una cosa proprio liberatoria
artisticamente perché anche noi fumettisti abbiamo una parte artistica
importante e sentiamo la necessità di parlare di determinati temi e secondo me
la libertà che al momento ti dà l’autoproduzione è impagabile, non l’ho trovata
altrove.
Quindi un dark fantasy, una storia articolata ma
con un sottotesto molto importante da quello che mi dici.
Sì, mi interessava parlare di ragazzi, di giovani come la
protagonista, in un mondo in cui ci sono tanti adulti che vogliono insegnare,
che vogliono parlare e finiscono per parlare sopra ai giovani, e fanno più
fatica ad ascoltarli mentre Domitilla avrebbe tante cose da dire. Questo è un
primo tema.
Il secondo tema è quello della solitudine. Parlo di
solitudine, ma anche di altri argomenti che mi interessano tra cui c’è quello molto
importante del non riuscire a riconoscere chi hai vicino, dell’incapacità di
vedere realmente chi ti sta accanto. Magari pensi che sia un tipo di persona e in
realtà si rivela un’altra.
Ecco, così come anche Stirpe di Pesce era incentrato su molti argomenti, Domitilla
nei Tubi ne presenta tanti, è incentrato molto sulle persone. Spero che si
riconosca anche una radice di quelle letture che amo e che mi hanno formato,
quelle dei fumetti argentini a cui sono tanto legata.
Quali autori in particolare?
Di sicuro in primis
Breccia.
Breccia padre o
figlio (o le due sorelle)?
Breccia padre, Alberto, e comunque anche Mandrafina, cioè
tutta quella scuola argentina che a me fa impazzire per il modo di raccontare
partendo dai personaggi, che poi è anche il modo di raccontare dei manga, in
cui i personaggi sono molto importanti e contribuiscono anche loro in maniera
decisiva a costruire la storia.
A livello tecnico hai
usato matita e china o computer?
Ho fatto tutto in digitale, che offre delle possibilità ma
non è assolutamente da confondere con l’intelligenza artificiale. C’è un punto
del volume in cui specifico che non c’è nessuna parte del fumetto che è stata
fatta con l’intelligenza artificiale. Nessuno spunto, dalla storia alle matite:
niente. È tutto frutto solo del mio tempo e della costanza. Il digitale lo uso in
alcuni casi per una questione di tempistica.
Di comodità, diciamo.
Sì, di comodità, perché ovviamente non c’è tutta la parte di
scansione o di correzione degli originali. Però anche la correzione del
digitale, per quel che riguarda l’editing, è molto importante. In
Domitilla nei Tubi l’editing all’inizio
è stato fatto da Mauro Muroni che è stato il mio insegnante di tecnica a colore,
poi sempre all’editing hanno dato il loro importante supporto Francesca e
Michela Da Sacco; la correzione delle bozze è stata curata da Pietro Gandolfi.
Invece per quanto riguarda il lettering e l’impaginazione ringrazio Alessia
Marchese perché secondo me ha dato quel tocco di professionalità in più. Si
cerca sempre di fare il meglio.
Ecco, a proposito di
colori ho notato questa scelta particolare del colore seppia anticato per le
tavole ma con i balloon in bianco. Ha un significato particolare?
In realtà no, non ha un significato nella storia: ci tenevo
io a realizzarla così perché il bianco e nero mi piace tantissimo. In un certo
senso volevo staccarmi da quello che era stato Stirpe di Pesce,
che era coloratissimo. È stata una scelta dettata dal gusto per il bianco e
nero, comprendo però che il colore attira molto di più. Non è detto che non ci
ritorni, ma adesso volevo fare una cosa in bianco e nero. Visto però che solo
in bianco e nero non mi convinceva del tutto ho optato per questa carta e il risultato
mi piace tantissimo. Ci tengo a dire che c’è anche stata una cura particolare nello
scegliere delle carte diverse perché la copertina è fatta proprio in quella
maniera perché ho ricercato delle carte specifiche, anche riciclate, e sono
soddisfatta del prodotto finito.