Però, un discreto pugno nello
stomaco questo graphic novel di
Batman risalente a oltre vent’anni fa.
Batman e il commissario Gordon indagano
su quella che sembra una guerra tra produttori e spacciatori di droga per poi
scoprire che in realtà si tratta dell’operato di un serial killer che trucida i
colpevoli di violenze su minori infliggendo loro le stesse sevizie subite dalle
vittime o ammazzandoli ideando degli scenari “a tema”: un appassionato di
filmetti particolari viene ritrovato nudo con la testa infilata in un
televisore e la costruzione della tavola ci risparmia di vedere in che stato sia
il suo deretano.
I due protagonisti comunque
“indagano” quasi per modo di dire visto che le ingerenze dei politici, il
disinteresse delle autorità e il menefreghismo degli altri poliziotti
complottano per evitare che certe cose vengano alla luce, sia per una questione
di prestigio delle vittime eccellenti che per semplice disinteresse alle sorti
di una famiglia povera.
L’indagine fornirà l’occasione a
Bruce Wayne e soprattutto a James Gordon di venire a patti con alcuni traumi
del loro passato prendendo coscienza di come si riflettano nella loro vita
attuale e permettendo così di guardare con rinnovata fiducia al futuro. Questa
è in pratica l’unica nota positiva in un volume che è intriso di inquietudine,
morbosità e disperazione. Fino alla fine, tutt’altro che consolatoria – anzi, veramente
disperata.
Fa un po’ sorridere pensare che
mentre oggi, come in fondo in qualsiasi epoca, c’è chi gioca sullo shock value per attirare l’attenzione su
di sé e vendere fumetti, in epoca di Comics Code Authority ancora vigente
potesse venire rappresentata una scena come quella di pagina 50, in cui un collo di
bottiglia insanguinato accanto a un corpo nudo che sanguina da una parte inequivocabile
comunica molto di più di tutte le spacconate di Garth Ennis.
Archie Goodwin scrive come si
usava fare a seguito della British
Invasion e le molte didascalie scavano nella psicologia dei personaggi
infarcendone i pensieri di concetti ripresi da testi di psicanalisi e
antropologia, con qualche rara infiorettatura che immagino volesse risultare
stilisticamente elevata. All’inizio l’impatto potrebbe essere un po’ ostico ma
la storia diventa presto coinvolgente e davanti a certi dettagli è difficile rimanere
indifferenti. Oltretutto l’elemento whodunnit
è molto ben gestito, creando una falsa pista che poi si riallaccia alla
perfezione con quella del vero colpevole. Anche l’elemento paranormale che si
rivela alla fine (è pur sempre un fumetto di supereroi) ci sta tutto e non
rovina affatto l’atmosfera, anzi la rilancia rendendola ancora più drammatica.
Detto questo, confesso che gli
acquerelli di Scott Hampton (che se ho interpretato bene è anche coautore della
storia) sono il motivo principale per cui ho preso questo volumetto e in
effetti sono magnifici e perfettamente adeguati alla storia narrata. Si fa
presto a dire che è facile dipingere partendo da fotografie, in realtà la
personalità di un artista viene fuori comunque: pur usando la stessa tecnica
Hampton ottiene risultati molto diversi dal mio adorato Jon J Muth. Dato il
formato più schiacciato delle tavole rispetto allo standard 17x26 (come se
fossero state tagliate in alto e in basso) mi viene il dubbio che forse in
origine Urla nella Notte fosse stato
presentato in formato album ma anche se fosse stato ridimensionato per questa
edizione il risultato finale non ne risente. E per quel che mi riguarda la
RW Lion ha fatto bene a farne una versione brossurata
e non deluxe (che la storia avrebbe comunque meritato) visto che a questo prezzo,
10,95€, è stato facile farmi capitolare ed acquistare questo gioiellino.
Sono d'accordo, ma nessuno ha considerazione x i modelli dei vari Alex Ross, Scott Hampton, Bo Hampton ed Alex Maleev, to name a few.
RispondiEliminaPosso portare solo il mio esempio - x anni ho arrotondato posando con il mio fisico statuario x i cartoonists iperrealisti e non ( sapeste la fatica di lavorare x Kelley Jones ) - e raccontare quanto sia difficile infilarsi le mutande rosse sopra i pantaloni blu, flettere i muscoli ed esser nel vuoto, sorridendo a 40 denti mentre in braccio si ha il dolce peso di una combo di Betty Page e Serena Williams. Cinque anni di psicoterapia dopo aver passato due gg ringhiando tra le costruzioni della Mini Italia nei panni di Galactus. Non so se rendo. Tutti quei bimbi che ridevano del " Mazinga viola che fa le faccette buffe davanti al Colosseo ". Brr.
Senza contare il fatto che alcuni dei fumettari di cui sopra sono delle sagomacce che meritebbero un giro di chiglia.
Anni fa ero negli Hamptons a casa degli Hamptons e Scott mi ha fatto truccare e vestire da Tana Nile ( aliena kirbica che ricorda una Christina Ricci in combo con una lavatrice americana dei tempi di Elvis ndr ) perchè affrontassi Platinette travestita da Red Wolf ( personaggio western della Marvel che indossa Wylie E . Couyote ndr ) di modo da " produrre una risposta meno stilizzata al mood di Dave Cooper ". Credo che alcuni di quegli scatti siano ancora in rete. Lo so xchè ogni tanto mi arriva uno email di un tizio che mi offre il riscatto di un re x lottare nel fango contro un team di casalinghe sovvrappeso armate di sonaglini fosdorescenti e di quelle trombette che suonano i giappos durante le partite di pallone. Brr.