Decisamente smilzo questo
quarantaduesimo numero di Historica,
che nonostante lo strillo sul cellophan («120 pagine») in realtà ospita due
volumi della quadrilogia L’Armée de
l’ombre dalla durata canonica di 46/48 tavole. Il resto sono l’introduzione
di Sergio Brancato, schizzi preparatori, copertine originali, illustrazioni e work in progress delle tavole. Ma in
questo caso non mi dispiace affatto leggere meno di 100 pagine di fumetto visto
che si tratta di un’altra storia di guerra.
La vicenda di snoda tra il
novembre del 1942 e la fine del 1943 (ognuno dei due episodi è introdotto da flashforward che dovrebbero movimentare un
po’ l’ennesimo canovaccio di guerra): la Wehrmacht viene spedita sul fronte
russo per espugnare Stalingrado, ritenuta fondamentale per le sorti della
guerra, e il tragitto dei soldati viene funestato dal clima rigidissimo, dalle
distanze titaniche da percorrere, dalla disperazione e da alcune decisioni
scellerate del comando (dato il lavoro di documentazione svolto dall’autore non
dubito che i convogli dei treni venissero fatti circolare aperti nonostante il
freddo micidiale). Alla fine i partigiani e i soldati russi diventano l’ultimo
dei pensieri per l’esercito tedesco, come sottolineato anche da Brancato
nell’introduzione.
Il fronte orientale segue un manipolo di soldati quasi tutti
reclute (ma c’è anche un veterano che vuole andare a Stalingrado per
ricongiungersi col figlio), troppo poco caratterizzati perché qualcuno spicchi
sugli altri: si nota solamente quello ultranazista con probabili agganci in
alto nelle SS.
La storia, soprattutto per me che
non apprezzo il genere, è la stessa di altre migliaia di film, romanzi e
fumetti, ma Olivier Speltens ha saputo elevare il materiale di base
introducendo dei particolari sulla vita dei soldati evidentemente tratti da
testimonianze dirette, che danno alla serie un tocco quasi documentaristico.
Ai disegni Speltens non brilla
per personalità né per gradevolezza, anche se nel secondo episodio mostra buoni
margini di miglioramento. Non discuto che mezzi corrazzati, aerei e fucili
siano riprodotti con cura certosina, ma alle sue figure umane ne L’inverno russo mancano espressività e
grazia. Oltre al fatto che i colori fatti col computer dallo stesso Speltens
appiattiscono il tutto e lo rendono simile a tanti altri prodotti dello stesso
genere, con tanto di quei leziosi effetti a simulare esplosioni e polvere.
Nel secondo episodio, Il risveglio del gigante, ho notato però
come anticipato sopra un netto miglioramento nella parte grafica che spero possa
continuare o almeno stabilizzarsi su questo standard. Anche dal punto di vista
dei testi e della regia delle tavole Speltens ha fatto progressi e il secondo
episodio si legge con maggior piacere.
Nessun balloon invertito, questa
volta, anche se all’inizio si era indecisi tra Dnepr e Dniepr, ma forse si
possono usare tutti e due. Tanto per lamentarmi un po’ segnalo come il titolo
originale (L’esercito dell’ombra) fosse
ben più evocativo e affascinante dell’anonimo Il fronte orientale con cui è stata ribattezzata la serie, anche se
in effetti il titolo italiano potrebbe costituire un migliore richiamo di
sirena per un eventuale lettore occasionale interessato all’argomento.
Ah, e forse non è la Mondadori ad
avercela con il mio edicolante di fiducia ma il distributore locale, visto che
il precedente I Passeggeri del Vento che tanto mi ha fatto penare
gli è stato chiesto in resa nonostante non gli fosse mai stato inviato…
Non sono mai stato un lettore assiduo di Historica, ma a vedere i volumi degli ultimissimi mesi (Bourgeon a parte) non è che venga proprio l'acquolina in bocca.
RispondiEliminaAndando a spulciare su google chi fosse Speltens (che non conoscevo) mi sono imbattuto in tavole davvero un po' così... terribiline. Spero per te che lo stai seguendo che possa migliorare.
Io intanto risparmio qualche altro euro :)