mercoledì 29 gennaio 2014

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Come passa il tempo. Con il volume che è uscito oggi comincia il conto alla rovescia verso la conclusione della serie di Michel Vaillant per la Gazzetta dello Sport.
Cominciata senza troppo convinzione (letti alcuni episodi sparsi in passato, mai entusiasmato), la serie mi ha inaspettatamente catturato, anche se chiaramente le condizioni estremamente favorevoli con cui  viene venduta sono un ottimo viatico per apprezzarla. Oltretutto deve essere stata un successo visto che dalle previste 35 uscite è arrivata ad abbracciare tutta la serie, e contemporaneamente è stata messa in cantiere la collana dedicata a Lucky Luke: ciò lascerebbe ben sperare per qualche altra proposta di classici della BéDé.
Certo, per me non è stato tutto rose e fiori il rapporto con Michel Vaillant, ma sempre per ragioni indipendenti dalla volontà dell’editore: alcune copie non è che siano arrivate proprio intonse e per un bel po’ di mesi non c’era verso di trovare i volumi nelle edicole, e ho dovuto farmeli comprare da amici di altre città prima che il mio edicolante di fiducia puntasse i piedi contro il distributore locale.
Questo ultimo scorcio della serie ha presentato due belle sorprese: il passaggio (solo ora ufficializzato, ma Graton padre ha sempre avuto dei collaboratori) dei testi a Philippe Graton ha portato una bella ventata di novità, con temi più originali e un ritmo più serrato. Ahimè, la qualità del disegno è sensibilmente calata, e in questo numero 61 viene spiegato perché, ma spero che si risollevi. Inoltre visto l’episodio celebrativo saltato il numero scorso credo proprio che il settantesimo volume della collana ospiterà il primo episodio della nuova serie francese di Michel Vaillant.

martedì 28 gennaio 2014

Il blog (ma non solo) di un mito

Chantal Montellier (che francamente dopo Julie Bristol mi sembra assai meno un mito, ma non ho letto i suoi lavori più recenti)

sabato 25 gennaio 2014

Il potere di un colorista

Ho appena fatto in tempo a rilevare due bloopers che stamattina mi accorgo di un'altra "papera", stavolta decisamente più originale. In Ultimates un personaggio di secondo piano, ma comunque molto rilevante in questo arco narrativo, cambia etnicità da un episodio all'altro! Nel primo dei due capitoli contenuti in Ultimates Comics: Avengers 23 (cioè appunto The Ultimates numero 11) Nails/Abigail Brand è afroamericana, o comunque ha la pelle scura.
Nel capitolo successivo, invece, eccola diventare bianca:
Credo che a monte di questo errore ci sia l'avvicendamente dei coloristi: nelle gerenze di questo numero vengono indicati due coloristi, Andy Troy e Matt Milla, e immagino che non abbiano collaborato per colorare gli stessi episodi ma che uno sia subentrato all'altro. Certo che un minimo controllo redazionale avrebbe evitato questo episodio, evidentissimo nella versione italiana che propone i due episodi in un'unica soluzione. O forse si è trattato di una correzione "in corsa" visto che nell'universo Marvel classico Abigail Brand è bianca (cioè, credo...), anche se ha i capelli verdi come sottolinea Cristiano Grassi nella sua ribrica Condizione Rossa in appendice. Cristiano Grassi che tra l'altro prende una papera pure lui:
Il disegnatore a cui fa riferimento, quello che riempiva le sue tavole di ghirigori e arte optical per distrarre i lettori e dissimulare il fatto che non sapeva (ancora) disegnare, era ovviamente Jim Steranko.


venerdì 24 gennaio 2014

Due in un colpo solo

Gli unici due acquisti in edicola di ieri presentano curiosamente i due errori più gettonati dai disegnatori di fumetti di ogni latitudine ed epoca. Morris in una delle storie brevi dell'ultimo Lucky Luke della Gazzetta dello Sport si dimentica di disegnare i baffi a un personaggio (che compare baffuto in tutto il resto della tavola e perfino nella vignetta immediatamente precedente:

 Su I Nuovissimi X-Men, invece, Paul Davidson disegna un personaggio con 6 dita:

mercoledì 22 gennaio 2014

The world’s first comic art novel!

Questa pubblicità comparve sul numero 6 di Metal Hurlant, datato luglio 1976. Il/la primo/a graphic novel ufficiale, A Contract with God di Will Eisner, sarebbe uscito/a solo nel 1978.
Sempre del 1978, o almeno nel gennaio del 1978 comparve su Metal Hurlant 25, è questa pubblicità della rivista (A SUIVRE), che segnala appunto come «oggidì il romanzo si scrive anche a fumetti».

domenica 19 gennaio 2014

Le mirabolanti avventure di Edson Paz a El Alto



Chi l’avrebbe mai detto che la sinterizzazione del tungsteno in epoca precolombiana potesse fornire lo spunto per un avvincente fumetto d’avventura?
I due corrieri della droga Armando e Grethe devono trasportare un carico per conto del boss colombiano Eriberto, ma si trovano in panne nei pressi del massiccio del Cotopaxi in Ecuador. Qui rinvengono inaspettatamente un complesso funerario con tutte le sue meraviglie che attendevano inviolate, cosa che porta dal semplice traffico di antichità a una scoperta archeologica importantissima. Intuendo grazie ai suoi contatti la nuova direzione del loro lavoro e subodorando il tradimento, Eriberto assume un killer per eliminare Armando e Grethe.
Il protagonista Edson Paz compare già a pagina 13 ma solo dopo una quarantina di tavole si troverà invischiato nelle trame di Eriberto, fino a diventare il motore principale e risolutivo della vicenda. Edson appartiene alla schiera degli Harry Canyon, la stessa del Taxista di Marti, del Rank Xerox in trasferta newyorkese, del primo Lazarus Ledd, del Martin Trevor di Vandelli e Baldazzini: per non ricorrere all’abusato cliché del detective che si trova invischiato in storie più grandi di lui, la sua professione è quella del tassista, un modo originale e tutto sommato realistico per fargli vivere delle avventure che altrimenti con un’altra professione potrebbero risultare forzate.
La storia, come è lecito e doveroso aspettarsi da un fumetto d’avventura, è un mix di azione, esotismo, personaggi pittoreschi, colpi di scena, una timida ricognizione sui problemi dei luoghi in cui si svolge la vicenda (Edson è figlio di un attivista ucciso durante la “guerra dell’acqua”) e un ritmo molto sostenuto. Accanto a qualche ispirazione presa forse dal ritmo delle serie televisive (la frammentazione dell’azione che passa rapidamente da una sequenza all’altra, la scena finale contemporaneamente conclusiva e carica di aspettative) persiste un uso massiccio delle didascalie descrittive, cosa forse un pochino demodé ma che contribuisce ad aumentare il tempo di lettura, il che non è un male. Risulta però ridondante sottolineare come «durante la lotta il paralume cade alle spalle di AK-49», visto che i disegni di Fabio Babich sono perfettamente leggibili e soprattutto pienamente funzionali alla narrazione. Unico appunto che si può fare al disegnatore è forse proprio la sua pulizia, il bianco a volte abbacinante che ci colpisce una volta sfogliate le tavole: l’eleganza e la sintesi del tratto sono lodevoli, ma forse per una storia così “sporca” sarebbe stato utile qualche tratteggio in più o un segno più modulato. O almeno, questo è quello che potrebbe dire qualcuno inconsapevole del fatto che Babich ha disegnato tutto il volume (100 pagine) in poco più di tre mesi!

I testi sono di una art director e produttrice che si cela dietro lo pseudonimo PiElle, a partire da un soggetto elaborato insieme a Marco Zovi.
Il progetto Edson Paz (pur essendo autoconclusivo, questo è il primo episodio di una serie) nasce grazie all’illuminato mecenatismo della ditta Emme Due Mazzolini Kellerman, la cui presenza nella storia non è per nulla invasiva – altro che Charlier con Canada Dry.
Da segnalare che la resa di stampa è buona, e che tanti editori più titolati farebbero bene a passare per la tipografia Cierre Grafica di Verona.
Un volume consigliatissimo, insomma, tanto più che l’ho visto pubblicizzato sull’ultima Anteprima e quindi non dovrebbe essere troppo difficile da reperire.

martedì 14 gennaio 2014

Pericolo scongiurato...



…il pericolo era quello di non aver potuto mettere Salvatore nella lista del Meglio del 2013 visto il ritardo con cui mi è arrivato. Pericolo scongiurato perché effettivamente Salvatore non è esattamente inseribile nella categoria. Ma si tratta comunque di un bel fumetto.
Nicolas de Crécy l’ho conosciuto su Il Grifo con il suo indescrivibile Folligatto, un’opera contemporaneamente grottesca e barocca, di cui ricordo principalmente la tecnica pazzesca, che univa sulla stessa pagina acquerello e pastelli a cera, cosa che teoricamente è impossibile fisicamente. Folligatto mi era piaciuto, ma non è un indice della sua qualità: tutto quello che compariva sulle pagine de Il Grifo mi piaceva d’ufficio.
In seguito reincontrai de Crécy su Comic Art con il fluviale Leon lo strambo, di cui non credo di avere nemmeno letto il finale, pubblicato nel brevissimo periodo in cui la rivista venne distribuita solo nelle fumetterie, divenendo almeno per me introvabile. Ecco, Leon mi piacque un po’ meno ma gli elementi della poetica decrécyana c’erano ancora tutti, anzi abbondantemente rimarcati pur se il suo stile era molto semplificato.
Sulla scia di Boucq, che però cominciò a scriversi i testi da solo sin da subito, de Crécy seguiva una sua linea surreale un pochino disturbante, usando però uno stile molto meno pulito rispetto a quello del maestro di Lille. Mi ha lasciato molto sorpreso, quindi, vedere che si era dedicato a quello che sembrava un fumetto destinato a un pubblico giovane – per quanto la jeunesse franco-belga non sia paragonabile a quella italiana. E invece anche qui de Crécy continua ad affidarsi al grottesco e al surreale, non sempre volti in chiave umoristica o rassicurante.
L’eponimo Salvatore è un cagnolino con la salopette che ha un’abilità formidabile coi motori e le automobili, riuscendo a coglierne all’istante i problemi e a risolverli con maestria. Tenero d’aspetto, lo è molto meno quando andiamo a leggerne i pensieri e a coglierlo sul fatto mentre deruba clienti o altri malcapitati di qualche raro pezzo meccanico per portare avanti il suo progetto. Salvatore sogna di costruire una vettura con cui raggiungere il suo vecchio e indimenticato amore giovanile che si trasferì in Sud America.
Ma quella di Salvatore è solo una parte del quadro complessivo di questa serie, che mette in scena anche la scrofa miope Amandine, vedova e madre di dodici maialini. Madre inconsolabile, giacché il suo tredicesimo figlioletto François, partorito in modo rocambolesco col resto della cucciolata all’inizio della storia, è scomparso e lei non si rassegna alla sua perdita abbandonando il resto dei maialini a se stessi (e probabilmente è meglio così visto l’acume commerciale dimostrato dai suoi figlioletti). Il vero destino del perduto François porta a un’ulteriore digressione della storia, nella vita agiata di una gatta appartenente alla Parigi bene.
Sui due piatti della bilancia abbiamo da una parte un protagonista simpatico, una trama avvincente e delle divertenti situazioni surreali, e dall’altra una certa confusione di fondo, un disegno spesso approssimativo (e i colori dati col computer sono di una freddezza raggelante) e un evanescente sottotesto di critica sociale che resta molto annacquata e vaga.
Non proprio tra il Meglio del 2013, ma un buon fumetto, e stampato oltretutto con una qualità di stampa che avrebbe anche potuto essere peggiore.
Ahinoi, i quattro volumi raccolti da Panini non conludono la saga di Salvatore e compagnia, che a quanto pare è ferma in Francia da 3 anni...

lunedì 13 gennaio 2014

Historica 15: Belem - L'Ultima Traversata



Piuttosto originale questo quindicesimo numero di Historica. Come silenziosa e passiva protagonista c’è una nave, la Belem del titolo, e non un eroe (solo pochi personaggi, principalmente il nostromo Alphonso Rio e il marinaio Achille Le Vern, compaiono con costanza), e lo sfasamento temporale e geografico che comportano i suoi viaggi lo rendono il volume più eclettico dal punto di vista proprio della Storia.
Il primo episodio, Il Tempo dei Naufraghi, parla proprio del primo viaggio della Belem, andando a coprire con la fantasia i buchi lasciati dalla cronaca storica (così almeno mi è parso di capire). Dei naufraghi, forse ammutinati, non sono esattamente quello che sembrano, e con l’aiuto del “pilotin” figlio del tremendo capitano Lemerle tenteranno un colpaccio al di là delle loro possibilità. Pur non essendo nulla di più che un buon fumetto d’avventura, la storia è piacevole e appassionante e la cura profusa per la documentazione rende ancora più coinvolgente la lettura.
Inferno in Martinica parla dello sbarco della Belem a Saint-Pierre proprio mentre il vulcano Pelée sta per eruttare tra la colpevole indifferenza dei politici e dei signorotti locali preoccupati solo dei loro intrallazzi. L’originalità dell’ambientazione (ricordo male o anche un libero di Lanciostory o Skorpio parlava dello stesso episodio?) e la sapiente costruzione dei molti personaggi e delle loro relazioni lo rendono forse il volume migliore della serie, a cui è dedicata anche la copertina.

Ne Il Vascello Penale la Belem compare ben poco, lasciando il palcoscenico a tre evasi dell’inferno della Guyana che nella loro fuga hanno rapito Le Vern. Oltre all’esotismo e all’avventura si affacciano prepotenti in questo episodio elementi di critica sociale nella ricostruzione delle probabili vere motivazioni per cui un disgraziato, non necessariamente criminale, finiva al bagno penale. In effetti tra i quattro episodi è il più didascalico. Da questo terzo volume i colori non vengono più fatti con l’acquerello (e la gouache nelle occasionali tavole dipinte a tutta pagina) ma con il computer: si è visto di peggio, ma il risultato è comunque molto freddo e a tratti poco armonioso.
Coerentemente col titolo, L’Ultimo Viaggio racconta la conclusione della “carriera” della Belem ed è l’episodio più crepuscolare, in cui si affaccia la tragedia della Prima Guerra Mondiale e in cui ci si rassegna a constatare come la romantica navigazione a vela sia stata ormai soppiantata dal vapore. È l’episodio più carico di suggestioni e di riflessioni sull’animo umano e sulla vita del marinaio, ma non mancano nemmeno qui il gusto per l’avventura, l’esotismo e una scrupolosissima ricostruzione storica. Visto che L’Ultimo Viaggio segue due vicende distinte (una a cavallo tra 1913 e 1914 e l’altra ambientata nel 1915) forse un paio di pagine in più avrebbero permesso di trattarle più compiutamente e in dettaglio, ma anche così il risultato è ottimo.
L’unico difetto di Belem, ma è un difetto totalmente invisibile per un lettore che si sia lasciato sedurre dalle lusinghe dell’Avventura, sono i disegni. Delitte ha qualche somiglianza con il tratto di Hermann, pur non avendone la stessa forza espressiva, e i suoi personaggi tendono ad avere dei testoni troppo grandi per i corpi a volte minuti che li ospitano. Inoltre anche qui come in Black Crow si abbandona al viziaccio di ricalcare i suoi stessi disegni, senza nemmeno preoccuparsi di non ripetere la medesima inquadratura nella stessa tavola, dove quindi è palese e conclamato che ci è andato giù di episcopio. Non aiuta il fatto che praticamente tutti i suoi personaggi sono uguali, sotto gli occasionali baffi od occhiali si intravede sempre lo stesso stampo.
Comprensibilmente, nell’introduzione Sergio Brancato si trova un po’ in difficoltà a riempire con il numero canonico di cartelle un argomento molto circoscritto, e gli scappa qualche spoiler.
Come curiosità tabagistica segnalo che Delitte è senz’altro esperto di mare e vele, ma non sembra avere ben chiaro come si accende una pipa.

domenica 12 gennaio 2014

Cento e non più cento



«Scusate se, leggendo questi pensieri sparsi e sconclusionati, vi sembro uno che vaga per il deserto […] È che avere chiuso questo numero 100 mi dà la vaga sensazione di essere scampato a chissà quale disastro. Scriverlo non è stato facile.»
Questa è la testimonianza di Leo Ortolani in uno dei tanti contributi scritti in appendice a Rat-man Collection 100; non è difficile credergli.

Questo fatidico episodio numero 100 non segue una traccia narrativa vera e propria, ma è un contenitore in cui trovano spazio brandelli di storie di Rat-man, digressioni su episodi precedenti, anticipazioni di altri fumetti a venire, tranches de vie di casa Ortolani e recuperi d’annata, con la rivelazione di quali siano le “vere” origini di Rat-man, confesso a me assolutamente sconosciute: la seminale storia pubblicata su Spot non era in realtà quella su cui Ortolani puntava, era stata fatta come parodia istantanea del Batman di Tim Burton (e questo si sapeva) per avere un’occasione in più: il viatico con cui entrare nel mondo del fumetto avrebbe dovuto essere la storia breve Ognuno ha i suoi problemi, qui presentata per la prima volta e addirittura integrata nella continuity del Ratto.
I due spunti di partenza che apparentemente servirebbero a creare una trama e a riannodare i fili, ovvero il “giallo” sulle origini degli incubi dell’autore e il ritorno di Vincent, servono in realtà a giustificare la frammentarierà della storia.
Che dire? Ortolani è sempre Ortolani ed è
impossibile che almeno una decina di gag non facciano ridere di gusto (e Nicolas Cage è disegnato benissimo!), ma la struttura caotica e centrifuga di E venne il giorno! mi ha lasciato un po’ perplesso, l’accumulo di lavori (o frammenti di lavori) così diversi per stile ed epoca di realizzazione fa sorgere il dubbio che Leo abbia semplicemente voluto riciclare delle tavole che altrimenti non avrebbero visto la luce, e che effettivamente non avesse affatto chiaro cosa mettere in questo numero. D’altronde lo ha detto pure lui nel passo che ho citato.
La sensazione durante la lettura non è diversa da quella che provai con il quarto e (all’epoca della sua uscita) conclusivo episodio di Plume aux Vents, in cui Cothias allungò spropositatamente il brodo confondendo il lettore senza fargli capire dove volesse andare a parare, a testimonianza della sua paura di staccarsi dalle sue creature di successo – per fortuna non è il caso di Rat-man di cui in terza di copertina viene annunciato il prossimo Caccia al Ratto!.

Per un traguardo così importante e per un personaggio che è Storia del fumetto italiano già da anni io avrei preferito una storia veramente celebrativa (non tanto per una questione di gusti quanto per rendergli il giusto tributo) piuttosto che una raccolta di memorabilia e di dietro le quinte, oltre che di elucubrazioni sulla figura del fumettista che hanno già fatto capolino in molti numeri passati. Ciò detto, è chiaro che si tratta di un acquisto obbligato, tanto più che per l’occasione ci vengono servite ben 96 pagine al solito prezzo.
Da segnalare su questo numero l’episodio più spinto letto finora de «I miei ragguardevoli sabati sera» e uno spillatino allegato occupato principalmente dalla cronologia di Rat-man Collection e dagli appunti presi da Leo nel 1989 per il primo episodio.

lunedì 6 gennaio 2014

Fumettisti d'invenzione! - 71



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

PORTUGAL (idem)
(Francia 2011, © Dupuis, romanzo familiare)
Cyril Pedrosa

Alcuni scorci di vita della famiglia Mucha/Muchat, portoghese naturalizzata con fatica francese, evocati attraverso le esperienze di nonno, padre e figlio. Quest’ultimo, Simon, è un disegnatore di fumetti (oltre che illustratore, scrittore, pubblicitario, insegnante di disegno).

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

ALEC (idem)
(Gran Bretagna 1981, in Flick, © Campbell, autobiografia)
Eddie Campbell

Attraverso il suo alter ego Alec MacGarry il fumettista Eddie Campbell racconta la sua vita in una sorta di diario che ha iniziato nei tardi anni ’70 e che continua tuttora. La sua esperienza come fumettista non riveste praticamente alcun ruolo nelle prime storie ma successivamente servirà da spunto per digressioni sullo statuto del fumetto in seno alle arti e per considerazioni personali sull’ambiente del fumetto, oltre a omaggi ad autori che evidentemente Campbell ama. Talvolta la realtà vince sulla finzione e Alec torna ad essere Eddie.
Alec offre anche degli interessanti retroscena sulla lavorazione di From Hell e di altri lavori, non solo di Campbell. Ad esempio, viene presentata la sua assistente April.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

PINKY
(Italia 1973, in Il Giornalino, © Mattioli/San Paolo, umorismo)
Massimo Mattioli
Il coniglietto rosa Pinky lavora come fotoreporter e vive surreali vicende in cui gli oggetti più improbabili si animano e interagiscono con lui. Non di rado le gag si basano su elementi metafumettistici, visto che Pinky è consapevole di vivere in un fumetto.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

EL FRACASO MATRIMONIAL
(Spagna 1992, in El Vibora, © Boldú, autobiografia, umorismo, erotismo)
Boldú [Ramón Boldú]
Le vicende amorose, opportunamente condite di episodi piccanti, del disegnatore di fumetti Boldú.

venerdì 3 gennaio 2014

Fumettisti d'invenzione! - 70 (69bis)



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

In questi anni ho trovato traccia di molti Fumettisti d’invenzione, e me ne sono tornati alla memoria altri ancora – oltre a quelli che mi sono stati segnalati. Non di tutti, però, sono riuscito a risalire a dati certi, alla loro reale natura e nemmeno all’effettiva esistenza. Non ancora, almeno. Per decongestionare il file di partenza che uso per la rubrica affiancherò qualche post “bis” con quello che ho trovato finora; se qualcuno ha informazioni aggiuntive e verificate saranno molto gradite.

Tre serie televisive questa volta:

NIÑAS MAL


Tra le varie vicende delle giovani ospiti di un centro di riabilitazione per “cattive ragazze” dovrebbe esserci anche la visita a una fumetteria con la presenza di un aspirante disegnatore.

MONSTER HIGH


Una serie a cartoni animati che prende spunto da una linea di giocattoli. Da internet apprendo che Ghoulia is well-known to be a hardcore fan of "Dead Fast," an in-universe comic book series.

PATITO FEO (IL MONDO DI PATTY)

Anche su questa telenovelas adolescenziale ho qualche informazione aggiuntiva, anche se nulla di preciso. Nei riassunti degli episodi dal 48 al 53 della seconda stagione leggo che:


Asia è gelosa del feeling fra Tamara e Guido, che decide di cimentarsi nei fumetti.
Asia racconta a Guido e Tamara la sua passione per i fumetti: mentre parlano arriva Fabio, che li invita alla festa di compleanno di Patty. 
Asia racconta a Tamara di avere una cotta per Guido: quando Guido arriva, Asia gli comunica il successo dei suoi fumetti.