martedì 28 febbraio 2017

Fumettisti d'invenzione! - 112

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

PARQUE CHAS (IDEM)
(Argentina 1987, in Fierro, © Eredi Barreiro/Risso, fantastico)
Ricardo Barreiro (T), Eduardo Risso (D)

Lo sceneggiatore Riccardo trova casa in un appartamento di Parque Chas, mitico quartiere di Buenos Aires di cui si favoleggia dei fenomeni misteriosi che si sono verificati nel corso dei decenni. Insieme alla sua bella padrona di casa si troverà coinvolto in un complotto galattico con risvolti da satira politica.
In questo fumetto, splendidamente illustrato da Eduardo Risso (con una mezzatinta realizzata a matita perché all’epoca la rivista Fierro non poteva permettersi il colore), non viene citato nessun lavoro di Riccardo, che apparentemente sta raccogliendo materiale su Parque Chas per trovare ispirazione.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

TALES OF THE BLACK DIAMOND (I RACCONTI DEL DIAMANTE NERO)
(Stati Uniti 1991, in Horror in the Dark, © Margopoulos & Corben, horror)
Richard Margopoulos (T), Richard Corben (D)

Sin dall’antichità un Diamante Nero di origine aliena e dai misteriosi poteri riaffiora nelle vicende umane, solitamente con risultati nefasti (pur se in un’occasione rappresenta una molla a compiere azioni benevole).

Cartoon of Blood in Horror in the Dark 4 (1991). Richard Margopoulos (T), Richard Corben (D)
Stavolta il Diamante Nero viene rinvenuto dal fumettista in piena crisi creativa Rich, caricatura dello stesso Corben che lavora in una Terra dove l’ecosistema è ormai compromesso. Il Diamante lo mette in contatto con i suoi precedenti possessori, che gli raccontano le loro vicende che lui traduce in una serie a fumetti di grande successo. Ma non finirà bene.
Pseudofumetto: oltre agli stessi Racconti del Diamante Nero letti fino a quel momento, che sarebbero quindi frutto dei contatti di Rich, la Fat Cat Press pubblica anche X-Jerk. È curioso notare che nonostante il suo recente successo Rich viva perennemente in bolletta, ma con grande lungimiranza gli autori mostrano come il grande pubblico preferisca investire i propri soldi (perfino l’assegno di previdenza sociale!) nelle molteplici variant cover delle serie più famose.

CINEMA  (pag. 81)

COMPAGNI DI SCUOLA
(Italia 1988, commedia)
Regia: Carlo Verdone; sceneggiatura: Carlo Verdone, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi (da un soggetto di Verdone, Benvenuti, De Bernardi e Rossella Contessi), con Carlo Verdone (Piero “Er Patata” Ruffolo), Piero Natoli (Luca Guglielmi), Eleonora Giorgi (Valeria Donati)

In una rimpatriata di vecchi compagni di un liceo romano vengono esibite le conquiste ma soprattutto le miserie di ognuno. Tra gli ex studenti c’è il vignettista Luca Guglielmi, lasciato dalla moglie Valeria Donati che apparentemente riconquisterà proprio in occasione della rimpatriata.
un'orrenda testimonianza del talento di Luca Guglielmi

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

THE SILVER STREAK
(Stati Uniti 1940, in Silver Streak Comics, © Your Guide Publications, supereroi)
Jack [John] Binder

Silver Streak era in origine un anonimo tassista costretto con l’ipnosi a diventare l’autista di un’auto da corsa per conto di un misterioso guru – attività in precedenza rivelatasi sempre mortale (i corridori finivano ammazzati da insetti giganti mandati da un nemico del guru). Ma nel suo caso il guru che lo ha costretto a prendere parte alla corsa decide di resuscitarlo dotandolo di vari superpoteri tra cui spiccano la supervelocità e la capacità di volare.
Come Silver Streak diventerà un paladino della giustizia.

Race around the World in Silver Streak Comics 6 (1940). Jack Cole
L’autore di questo episodio si rivolge direttamente al lettore ma non con il suo vero nome, bensì spacciandosi per il disegnatore Ralph Johns, pseudonimo forse usato perché Cole era presente con altre storie e non voleva dare l’impressione di inflazionare la rivista antologica che le ospitava.

venerdì 24 febbraio 2017

Tex Stella d'Oro 25: Gli Sterminatori

La collana è un’altra ma il formato e la grafica sono gli stessi dei Tex “alla francese”, solo la quarta di copertina è marrone invece che blu. A differenza degli altri, questo volume è uscito come omaggio al creatore grafico di Tex nel centenario della sua nascita. Gli Sterminatori è la ristampa a colori di un episodio di Tex che avrebbe dovuto avere originariamente un’altra destinazione, cioè un albo cartonato di grande formato, ma che venne inserito nella collana regolare perché i tempi (era il 1971) non erano ancora considerati maturi. Anche se a me francamente sembra che ci fosse anche un tentativo di frammentazione seriale, visto che ogni 10 tavole l’azione giunge a un punto fermo e la prima vignetta della tavola successiva si presta a riassumere gli eventi fino a quel punto.
Gli Sterminatori del titolo sono dei cacciatori di bisonti che agiscono indisturbati nel territorio degli indiani Utes grazie alla connivenza di un insospettabile commerciante e del rappresentante degli affari indiani locale. Dopo un mese dall’ultimo massacro (ai cacciatori interessano solo le pelli dei bisonti e le carcasse, ormai inutilizzabili dagli indiani, sono lasciate a putrefarsi) Tex interviene su richiesta di un amico Ute e dopo aver individuato i cacciatori risale fino ai responsabili della congiura. Tex compare con calcolato ritardo nella vicenda ma si rifà abbondantemente alla fine dove risolve la situazione con una scazzottata lunga 11 pagine sulle 51 che compongono il fumetto.
Si tratta di una storia frenetica e ruspante, pur con le sue molte didascalie e qualche termine desueto, che a conti fatti in un albo alla francese non ha forse la sua dimensione ideale. La rottura della proverbiale gabbia bonelliana è solo illusoria: è evidente che le tavole sono state pensate come tali e non come semplice assemblaggio di tre strisce (molte vignette presentano elementi che sfociano nelle altre, e spesso le tavole presentano delle architetture raffinate che danno risalto agli elementi più utili alla narrazione) ma alla fine sono pur sempre le canoniche 6 vignette per tavola. Lo stesso difetto che avevano anche i volumi della collana Un Uomo Un’Avventura realizzati da D’Antonio e Tacconi e dagli stessi Bonelli & Galep, che si traduceva in un tempo di lettura più breve rispetto a quello degli altri.
Di certo il formato più grande rende maggiore giustizia ad alcuni intensissimi primi piani di Galep e alla monumentalità di certi sfondi, ma tutto sommato sono cose che anche nel canonico 16x21 avrebbero avuto il loro risalto e che non necessitavano di un formato più grande per essere godute appieno. Basta confrontare la splash page (certo, presenta tre vignette ma il concetto è quello di una splash page) di pagina 15 con quelle analoghe che possiamo trovare nel volume disegnato da De Vita.
Gli Sterminatori si segnala però per una bella colorazione a opera di Oscar Celestini, dalle tinte accese e squillanti ma con delle azzeccate campiture squadrate a sfumare i colori saturi che ben si sposano con lo stile di Galep. Oltretutto il disegnatore in molte scene abbondava di neri, ma Celestini è riuscito ad assecondarne perfettamente le atmosfere (notturne o albeggianti) senza coprire il suo lavoro o senza farsi seppellire a sua volta dalle dense campiture. Inoltre Celestini fa un uso avveduto e funzionale di certi effetti: forse la polvere aerografata sollevata da cavalli e bisonti in corsa dopo un po’ diventa leziosetta, ma la prospettiva aerea con cui ha dato profondità alle vignette (gli elementi più lontani sono sbiaditi per far risaltare quelli in primo piano) mi sembra un bel tocco di classe. La buona qualità della carta contribuisce all’ottima resa finale.
Purtroppo del retroscena sulla genesi della storia promesso nell’introduzione da Davide Bonelli non c’è che un vago accenno nella postfazione di Frediani, ma evidentemente non c’era poi molto da dire oltre a quello che ho riassunto in apertura.
6,90 euro ben spesi, anche se Kit Carson è assente e Tex non si mangia nemmeno una bistecca alta tre dita.

giovedì 23 febbraio 2017

Fumettisti d'invenzione! - 111

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

ELLES(S) (TRA DUE CUORI)
(Francia 2007, © Casterman, sentimentale)
Bastien Vivès

Charlotte ha un’esuberante vita sentimentale e passa da un ragazzo all’altro, la sua estroversa e formosa amica Alice si intromette nella sua vita, Renaud le incontra ripetutamente a Parigi forse per caso.
Renaud (che a differenza delle due ragazze diciannovenni ha 26 anni e ha abbandonato l’università) vorrebbe fare il disegnatore, l’illustratore o lavorare nel cinema d’animazione.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

NATHAN NEVER ANNOZERO
(Italia 2016, © Sergio Bonelli Editore, fantascienza)
Bepi Vigna (T), Roberto De Angelis (D)

Miniserie di sei numeri che rielabora le origini del personaggio creato da Medda, Serra e Vigna nel 1991. La storia di Nathan Never viene raccontata nuovamente dall’inizio, ma con delle modifiche sostanziali rispetto al canone della serie regolare.
Al termine della miniserie si scopre che l’Agenzia Alfa ha commissionato a uno studio pubblicitario (in cui sono identificabili i tre creatori del personaggio) un fumetto basato sul lavoro dell’agenzia, che ha bisogno di rilanciare la propria immagine dopo alcuni fatti recenti. La serie regolare iniziata 25 anni prima non è altro, quindi, che la versione a fumetti della “vera” storia dell’Agenzia Alfa!
Ringrazio della segnalazione Alessandro Olivo.
Pseudofumetti: Kram e Rocketship Alfa, versioni embrionali della futura serie dedicata all’Agenzia Alfa usate come esempio di quello che possono fare i pubblicitari. Il primo numero della “vera” serie, quella conosciuta dai lettori, verrà gettato via da uno sdegnato Nathan Never.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

SMETTO QUANDO VOGLIO MASTERCLASS
(Italia 2017, in I Volumi della Gazzetta dello Sport, © RCS Mediagroup S. p. A., umorismo)
Roberto Recchioni (T), Giacomo Bevilacqua (D)

Delizioso fumetto metanarrativo realizzato per promuovere il film omonimo, sèguito del precedente Smetto quando voglio. Stavolta la Banda dei Ricercatori ha a che fare con una nuova droga che, aggiornando una vecchia leggenda metropolitana, è stata inoculata nelle pagine dei fumetti a tiratura limitata con la cover variant. Ma anche questo stesso fumetto rientra nella categoria visto che viene venduto con quattro copertine diverse…
Oltre ad alcune disquisizioni teoriche sul linguaggio dei fumetti, Smetto quando voglio Masterclass presenta anche una comparsata degli autori Recchioni e Bevilacqua che si interrogano su quanto l’introduzione sia stata efficace.
Pseudofumetto: oltre ai vari fumetti e fumettisti reali che vengono citati, come esempio di fumetto “drogato” viene mostrata una copia di A Rat-Panda piace…, omaggio alle opere di Leo Ortolani e dello stesso Bevilacqua (e anche di Zerocalcare, visto che in quell’episodio a Rat-Panda piace un inequivocabile Armadillo).

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

I 50 DELLA NED 50!
(Italia 1997, in Fumo di China, © ?, umorismo)
Paolo Di Pietrantonio

Fumetto celebrativo in una sola tavola che festeggia i 50 numeri della rivista Fumo di China. Un magniloquente Vittorio Gassman presenta il lavoro dello staff della casa editrice Ned50, tra cui è riconoscibile il fumettista (e patron della casa editrice) Marcello Toninelli.

martedì 21 febbraio 2017

Riconquiste volume 2

Secondo volume che raccoglie la serie originale di quattro episodi (apparentemente conclusa ma suscettibile di ulteriori sviluppi) Riconquiste. Il primo volume lo avevo preso abbagliato dagli splendidi disegni di Miville-Deschênes, per scoprire poi durante la lettura che le apparenti velleità storiche erano solo il viatico per presentare una storia smaccatamente fantasy in cui compaiono animali fantastici e psionici di Atlantide (!).
Riconquiste racconta l’avanzata dell’Orda dei Viventi formata da Cimmeri (già, quelli di Conan…), Callipidei, Sarmati (che poi sarebbero le Amazzoni) e appunto Atlantidei contro l’impero Ittita. L’epopea è costellata di battaglie spettacolari, tradimenti, vendette, colpi di scena, violenza, belle donne e quant’altro ci si può legittimamente aspettare da una saga dal gusto popolare. In quarta di copertina Riconquiste viene definito «un’epica saga a metà tra il peplum e l’heroic fantasy» e in effetti mi sembra una definizione calzante.
Al di là dello sviluppo della trama, piuttosto prevedibile ma con qualche guizzo originale a partire proprio dal terzo capitolo che apre questo volume, sono gli splendidi disegni e colori di Miville-Deschênes a farla da padroni. Disegnatore dalla stupefacente abilità realistica, riesce anche a rendere perfettamente espressivi e dinamici (oltre che “belli”) i suoi personaggi, e a evocare le giuste atmosfere con le sue pennellate di colore. Le sue figure femminili principali, poi, risultano affascinanti e personalizzate senza mai scadere nello stereotipo. Non solo: i suoi animali, anche quelli più incredibili (ci sono pure i grifoni…) sono resi con grandissima maestria e credibilità. Sicuramente avrebbe beneficiato di una formato più grande, così come la trama intessuta da Sylvain Runberg (ma François Miville-Deschênes figura anche come soggettista) avrebbe meritato un minimo di riassunto visti i molti personaggi in gioco e i rapporti che hanno stabilito nei precedenti due capitoli. Ma lo spazio è quello che è, e insieme al frontespizio e alla riproduzione della copertina del quarto volume originale le 46 tavole di ciascuno dei due episodi non lasciano altro spazio nelle 96 pagine canoniche di cui è composto questo volume.
Riconquiste (che si può anche recuperare serializzato nei numeri recenti di Skorpio) è una buona occasione per distrarsi gustandosi una saga sanguigna e svagata, ma soprattutto per godere delle splendide tavole di Miville-Deschênes.

domenica 19 febbraio 2017

Sì...

...forse avevo visto giusto. Sull'ultimo numero de Il Giornalino è comparso un nuovo fumetto franco-belga. Non grido al capolavoro ma sembra molto interessante, e sembra svilupparsi in una dimensione più estesa delle pagine singole.

venerdì 17 febbraio 2017

Blake e Mortimer 24: Il Testamento di William S.

Finalmente sono riuscito a mettere le mani sull’ultimo volume di Blake e Mortimer. L’attesa è valsa la pena, perché è davvero molto bello.
L’inizio è strepitoso e, nonostante sembri apparentemente slegato dal resto, fornisce un bell’incipit.
Blake e Mortimer si trovano coinvolti nella disputa tra Oxfordiani e Stratfordiani, una querelle che vede contrapposti i sostenitori della teoria che Shakespeare non fosse mai esistito e quanti invece suffragano la tesi contraria. Questa disputa non è solo intellettuale e letteraria ma nel corso del tempo ha assunto contorni sin troppo tangibili e prosaici visto che fino al 1858 le due fazioni arrivavano persino a sfidarsi a duello ammazzando a vicenda i rispettivi appartenenti!
Nel fatidico 30 agosto di quell’anno Lord Lupus Sandfield, esasperato dalle morti insensate di suoi amici appartenenti all’una e all’altra fazione, propose un accordo per cui avrebbe versato 100.000 sterline nelle casse della confraternita che avrebbe dimostrato in maniera inoppugnabile la propria teoria, a patto che per un secolo cessassero le sfide e i duelli. Il Testamento di William S. si svolge a partire dal 29 agosto 1958, quindi il tempo incalza e bisogna risolvere il mistero entro il 1 settembre, proprio mentre è in corso uno sciopero dei controllori di volo.
Nel periodo in cui si svolge questo episodio ci sono quindi tre poteri in gioco: gli Oxfordiani, gli Stratfordiani e gli eredi di Sandfield, che teoricamente sarebbero tenuti a rispettare la consegna del loro antenato qualora emergessero prove evidenti a sostegno di una tesi o dell’altra, ma che potrebbero anche non gradire di partecipare al gioco, visto che nel corso di cento anni la somma originaria è diventata una cifra da capogiro…
Qualcuno ha messo alle calcagna di Mortimer i suoi sgherri, e non è detto che qualcuno delle altre fazioni non stia agendo per conto proprio.
Nel frattempo a Venezia, guarda caso, viene scoperta in un palazzo una camera segreta che contiene il primo indizio per arrivare al bandolo della matassa.
Il tutto mentre a Londra dei Teddy Boys (chiamati semplicemente Teddys) derubano la bella società che si avventura a piedi a Hyde Park, guidati da un misterioso individuo piuttosto dandy con il vezzo dei bastoni da passeggio con la testa di animali.
La vicenda è insomma bella complicata, con molti personaggi in azione e più di un enigma da risolvere: shakespeariana, appunto! Il ritmo frenetico e appassionante è sicuramente un grande pregio di questo volume, oltre al lavoro titanico di documentazione a cui si è sottoposto Yves Sente. Apprendo che nel 1958 esistevano già le macchine fotocopiatrici, di cui viene mostrato un esemplare raffigurata con la certosina cura che solo la BéDé può garantire.
Tutti i personaggi (e ce ne sono tanti) sono ben caratterizzati, interviene anche un Olrik in gran spolvero (ancorché confinato in carcere) e ci sono citazioni a non finire (la tizia con l’abito di Mondrian è un omaggio a Peggy Guggenheim, giusto?). Non mancano nemmeno spunti umoristici, o almeno ironici, come il biglietto lasciato all’Arena di Verona da Mortimer per canzonare i suoi inseguitori.
Ciò detto, la parte grafica è addirittura migliore di quella scritta. I disegni di Juillard sono splendidi come al solito (e anche lui riempie le sue vignette di citazioni) ma soprattutto sta continuando con successo la sua opera di “juillardizzazione” di Blake e Mortimer, per cui lo stile di riferimento di Edgar Pierre Jacobs si fa sempre meno costrittivo in favore di un maggiore realismo e di un segno più modulato e tratteggiato. I volti continuano a essere raffigurati in maniera più stilizzata, ma si tratta dell’ultimo tributo allo stile di Jacobs, che comunque di stili ne aveva praticamente uno a episodio. In questa avventura compaiono diverse donne e Juillard è riuscito a personalizzarle alla perfezione senza ricorrere alla caricatura.
Probabilmente Il Testamento di William S. verrà considerato un episodio minore nel corpus della serie (non c’è nessun complotto catastrofico, i protagonisti vi si trovano invischiati praticamente per caso, certe sequenze sono un po’ pilotate per far procedere la trama nella direzione voluta, l’immagine di Mortimer viene un po’ intaccata visto che si dimentica che in Italia si guida a destra e ammette di non sapere il Latino), ma io non sono riuscito a staccare gli occhi dalle pagine e non vedevo l’ora di arrivare alla conclusione del mistero.
L’edizione italiana a cura di Alessandro Editore presenta molti più refusi del solito, ma vista la qualità del fumetto si perdonano facilmente.

lunedì 13 febbraio 2017

Avevo visto giusto?

Forse. Comunque è presto per dirlo. In ogni caso il nuovo fumetto I Cavalieri di Mikaël Roux è molto simpatico. Se solo ne mettessero qualcun altro, di fumetto, su Il Giornalino...

domenica 12 febbraio 2017

Lirica a strisce. L'opera a fumetti. Numero 8: Nabucco

C’è molto di Sergio Toppi nei disegni di Andrea Riccadonna, e anche la colorazione (eseguita insieme a Guillermo Montañes) ricorda i toni volutamente freddi e piatti con cui Laura Battaglia colorò le tavole de Il Collezionista.
Proprio la parte grafica mi ha conquistato e quindi, col dodicesimo Don Camillo ancora latitante (ma mi hanno detto che forse la prossima settimana arriva…), ho ceduto alle lusinghe di questo elegante fascicolo di grande formato.
Nabucco è l’ottavo volume della collana “Lirica a strisce. L’opera a fumetti.”, un progetto nato per interesse del Teatro Comunale di Modena con la mission di fondere e diffondere i due linguaggi del melodramma e del fumetto. I più pessimisti potrebbero cogliere una macabra ironia nell’idea di pubblicizzare un linguaggio che è già di nicchia attraverso un altro che sta conoscendo un vertiginoso calo di popolarità, cionondimeno è piacevole constatare che la valenza didattica e promozionale del fumetto gli è ancora riconosciuta.
L’opera lirica è una delle cose meno “fumettabili” al mondo e in effetti in Nabucco è facile perdersi tra personaggi che si accalcano sulla scena senza apparente soluzione di continuità, invischiati oltretutto in un melange di tradimenti, ravvedimenti, perdite e riacquisti di memoria, e con repentini balzi temporali a separare i quattro atti. Pur nell’irrinunciabile fedeltà al testo originale, lo sceneggiatore Stefano Ascari è riuscito comunque a imporre un certo ritmo e a offrire delle sequenze coinvolgenti (ma è chiaro che Riccadonna ha avuto un ruolo determinante nella loro resa).
Non mancano apparati critici che riassumono anche la sinossi dell’opera, ma forse sarebbe stato meglio posizionarli all’inizio in modo da offrire subito un’infarinatura al lettore digiuno dell’opera di Verdi.
Il volume è spillato, ottimamente stampato su carta patinata e viene venduto a un prezzo tutto sommato abbordabile: 7 euro per 48 pagine a colori di cui 34 di fumetto. Perlomeno, questo è il prezzo che ho trovato appiccicato con un adesivo sul dorso, che non contiene nessun riferimento al costo originario – questa uscita risale al settembre 2015.

sabato 11 febbraio 2017

Il ritorno di Torpedo: intervista a Enrique Abulí

Dopo vent’anni Luca Torelli alias Torpedo è di ritorno sulla scena del fumetto con una storia firmata Enrique Abulí ed Eduardo Risso, in uscita presso Panini. Contatto lo sceneggiatore per avere qualche anticipazione.

Da chi è partita l’idea di questo nuovo episodio? È stato Lei a proporlo alla Panini o è stato l’editore a farsi avanti?

La idea vino de José Luis Córdoba, director de Panini (España), tras el éxito de las tres ediciones del integral de Torpedo. Me pidió un guion de 46 páginas para que lo dibujara Bernet. Cuando este rehusó, se decidió buscar a un dibujante para suplantarlo.

Può anticiparci il titolo, se ce n’è già uno?

El título del guion es “A propósito del mar Muerto”.

A che punto è la realizzazione di questo nuovo episodio? Per quando è prevista l’uscita?

Risso ya ha dibujado más de la mitad de la historia, que por cierto es a color, y esperamos que vea la luz antes de acabar el año. Puede que en setiembre.

Che formato avrà? Sarà il classico albo “alla francese” di 46 tavole?

Sí, será una historia de 46 páginas, como las otras historias largas de Torpedo.

Può già anticiparci quali saranno gli argomenti e l’ambientazione?

Ha pasado el tiempo para los autores de Torpedo y también para Torpedo.  Estamos en el año 1972. Torpedo ya no es el de los años treinta, sino el de la década de los setenta. Es viejo, pobre y padece de Parkinson. Pero su mala leche sigue intacta.

Torpedo col morbo di Parkinson! Non vedo l’ora di leggerlo.

lunedì 6 febbraio 2017

Si intravede una luce in fondo al tunnel?

Come avevo segnalato, la nuova gestione de Il Giornalino sta andando in una direzione un po' inquietante, con sempre meno pagine dedicate ai fumetti, tra cui non ci sono comunque produzioni originali ma anzi recuperi di materiale accumulato negli ultimi anni. E il fumetto franco-belga non è proprio al top.
Nel numero 6 attualmente in edicola compaiono (oltre a un episodio di Fra Tino che è un cross-over coi Puffi!) due inviti a sperare per il futuro: viene ospitata una tavola di La Cuisine des Sisters, propedeutica alla ricetta che presenta, e per il prossimo numero viene annunciato un nuovo fumetto dal titolo I cavalieri con ogni probabilità di origine franco-belga. Forse non sarà eccezionale come la sorpresa Zarla che venne ospitata sulla gloriosa The Garfield Show, ma sperare è lecito.

domenica 5 febbraio 2017

Il Fotografo primo volume

Il dodicesimo Don Camillo non vuole proprio saperne di arrivare, quindi mi tocca dedicarmi a spulciare le offerte della fumetteria per compensare.
Il Fotografo pubblicato in Italia dalla Lizard non mi ha mai interessato, anzi l’ho sempre guardato con un certo sospetto, ma lo mettevano al 50% di sconto e alla fine sono capitolato.
Questo genere di fumetto non mi interessa, il graphic journalism o qualunque sia la categoria in cui rientra Il Fotografo è una semplice esposizione di fatti (talvolta narcisistica) che proprio in virtù della sua natura di reportage può permettersi, anzi si sente quasi in dovere di fare, di essere disegnato approssimativamente – e con Guibert mi è pure andata bene. Senz’altro un volume da lasciare sbadatamente sul tavolino del soggiorno, oppure in bella vista nella libreria, per fare colpo su una certa categoria di ospiti, ma fumettisticamente parlando siamo al Neolitico. La mia impressione è stata confermata, ma tutto sommato poteva andarmi peggio.
Nel 1986 Didier Lefèvre accompagna come fotografo una missione di Medici Senza Frontiere diretta a Badakhshan in Afghanistan, fotografa praticamente tutto («Mi chiedo cosa ci faccio qui. E, come sempre, mi rispondo scattando delle foto» è la sua spiazzante filosofia di vita) e il fumettista Emmanuel Guibert compone i ricordi di Lefèvre come una sceneggiatura integrandoli con dei disegni per imbastire un fumetto, o qualsiasi cosa sia Il Fotografo. L’apporto più importante viene da Frederic Lemercier, colorista e “montatore” dell’opera che le dà il suo aspetto compiuto e quindi la parvenza di BéDé. Per quanto il ricorso a enormi didascalie che incorniciano le foto e le vignette cristallizzi l’opera e la renda più simile a un libro illustrato, soprattutto all’inizio.
Come prevedibile, ci sono appunto un sacco di didascalie a riassumere e descrivere quello che i disegni, scarni e spesso privi dei benché minimi sfondi, non possono lasciar trapelare (e Guibert ha pure un tratto molto piacevole e maturo, con cui potrebbe realizzare opere “classiche” di sicura qualità). Di conseguenza sono spesso i dialoghi le parti migliori, quelle in cui le nozioni passano con maggiore efficacia grazie alla verve degli interlocutori e in cui alcuni scambi di battute riportano Il Fotografo su un piano più narrativo che meramente descrittivo. Il viaggio si snoda con una certa piacevole indolenza da studio entomologico soffermandosi anche sulle diversità antropologiche delle popolazioni incontrate, cosa che offre però il destro a commenti talvolta un po’ infelici.
Alla fine un certo interesse viene suscitato (e considerato l’argomento mi sembra inevitabile) e non mancano neppure bei momenti come l’episodio dei 15 minuti di black-out in Pakistan, ma il fascino di quella sequenza e il suo ritmo si devono al lavoro del colorista Lemercier. Paradossalmente, in più di un’occasione mi sono trovato a pensare che Il Fotografo avrebbe funzionato meglio proprio senza le foto che spezzano quel poco di ritmo che ha. Anche perché alcune sono state riprodotte in formato molto piccolo oppure inspiegabilmente storte, costringendo il lettore a uno sforzo per decifrarle e quindi estraniandolo ancora di più dal tessuto della narrazione.
Il lettering, che sicuramente Nadège Vaïnas avrà elaborato a partire da quello originale di Guibert, non è molto bello e rende un po’ ostica la lettura (i punti sembrano delle virgole), e questa prima edizione della Lizard datata 2004 non è nemmeno scevra da refusi.
Il valore di documentazione di quest’opera è innegabile (tecnicismi a parte, la sequenza dell’operazione del tumore al piede è veramente toccante) ma dal punto di vista del fumetto è meglio stendere un velo pietoso.

venerdì 3 febbraio 2017

Historica 52 - Il Fronte Orientale 2: Terra bruciata

Inaspettatamente bello questo secondo e conclusivo volume de Il Fronte Orientale (ma non sarebbe stata molto meglio la traduzione letterale del titolo originale, L’Esercito dell’Ombra?).
Come avevo subodorato Olivier Speltens ha progressivamente preso mano col disegno ed è diventato molto più espressivo, armonioso ed efficace. Non solo: a livello di colorazione e decors digitali ha fatto un lavoro eccezionale, probabilmente esaltato dall’ottima stampa della Mondadori, che rende tutte le tavole molto suggestive e leggibili senza tradire l’occasionale collage – per quanto certi elementi meno che secondari come gli alberi in lontananza non siano proprio amalgamati benissimo col resto, ma sono inezie.
Benché Il Fronte Orientale rimanga un fumetto di guerra, anche i testi sono stati piacevoli e hanno riservato qualche sorpresa. Nel primo capitolo, Terra bruciata, viene narrata la disperata ritirata dei tedeschi dalla Russia attraverso l’Europa dell’Est, mentre il secondo, Eravamo uomini, mette in scena l’orrore della Germania stessa nel 1945, ormai prossima alla resa. La storia si concentra principalmente su Kessler, Klüger e Hartmann e nonostante gli inevitabili stereotipi del genere (assai poco invasivi, comunque) Speltens emerge per la sua verve narrativa, ossia la capacità di coinvolgere il lettore nelle situazioni in cui si ritrovano i suoi “eroi” rendendoli molto realistici. Ulteriore motivo di lode, la monumentale documentazione che traspare dalla lettura: non mi riferisco tanto ai dettagli tecnici quanto agli episodi evidentemente reali che sono stati inseriti nel tessuto narrativo con grande maestria.
E il finale è proprio bello.
Un dito in più non si nega a nessuno
Poiché anche questo numero di Historica raccoglie due episodi dalla canonica durata di 46 tavole come il precedente, in appendice c’è un sedicesimo in più con storyboard, studi e matite. Ci sono anche delle illustrazioni a colori probabilmente usate come copertine, forse di qualche tirage de tête: dato il tono estremamente crudo della serie è un po’ spiazzante vedere quelle con le pin up!