L’Orfano e Vivisector non erano poi così morti come descritto nella miniserie che avevo messo nel Peggio del 2013, e insieme a Doop e ai fantasmi di U-Go Girl e Dead Girl cercano di reclutare la figlia della prima, ignara che fosse sua madre e non la sorella come le era stato detto. Ma la giovane Katie Jones (alias Sawyer), che sta appena sviluppando i suoi poteri e il colorito della madre/sorella, è anche nel mirino di un altro gruppo di supereroi ancora più strampalato della nuova X-Statix: X-Cellent, capitanato dal redivivo Zeitgeist che Milligan aveva presentato come protagonista nel primo numero della sua X-Force per poi ammazzarlo immediatamente (espediente che Yann aveva già usato vent’anni prima in Les Innomables). Lo shock value dell’epoca va a farsi benedire, insomma, e Milligan ci da dentro anche col concetto di legacy introducendo i figli, chi più chi meno biologico, di Anarchist e Phats.
Il motivo per cui la gang di Zeitgeist vuole la giovane Katie è perché le manca un membro che la teletrasporti in giro per i luoghi delle loro malefatte. X-Cellent non è propriamente un gruppo di supercattivi, men che meno di supereroi, ma si avvicina a una banda di situazionisti che coi loro “happening” vogliono ottenere sempre maggiore visibilità, che oggigiorno è legata alle iscrizioni al proprio canale Youtube. Quando però il gruppo alza la posta e si mette a devastare la magione del Dottor Strange le cose si fanno più serie, tanto più che il loro complice Pood (versione malvagia, o meglio ancora più malvagia, di Doop) è riuscito a trascrivere un pericolosissimo libro d’incantesimi.
Adattandosi ai tempi, Milligan prende di mira le nevrosi e le manie di oggi: le fake news, la dipendenza dai social, la diatriba sul gender e la crudeltà dello star system che c’era già nelle sue precedenti storie con questi personaggi. Purtroppo è impossibile dire se il ricorso ai soliti cliché del genere volesse essere una loro parodia o se semplicemente Milligan non sapesse come far procedere altrimenti la trama. C’è il classico espediente dell’episodio narrato sempre da un personaggio diverso, la decisione della recluta riluttante di abbracciare finalmente la “carriera” di supereroe, il passaggio di un personaggio da una squadra all’altra, la “scienza” che ricostruisce un cadavere ma poi per esigenze narrative non riesce a sostituire un braccio con altro che non sia una ridicola protesi vintage, ecc. Da notare che pur non avendo ancora un teletrasportatore gli X-Cellent (da soli o in gruppo) compaiono dal nulla proprio quando devono, e combattono tranquillamente a mezz’aria… Le deroghe ai binari del genere sembrano più che altro dovute all’urgenza di Milligan di raccontare i sentimenti di Mirror Girl e a un suo generale disinteresse: alcuni membri di entrambe le squadre servono solo a far da tappezzeria sullo sfondo e non fanno o dicono sostanzialmente nulla di rilevante. Qualche battuta è anche azzeccata, ma la dirompente freschezza della vecchia X-Force è irrimediabilmente perduta. A fare un po’ incazzare è il fatto che questa miniserie (uno speciale uscito ancora nel 2019 e poi la miniserie vera e propria di cinque numeri) altro non è che la “prima stagione” di una serie di cui bisogna attendere il seguito.
I disegni di Michael Allred sono sicuramente validi, anche se ho smesso di mitizzarlo da un pezzo. È una perla rara, espressiva ed elegante, nel panorama USA, ma qualche errorino anatomico o di coerenza somatica lo fa anche lui, e le sue tette hanno un che di innaturale. Provvidenziali i colori di Laura Allred, che integra e corregge quello che il marito (o fratello?) si è scordato di disegnare.
In definitiva questo ritorno dei vecchi personaggi (e l’introduzione di altri della stessa risma) ha un po’ il sapore di una minestra riscaldata e non conclude nemmeno un arco narrativo, ma rispetto ad altri prodotti più standard potrebbe meritare la lettura.
Ho visto la prima volta una cover con una contrapposizione del genere nel numero 70 della prima serie degli Avengers. Sicuramente Sal Our Pal Buscema citava altri artisti, ma il cucciolo che ero la ricorda ancora. Davvero il breve ciclo di Animal Man di Milligan ti ha fatto pensare ad una parodia delle storie con morti & resurrezioni? Non sei diventato anche tu un fan dell'Uomo Dislocato? Non pensi che Chas Truog disegni donne molto sexy? Ciao ciao
RispondiEliminaLa gente della mia etá andare via.
EliminaSai che Guccini ha spiegato che solo la radio vaticana la trasmetteva? le altre emittenti temevano il messaggio della canzone perchè forse non lo avevano compreso . estrapolata dal testo la frase " La gente della mia etá andare via" fa molto racconto di Beppe Viola o canzone di Enzo Jannacci
RispondiEliminaStoria arcinota, Graziano. Io devo averla sentita da Augusto Daolio.
EliminaAugusto Daolio assomiglia ad un personaggio dei primi numeri dello Shade The Changing Man di Milligan/Bachalo. Tutto è collegato: Milligan ai Nomadi, io a Origa. Ciao ciao
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