domenica 11 dicembre 2016

Intervista a Paolo Eleuteri Serpieri

Paolo Eleuteri Serpieri è uno dei Maestri del fumetto internazionale, un autore tra i più apprezzati ma meno imitati vista la difficoltà nel riproporre il suo stile realistico e dettagliatissimo.
Forte di una formazione accademica, si avvicina al fumetto per puro caso e dopo qualche reticenza. Esordisce su Lanciostory prima ancora che la rivista venga venduta nelle edicole: sul mitico numero 0 allegato gratuitamente ai fotoromanzi della Lancio compare il suo primo lavoro, L’Antica Maledizione. Nella vignetta conclusiva di questo “libero” già si vede sul volto della Sfinge quell’ordito di segni e tratteggi che sarà la sua cifra stilistica.
Negli anni successivi si dedicherà principalmente alla produzione western, sua grande passione, realizzando varie storie autoconclusive su testi di Raffaele Ambrosio che lo impongono come autorità del settore, tanto che questo materiale verrà periodicamente ristampato sia in Italia che all’estero (sorte toccata a ben poche altre produzioni transitate per le riviste dell’Eura). Quando la serie dei Grandi Miti del West pubblicata su Skorpio arriverà alla sua naturale conclusione, essendo esaurito il materiale di origine spagnola, l’incombenza di continuare la saga verrà data proprio a Eleuteri Serpieri. Collabora inoltre con la francese Larousse alla collana Histoire du Far West con alcune storie che verranno proposte in Italia su L’Eternauta, rivista che si fregerà di avere per diversi numeri la quarta di copertina illustrata da lui.
Come altri suoi colleghi, nei primi anni ’80 passa dalle riviste dell’Eura alle pagine delle riviste d’Autore e per Orient Express realizza su testi propri L’Indiana Bianca.
Nel 1985 avviene la svolta: parzialmente introdotta dalla storia breve Forse… (su Orient Express 3) nasce Morbus Gravis, una serie fantascientifica caratterizzata da un disperato pessimismo e dalle conturbanti forme della sua protagonista Druuna. Eleuteri Serpieri viene consacrato quindi anche come maestro dell’erotismo e a Druuna verranno dedicati 8 volumi a fumetti e vari sketchbook e libri d’illustrazione in cui l’arte del suo creatore è libera di esprimersi senza la costrizione di una storia e dei limiti espressivi delle pubblicazioni su rivista.
Druuna ha però una vita editoriale un po’ accidentata e dopo le pesanti censure operate dal primo editore francese Dargaud, in tempi recenti sarà causa di ulteriori noie che per un po’ allontaneranno l’autore dal fumetto.
L’aria di rinnovamento che soffia negli ultimi anni presso la Sergio Bonelli Editore permette finalmente la pubblicazione di un episodio decisamente speciale di Tex, ideato alcuni anni prima, con cui viene varato l’esperimento dei “Tex d’Autori” inseriti nella collana Romanzi a Fumetti.

Luca Lorenzon (LL): Quest’anno Lei ha in uscita il terzo volume edito dalla casa editrice Lo Scarabeo dedicato a Druuna, giusto?

Paolo Eleuteri Serpieri (PES): Per la precisione è il terzo “doppio” perché si tratta di un integrale che raccoglie due volumi per volta: quindi nel terzo ci sono il quinto e il sesto episodio della saga.

LL: Lei recentemente ha anche realizzato un volume molto speciale della serie dedicata a Druuna, una specie di prequel: Anima. È un episodio particolare perché c’è un lato metanarrativo, ma è una cosa anche molto scherzosa perché Lei si è autoritratto in maniera buffa.
Mi è sembrato di cogliere degli stili diversi all’interno di Anima, come se si trattasse di un progetto che ha iniziato e poi ripreso in periodi diversi.

PES: No, in realtà Anima mi è venuta tutta di getto. È stato un esperimento: volevo fare un libro tutto di immagini, per questo è muto e non ci sono dialoghi. Il punto su cui ruota tutto Anima è questo: non volevo raccontare una storia ben precisa, volevo in realtà esprimermi solo dal punto di vista delle immagini.
Quindi mi sono abbandonato a realizzare ambienti fantastici, animali, mostri… Poi ovviamente il tormentone ritorna: c’è la protagonista che si trova a viaggiare sottoterra e infine a tornare fuori, “uscimmo a riveder le stelle” per dirla con le parole del Poeta.

LL: Quindi dopo il western e la fantascienza a cui si è dedicato principalmente adesso c’è anche l’umorismo.

PES: Certo.

LL: Le piacerebbe tornare a fare una serie western?

PES: Io ho fatto un Tex a colori e mi sono divertito moltissimo a farlo.

LL: Anche quello in effetti era un episodio molto particolare.

PES: Certo, anche perché nacque come un omaggio a Sergio Bonelli, anche se quando raccontai a Sergio la mia storia lui rimase molto perplesso, mi disse “Non lo so se si può fare…” e poi ogni tanto mi chiamava e mi diceva “Forse si può limare quello, si può togliere quell’altro…” [ride, nda]

LL: Per una questione di violenza o per altri motivi?

PES: Per la scena dello scalpo, quella in cui lo stesso Tex scalpa un indiano. Era decisamente forte ma alla fine è rimasta nella storia perché è giustificata dalla trama, anzi è indispensabile alla storia perché in quella maniera Tex riesce a risolvere la situazione e salvare i suoi amici.
Va poi aggiunto che c’era anche una questione di realismo storico a cui attenersi, cioè il fatto che per gli Indiani delle Pianure i capelli erano caricati di un forte valore simbolico: rappresentavano la dignità, il coraggio. Avevano tanti significati.
Possedere dei capelli lunghi era fondamentale per mantenere ad esempio l’autorità (o per meglio dire l’autorevolezza) nei confronti degli altri guerrieri.
Nell’esempio di Tex il capo dei Comanche aveva deciso di fare quella guerra e allora gli altri lo hanno seguito. Morto lui e, cosa fondamentale, privato dei suoi capelli, gli altri guerrieri si ritirano.

LL: Forse una tale dimostrazione di documentazione avrebbe meritato un approfondimento con qualche redazionale nel volume.

PES: È una cosa che comunque si evince dai dialoghi (io sono autore anche dei testi della storia e non solo dei disegni), ho preferito non appesantire il tutto specificando che si trattava di Indiani delle Pianure e altri dettagli. È una cosa che l’appassionato di western riesce comunque a cogliere.

LL: Lei ha anche realizzato recentemente il primo volume di Saria, su testi di Jean Dufaux e se non sbaglio ha anche realizzato parte del secondo volume che poi è stato affidato in toto a Riccardo Federici.

PES: Escono fuori tutte le cose…

LL: Nessun Wikileaks: lo aveva dichiarato in un’intervista a Fumo di China. Nella stessa intervista Lei diceva che la causa dell’abbandono del progetto era la politica della Delcourt di fare tirature basse.

PES: Più che altro non mi interessava più.

LL: Possiamo dirlo nell’intervista?

PES: Sì, tanto ormai della Delcourt mi interessa molto poco. Tanto meno oggi.

LL: Quindi è meglio sorvolare su come è stato lavorare con Dufaux.

PES: No, Dufaux è una bravissima persona, è uno sceneggiatore molto colto. Ci siamo trovati molto bene insieme. Con Dufaux non ci sono stati assolutamente problemi.

LL: Ha avuto dei contatti diretti con lui?

PES: Sì, certo, abbiamo parlato molto. Con lui tutto ok, e credo abbia capito quando i miei rapporti con la Delcourt si fecero problematici, nel 2007. Ci siamo capiti anche se io il francese non lo parlo molto bene, ma tra un po’ di inglese, di italiano e di francese si è reso conto di com’era la situazione.

LL: Lei ha esordito nei fumetti su Lanciostory, addirittura sul numero 0. L’Eura è stato un importante trampolino di lancio, se non sbaglio era amico di Michele Mercurio della Lancio, che sui primi numeri di Lanciostory figurava come Amministratore Delegato.

PES: Lui era un mio amico d’infanzia, poi c’eravamo persi di vista. Lo rincontrai a una mia mostra di incisioni e disegni a penna (il soggetto erano nudi femminili). Lui venne a visitarla e ci riconoscemmo. Già con un occhio verso il settore mi chiese perché non facessi fumetti, ma io allora ero pieno di pregiudizi verso i fumetti e gli risposi con qualche scusa vaga.
Rimanemmo in contatto e lui mi fece vedere delle cose fantastiche dei disegnatori argentini, di Salinas, Breccia… e questo mi spinse a provare, anche se le prime storie non sono ancora ai livelli di oggi, anche perché c’era qualcuno in redazione che mi frenava: ad esempio non volevano che facessi tutti quei tratteggi. Io infatti devo dire in tutta franchezza (e mi è stato pure fatto notare) che probabilmente i fumetti non li ho mai disegnati veramente [ride, nda]: ho sempre usato il linguaggio dei fumetti, questo sì, ma non i fumetti in quanto tali, con il loro linguaggio specifico. E a me va bene così, non ho mai preteso di essere un fumettista.

LL: D’altra parte la maggior parte degli autori di fumetti non legge fumetti.

PES: Infatti. Io volevo illustrare, però usando la tecnica cinematografica del racconto. La narrazione a me piaceva tantissimo. È per questo che ho cominciato coi fumetti, io prima facevo il pittore e i fumetti mi davano la possibilità in più di raccontare una storia.

LL: A proposito di pittura: ricordo male o Lei era stato anche allievo di Renato Guttuso?

PES: Sì, sono stato suo allievo sia al Liceo Artistico che all’Accademia di Belle Arti. Ne ho un ottimo ricordo, andavo ogni tanto nel suo studio. Però mi sentivo più vicino a Renzo Vespignani, che poi conobbi di persona: ecco perché facevo le incisioni e le acqueforti.

LL: Questo spiega il tratteggio e i dettagli mentre l’opera di Guttuso era caratterizzata da campiture di colore.

PES: È stato Guttuso a darmi la formazione sulla materia, sui colori. Era quello che lo caratterizzava di più.

LL: Quello e le pubbliche relazioni, diciamo. Ma stiamo uscendo dal seminato.

4 commenti:

  1. Ah. Non sapevo fosse stato un allievo di Guttuso. Ed è interessante che citi tra le proprie influenze Vespignani.
    Proprio recentemente mi è capitato sotto gli occhi il volume Les Enfers e devo ammettere di essere rimasto particolarmente impressionato dalla disarmante bellezza delle tavole.

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    1. Purtroppo le tavole che Eleuteri Serpieri ha fatto per il secondo volume difficilmente le vedremo mai.
      Almeno in Federici hanno trovato un ottimo continuatore.

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  2. Non tutti sanno che Gattu Guttuso era il nome di lavorazione di Nick Raider ( SBE ndr ) e che, per ragioni non note alle masse di lettori, a differenza di quanto accaduto per Dylan Dog e Brad Barron, GG è stato sostituito con termini che dovevano evocare Nick Carter ed i Raiders of the Lost Ark nella speranza di avere un altro personaggio longevo che è terminato dopo solo 200 mesi al netto degli specials e degli almanacchi.
    Se Nizzi mi avesse dato retta, Gattu sarebbe ancora nelle edicole a vedersela con prodotti come Battaglia ed il Morto ed invece se ne è andato nel crepuscolo come un Fred Buscaglione ciondolante che tortura il vecchio frac di Modugno. Davvero un peccato. Gattu Gattuso - nel concept originale - aveva lo schizzo ai freni ed era cresciuto con il mito di John Wayne e si era arruolato nella police per scalpare gli indiani metropolitani e si sparava le pose allo specchio come il Travis Bickle di De Niro. Sbirro psico tra pulotti borderline e/o corrotti come nei ragazzi del coro di Joe Wambaugh. Gattu era bravo nelle pr e scantonava i conflitti con tutti coloro che potevano impedirgli di respirare aria + sottile. Spietato con i paria ed i sottorampa, attendista con i sottoposti che non si sa mai...
    Poteva essere la zampata SBEllica definitiva, ma erano gli anni del successo massmediologico di Dyd e primi borbotti per lo splatter e SBE chiese ai ragazzi del progetto gattusico di rallentare e di aspettare tempi migliori. So goes life.

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    1. A street kid Gattu, dreams of defeating Kali but fails. He discovers that the local school has a roof which will give him a vantage point. Impersonating as a student

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