venerdì 3 gennaio 2025

Fumettisti d'invenzione! - 194

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.

In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

MASTERPIECE

(Stati Uniti 2023, nel comic book omonimo, © Jinxworld Holdings, LLC, thriller)

Brian Michael Bendis (T), Alex Maleev (D)

La quindicenne Masterpiece Lawford è figlia di due ladri di altissimo profilo che non ha mai conosciuto. Il multimiliardario che i due criminali rapinarono per chiudere alla grande la loro carriera la obbliga a lavorare per lui: il suo compito (e della sua squadra) sarà quello di rovinare la vita a un’altra miliardaria che si finge filantropa.

Pseudofumetto: Unicorn Pow, il webcomic che realizza la protagonista firmandosi «Emma!».

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

JUNKYARD JOE (IDEM)

(Stati Uniti 2022, nel comic book omonimo, © Geoff Johns & Gary Frank, fantascienza)

Geoff [Geoffrey] Johns (T), Gary Frank (D)

Nel corso della guerra del Vietnam un robot viene inviato nelle linee statunitensi per dare man forte ai soldati, ma finirà per sviluppare una coscienza antimilitarista. Ufficialmente mai esistito per il governo, ha fornito ispirazione al suo commilitone Morrie “Muddy” Davis che ne ha tratto una striscia umoristica di grande successo. Cinquant’anni dopo il loro incontro “Junkyard Joe” torna a casa.

Pseudofumetto: le strisce di Junkyard Joe.

CINEMA  (pag. 81)

HOW TO TALK TO GIRLS AT PARTIES (LA RAGAZZA DEL PUNK INNAMORATO)

(Regno Unito 2017, fantastico)

Regia: John Cameron Mitchell, sceneggiatura: John Cameron Mitchell e Philippa Goslett (tratto dal racconto omonimo di Neil Gaiman [Neil Richard McKinnon Gaiman]), con Alex Sharp [Alexander Ian Sharp] (Enn), Elle [Mary Elle] Fanning (Zan), Nicole [Mary] Kidman (Boadicea)

Liberamente ispirato a un racconto di Neil Gaiman. In un sobborgo londinese dei turbolenti anni ’70 ha luogo una bizzarra visita di alieni: vestiti con tute sgargianti, gli extraterresti vengono scambiati per appartenenti a una setta. Enn e i suoi amici entrano in contatto con Zan e saranno funzionali a evitare il meccanismo con cui gli anziani della razza aliena perpetuano se stessi.

Anni dopo Enn è diventato un fumettista di successo (elemento non presente nel racconto di Gaiman: evidentemente un omaggio all’autore) e durante un firmacopie incontra i frutti del suo amore per Zan.

Pseudofumetto: Vyris Boy and the Colony è il fumetto scritto e disegnato da Enn.

CINEMA  (pag. 81)

SUPER (SUPER – ATTENTO CRIMINE!!!)

(Stati Uniti 2010, commedia nera)

Regia e sceneggiatura: James Gunn [James Francis Gunn Jr.], con Rainn [Friedrich] Wilson (Frank), Liv Tyler [Liv Rundgren Tallarico] (Sarah), Elliot Page (Libby), Kevin [Norwood] Bacon (Jacques)

Frank Darbo è depresso perché alla sua già sconfortante vita lavorativa si aggiunge l’abbandono da parte della bella moglie Sarah che precipita nuovamente nella tossicodipendenza. Scosso da questo scenario ha un’epifania indotta dalla visione di un serial televisivo con protagonista il supereroe cattolico Holy Avenger: diventerà a sua volta un giustiziere mascherato. Si informa quindi presso una fumetteria se esistano supereroi senza superpoteri (quelli citati, sia Marvel che DC, sono tutti realmente esistenti) suscitando l’entusiasmo della commessa Libby che finirà per diventare la sua sidekick. Non finirà molto bene.

Pseudofumetto: di Holy Avenger esiste anche la versione a fumetti.

martedì 31 dicembre 2024

Il Meglio e il Peggio del 2024

 Meglio

1

Jesse Owens: Di miglia in miglia. Se non è un capolavoro ci si avvicina molto.

2


Centaurus. Questo, invece, per quanto bello non è sicuramente un capolavoro ma che piacere rileggere un fumetto francese “come si facevano una volta”.

3


Il Morto 60: I Penitenti di Capo Irto. Uno degli episodi più belli mai letti. Purtroppo almeno per un po’ sarà anche l’ultimo che leggerò visto che Il Mortonon arriva più nell’edicola dove lo trovavo.

4


Books Story 1: Il Cacciatore di Anime. Testi suggestivi ma soprattutto degli  splendidi disegni.

5


Gli Abi della Cosmo 106 – I Grandi Maestri 84: Morgan Seconda Parte. Ancora meglio del primo (d’altra parte la vita del detective è più varia di quella del galeotto). E pensare che una volta tutti i fumetti erano così!

6


A Vicious Circle. Suggestivo ma con un finale prevedibile, diciamo che si fa apprezzare più che altro per la cura e l’inventiva grafica di Lee Bermejo, quand’ancora pesantemente digitali. Ma è stata comunque una boccata d’aria fresca.

Peggio

1


Il Viaggio del Supereroe
. Atroce.

2


Ale & Cucca 13. Numero dannatamente interlocutorio in cui non succede sostanzialmente nulla. Probabilmente queste pause nella narrazione sono comuni nei manga, ma al ritmo con cui esce Ale & Cucca l’ho percepito come uno spreco.

3


Emporio Pitaciò in Don Camillo a Fumetti 23. Spiace constatare che il promesso ritorno a due uscite annuali non è stato mantenuto e spiace ancor di più percepire la difficoltà con cui ReNoir deve procacciarsi disegnatori nuovi. Una volta capitava che le scoperte o le conferme grafiche venissero cooptate dalla Bonelli e per questo per Don Camillo a Fumetti si doveva fare continuo scouting, adesso non so quale sia il motivo delle uscite diradate e del vorticoso ruotare di nuovi disegnatori a volte non ancora maturi o che sopperiscono all’inesperienza virando sul caricaturale. Alberto Ricci ad esempio nel numero 22 rientrava nella seconda categoria e mi pare che per il suo esordio realistico sia stato mandato allo sbaraglio senza aver ancora raggiunto un’adeguata maturità, forse con interventi riparatori digitali in alcuni volti in secondo piano. Potrebbe essere stato semplicemente pressato da una scadenza strettissima, di certo non gli è stata fatta fare una bella figura anche perché sullo stesso numero è presente uno sfolgorante Italo Mattone (opportunamente adattato da un’altra pubblicazione, a testimonianza della difficoltà nel costituire un parco disegnatori stabile).

4


Ipernova
. Che occasione mancata, un’antologia di Zanotto stampata male.

5


Fiore di Notte 1: Sogni infranti.  Come mortificare i disegni e i colori di Nizzoli con una carta non patinata. Peccato.

BUON 2025!

domenica 22 dicembre 2024

Jekyll e Hyde, il bianco e il nero

Tra i volumi della meritoria collana dei Classici Horror edita da Lo Scarabeo mi sembra che questo sia finora quello che reinterpreta di più il testo di partenza. Ma non ho sotto mano il romanzo originale quindi potrei sbagliarmi.

La spinta di Henry Jekyll a separare il bene dal male nell’animo umano originò dalla scoperta infantile della tresca che la madre aveva con lo stalliere. Divenuto adulto e scienziato, crea il suo doppio Hyde a cui dà istruzioni scritte precise su quali crimini perpetrare e come perpetrarli, soddisfacendo per interposta persona (anche se ne condivide il corpo) le sue inconfessabili pulsioni. A questo quadro di omicida perversione, su cui indaga lo stesso Robert Louis Stevenson elevato al rango di ispettore, si inseriscono due fattori che turbano la tranquillità di Jekyll/Hyde: da una parte un’artista dalle opere morbose e necrofile, una specie di anticipatrice antropocentrica di Hermann Nitsch, dall’altra un concorrente di Hyde che sgozza le prostitute di Whitechapel.

Marco Cannavò è stato molto abile nell’architettare la vera identità di Jack lo Squartatore: una prima rivelazione sembra scontata, ma poi ecco la sorpresa. E un’altra sorpresa sono le origini di Jekyll. Molto rilievo viene dato al suo domestico Poole e al diacono Cunningham, forse nel rispetto del testo di partenza o forse riprendendo quel discorso sul classismo anglosassone già in controluce in Dracula. Molto valido, per quanto arzigogolato, il finale.

Corrado Roi è distante anni luce dall’interpretazione che già aveva dato di Jekyll su Dylan Dog 35 anni or sono. Le sue inquadrature sghembe e ardite trasudano Espressionismo (non solo cinematografico) e prendono il sopravvento sul calligrafismo anatomico, e in questo contesto ci sta benissimo. Molto interessante la sua interpretazione scapigliata di Hyde, quasi punk come rileva anche Matteo Pollone nella postfazione.

Come di consueto, il volume si conclude infatti con un ricco apparato redazionale in cui Pollone parte dalle considerazioni dello sceneggiatore Cannavò e dalle interpretazioni psicanalitiche del romanzo (oltre che dal processo della sua stesura) per offrire una generosa panoramica, anche iconografica, sulle varie versioni che ha avuto l’opera di Stevenson nei medium più diversi. A quanto pare erano gli adattamenti teatrali a dare popolarità alle opere letterarie che poi venivano tradotte come in questo caso in una moltitudine di film spesso poco fedeli. Non mancano ovviamente ghiotte curiosità: a quanto pare uno degli interpreti più famosi di Hyde a teatro venne sospettato di essere Jack lo Squartatore!

giovedì 19 dicembre 2024

The Twilight Children

In un villaggio di un paese latinoamericano mai nominato affiorano periodicamente dal mare delle sfere luminose. All’ennesima apparizione uno scienziato viene chiamato a darci un’occhiata ma stavolta la sfera sparisce prima del previsto senza lasciare traccia. I monelli locali la trovano nella grotta in cui era vietato loro di entrare e quando una di loro la tocca si scatena il finimondo. Una tempesta devasta il villaggio e i ragazzini diventano ciechi.

Oltre che disastri vari la tempesta ha portato con sé una misteriosa ragazza dai capelli bianchi che non parla la lingua locale ma sembra capirla. Le cose si fanno sempre più strane: altre sfere “rapiscono” delle persone per poi farle ricomparire prive di parte della memoria, mentre degli agenti governativi si infiltrano per indagare – o almeno ci provano, imbranati come sono. E la fatalona locale ci mette del suo a incasinare ulteriormente le cose.

Gilbert Hernandez non si dilunga in spiegazioni ma preferisce chiudere la storia con una sequenza toccante, comunque ha fornito tutti gli indizi con cui il lettore può ricostruire le origini delle sfere e della ragazza.

Sospeso tra umorismo, realismo magico e atmosfere da B-movie anni ’50 The Twilight Children si lascia leggere senza difficoltà; anche i pupazzetti di Darwyn Cooke hanno una loro raison d’être, peccato che il colorista Dave Stewart usi delle “tappezzerie” improbabili per colorare le camicie degli agenti in incognito e che si dimentichi che i bicchieri avevano delle cannucce. In ogni caso, nulla che aggiunga alcunché di memorabile alla lunga lista di film, fumetti e serie televisive dello stesso filone.

lunedì 16 dicembre 2024

La Città dei Dragoni

Quando nel medioevo Parigi è meno di un villaggio un abate manesco protegge un drago dai cavalieri che lo vogliono trucidare spacciandolo per una statua. Da lì trae origine il patto che lega segretamente uomini e draghi: questi ultimi si nascondono nelle statue che decorano Parigi cullati in un sonno eterno a patto che ogni anno venga loro dedicato il sacrificio di una creatura fantastica.

Agli albori del XX secolo una forzuta hawaiana che si esibisce in un circo viene licenziata per l’irruenza con cui sconfigge chi osa affrontarla sul ring e azzardando la strada della prostituzione viene condotta in un bordello dove a esercitare sono mostruosità varie. Qui si imbatte in una sirena morente di cui si innamora (le sirene hanno questo magnetismo che non possono controllare) e salvandola sconquassa l’equilibrio della tregua tra cavalieri e draghi: era proprio la sirena la vittima designata di quell’anno, che per la precisione è il 1900.

Risvegliato dalla situazione, l’abate cerca di porvi rimedio insieme al suo vecchio amico drago che per secoli si era nascosto sotto l’identità della perpetua della chiesa. Comincia una sarabanda di rincorse, massacri, esplosioni, inondazioni, interludi amorosi, risvegli di altri draghi (tra cui intellettuali eccellenti) e quant’altro, puntellati da giochi di parole e citazioni dalla cultura francese più o meno alta.

Una storia pazzerella che sulla non-logica dei racconti per bambini innesta turpiloquio e sequenze ammiccanti quando non proprio osé. Dato il contesto fracassone e scanzonato, i rimandi metanarrativi di Joann Sfar non stonano affatto, così come le interpellazioni e gli ammiccamenti nelle didascalie. Con un discreto tocco di classe, però: i veri retroscena de La Città dei Dragoni si apprendono dal prologo e l’epilogo ambientati in un altro contesto.

Tony Sandoval fa un buon lavoro, dato il tono della storia preme ancora di più sul caricaturale e in alcuni frangenti mi ha ricordato Manu Larcenet.

L’edizione Tunué, immagino fedele all’originale, è caratterizzata da bordi e fregi simil-oro piuttosto proni a rovinarsi – solo dopo aver esaminato un paio di copie ne ho trovata una pressoché intonsa. La qualità della stampa non rende sempre al 100% giustizia all’arte di Sandoval ma nulla per cui lamentarsi in questa disgraziata epoca digitale.