martedì 30 giugno 2015

Succubi 1



Buona ultima anche la Star Comics si è lanciata nella produzione di volumi BéDé dal formato brossurato, più piccolo degli originali ma con più di un episodio per volta. Dovrebbe avere già pubblicato alcuni titoli ma l’unico tomo che ho visto finora è Succubi.
La serie scritta da Thomas Mosdi ha come presupposto l’esistenza di una sorellanza occulta, le Figlie di Lilith, risalente all’Antico Egitto e dedita al controllo della Storia dell’umanità tramite la seduzione di uomini di potere usati come burattini. Con un manicheismo troppo schietto e ingenuo da non risultare geniale, le appartenenti alla setta vengono osteggiate da un altro gruppo occulto legato al Vaticano: i Figli di Adamo!
Il primo episodio si svolge durante il Terrore e mette in scena Camilla che concupisce un Robespierre ormai in declino decretandone la fine. Ma la Succube ha già nel mirino un altro pezzo da novanta.
La storia è accattivante e l’atmosfera ben ricostruita, ma il secondo episodio mi è piaciuto di più. In Roxelane la nubiana Setkem cerca inutilmente di ottenere i favori del sultano Solimano, che le preferisce una schiava europea che poi diverrà come intuibile dal titolo la storica Roxelana o Rossana (cioè la Roxana protagonista di un bel ciclo di Dago), convertita alle Figlie di Lilith.
Il concept della serie è ruspante e piacevole: in ultima analisi si tratta di coinvolgere delle pin up in vari contesti storici. Coerentemente con queste premesse ai disegnatori è richiesta una maggiore attenzione alle anatomie che all’espressività. Il Laurent Paturaud di Camilla è anche un bravo scenografo e costumista ma le sue scene d’azione sono piuttosto imbalsamate – curioso poi come disegna gli occhi dei personaggi sullo sfondo, che in qualche occasione risultano spalancati per far capire che sono aperti.
Adriano de Vincentiis è anch’egli più illustrativo che narrativo visto che la priorità è presentare una parata di corpi femminili in varie posizioni, ma mi è sembrato più personale e interessante di Paturaud, che ha fatto in ogni caso un buon lavoro.
La carta e l’allestimento di questa proposta Star Comics sono ottimi e in confronto alla concorrenza l’editore perugino offre una maggiore maneggevolezza rispetto agli albi Panini e RW Lineachiara (avendo oltretutto delle bandelle molto meno invasive di quelle dei 100% Cult Comics) e un formato più grande e godibile di quello F423 della Mondadori.
Purtroppo la collana Star Comics Presenta in cui è inserita Succubi sembra essere funestata da una distribuzione non all’altezza, e questo volume in particolare presenta un po’ di refusi ed errorini. Ma costa solo 11 euro e li merita abbondantemente.

domenica 28 giugno 2015

WOW 1

Ma la BéDé sta veramente riscontrando un grande successo in Italia o è solo un fuoco di paglia alimentato dalla corsa sfrenata alla pubblicazione degli editori nostrani? Sia come sia, anche il gruppo Gruner+Jahr ha varato una sua estemporanea collana per offrire in poco più di un mese (fine giugno-metà luglio-1 agosto) un bel malloppo di fumetti con target jeunesse.
La scaletta di questo primo numero di WOW (ripetuta praticamente invariata fino al terzo) comprende due storie lunghe e una raccolta di one-pager o storielle brevi di tre serie umoristiche. Non tutto è inedito: di Titeuf era già stata tentata un’edizione italiana mentre ChronoKids e Capitan Bicipiti si sono già visti su Il Messaggero dei Ragazzi e infatti l’episodio della prima serie con un fumettista d’invenzione l’ho preso da lì.
Senza uno straccio di editoriale che non sia la sintetica presentazione dei fumetti e qualche pubblicità, WOW si presenta come un instant book in cui infilare più materiale possibile senza la necessità di delineare una precisa linea editoriale. La qualità bassa della carta e la mole imponente delle pagine, ben 152, sembrano indicare la volontà di capitalizzare il più possibile sulla sperabile fame di lettura tipica del periodo estivo.
I due volumi completi in apertura e in chiusura della rivista sono indirizzati a un target adolescenziale. Talisman è molto ben disegnato (ma non viene specificato se il disegnatore sia Desbois o Martin) e la storia sembrerebbe essere un fantasy contemporaneo con un elemento misterioso da risolvere. Purtroppo nelle sue 46 tavole la storia procede poco o nulla ed è più quello che anticipa che quello che rivela; I Cavalieri della Civetta è un fantasy umoristico misto a fantascienza con pesanti influenze manga/videoludiche. Pur nella sua inconcludenza, gli ho preferito Talisman.
Ho notato come i prodotti per teenager siano molto più stereotipati rispetto a quelli all-age, e in estrema sintesi entrambe le storie lunghe sono riconducibili all’archetipo di Cenerentola.
Ho apprezzato di più i fumetti umoristici, poco importa per le frequenti derive pipi caca (anzi, quasi quasi ben vengano), anche se le gag di Titeuf scelte per questo primo numero non sono tra le migliori della serie, almeno da quel poco che lo conosco io. ChronoKids è la proposta che mi ha convinto di più, anche perché unisce all’umorismo una maggiore articolazione dei singoli mini-episodi di 3 o 4 tavole.
Non credo che seguirò le prossime uscite, e d’altra parte non rientro certo nel target della proposta; le serie a puntate non mi hanno catturato e tra le umoristiche non ho trovato nulla di irrinunciabile. La carta non eccelsa che ho ricordato sopra, inoltre, in alcuni punti non facilita la lettura come ad esempio nelle ultime due vignette di pagina 24.
C’è ovviamente la speranza che a fronte di un buon successo WOW diventi una testata vera e propria e che offra materiale più interessante.

sabato 27 giugno 2015

Un'anima lacerata



La mia di fronte al nuovo corso di Dark Universe. Capisco benissimo che la RW Lion non è del tutto responsabile del calo qualitativo del mensile (il materiale tra cui può scegliere è quello, e i meccanismi per destreggiarsi nella programmazione devono essere complessi) però il John Constantine supereroistico, il Phantom Stranger misticheggiante e pesantino, l’estenuante difficoltà di seguire Blight mi hanno già messo alla prova... adesso arriva pure Gotham by Midnight del terribile Ben Teplesmith. Oltretutto nelle stesse pagine in cui è ospitato l’eccellente Saiz, dal cui confronto esce con le ossa rotte. Oddio, per me Templesmith ne uscirebbe male pure contro John McCrea, ma qui lo stacco è proprio abissale.
Ovviamente all’epoca non ebbi problemi a turarmi il naso e leggere Fell, unico caso al mondo in cui il formato ridotto di un comic book è servito a qualcosa, ma solo perché c’era Warren Ellis ai testi.
Insomma: già l’Hellblazer mezzo supereroe mi sta sulle balle (né apprezzo l’uso smodato del computer ai disegni) e alla fin fine Swamp Thing è l’unica cosa che leggo di gusto di Dark Universe; è arrivato il momento di darci un taglio o qualcuno che ha già letto in originale mi consiglia di tenere duro nonostante gli sgorbietti di Templesmith?
Jesus Saiz
Ben Templesmith

giovedì 25 giugno 2015

Le Nuove Inchieste di Ric Roland 1: R.I.P., Ric!



A sfogliarlo non mi ha fatto una buona impressione questo nuovo Ric Roland: i disegni di Simon Van Liemt mi sono sembrati troppo ostentatamente vintage per non risultare forzati. Poi l’ho letto ed è stato un bello choc.
Zidrou ha imbastito una trama decisamente forte, in cui il redivivo Camaleonte dopo mesi di preparativi prende il posto di Ric rubandogli l’identità (e quindi gli amici, il lavoro, ecc.) per eliminarlo in maniera rocambolesca durante le celebrazioni delle nuove nozze del Commissario Bourdon. Pur con lo stile retrò dei disegni e con le volute ingenuità seminate da Zidrou per ricreare l’atmosfera degli episodi classici scritti da Duchâteau, la storia ha un che di inquietante, come se ci fosse un qualcosa che “non torna”: Bob Drumont, ad esempio, è vivo e vegeto. La spiegazione è che R.I.P., Ric! è ambientata nel 1968, come vari dettagli avrebbero permesso di presagire, ma Zidrou ha saputo mantenere con classe il senso di sospensione e straniamento fino alla rivelazione di pagina 15. A me, almeno, le prime tavole hanno dato una sensazione di straniamento.
La storia procede su due binari paralleli ma nettamente in antitesi tra di loro. Da una parte c’è la trama vera e propria, flamboyant e incalzante come molti degli episodi anni ’60, dall’altra c’è un livello metanarrativo tramite cui Zidrou muove delle affettuose critiche alle innocenti semplicità e ai luoghi comuni della serie. Oddio, “affettuose” fino a un certo punto visto che dopo l’ennesima frecciatina alle ingenuità della serie classica e la ripetizione ossessiva che Ric va sempre agli appuntamenti con gli avversari da solo e disarmato viene il sospetto che lo sceneggiatore non apprezzi molto il personaggio, un po’ come quando Castelli negli speciali di Martin Mystére sottolinea l’assurdità di certe convenzioni fumettistiche che lo riguardano.
La prospettiva critica in cui viene messo il lettore risulta così piuttosto drastica e non proprio piacevole visto che viene anche accompagnata da alcune radicali modifiche dei personaggi principali o a rivelazioni choccanti sul loro conto. La Nadine “liberata” non l’ho digerita facilmente, ed è stato sconvolgente scoprire quello che faceva Bourdon durante la Seconda Guerra Mondiale. Raccapricciante, poi, vedere Nanar morto ammazzato. Credo di aver subito lo stesso effetto che avrebbe generato su un fan della Charlton Comics la lettura di uno Watchmen coi personaggi originariamente previsti.

Al di là di queste considerazioni Zidrou conduce il gioco con una certa abilità e in più di un’occasione si vede che ci tiene a far capire quanto ha studiato la materia visti i molteplici rimandi alle storie classiche (come fece anche Van Hamme con il suo primo volume di Blake e Mortimer). È anche stato bravo a inserire i vari pezzi del puzzle inventati da lui nel quadro generale della serie e il finale di R.I.P., Ric! sembra anche abbozzare una spiegazione plausibile del perché Ric Roland abbia vissuto cinquant’anni di avventure senza apparentemente invecchiare. Quello che manca a Zidrou è la fresca ironia di Duchâteau che, almeno nel mio caso, ha reso più di una storia interessante quando altrimenti sarebbe forse stata un po’ insipida. Divertente, comunque, la scenetta con Hermelin.
Purtroppo la prima impressione che ho avuto di Van Liemt si è rivelata corretta. Apprendo da Wikipedia che si tratta di un disegnatore (relativamente) giovane con pochi albi all’attivo e ignoro quale sia il suo stile abituale, in questo volume il suo rifarsi a una estetica retrò, un po’ sulla scia di certi disegnatori come Darwyn Cooke, mi è sembrato forzato e anche fuori luogo non rifacendosi nemmeno allo stile per cui Tibet è maggiormente conosciuto. Mi sembra addirittura che abbia approfittato della copertura offerta da questa scelta stilistica per giustificare certe anatomie e inquadrature non proprio (o per nulla) impeccabili. La sua Nadine, poi, è peggio di quella di Tibet, il che è tutto dire.
In definitiva non posso dire che questo nuovo Ric Roland mi abbia proprio deluso del tutto visto che ha un innegabile shock value, di certo come recupero di BéDé classica ho preferito di gran lunga Michel Vaillant. Peccato, perché la qualità della carta e il prezzo sono migliori rispetto a quelli del volume del pilota di Formula 1.
Il secondo volume delle Nuove Inchieste è già annunciato in quarta di copertina: vedremo dove andrà a parare Zidrou.

mercoledì 24 giugno 2015

America's got Powers

Ma sì, alla fine è valsa la pena di seguire questa miniserie. Mi ci sono avvicinato solo per i disegni di Bryan Hitch, temendo un’abissale porcata viste le premesse (un reality show con supereroi) ma in ultima analisi è stata una lettura abbastanza piacevole.
Gli elementi che Jonathan Ross ha messo insieme sono di una banalità desolante, tutto già visto e fatto meglio da altri, però ha saputo gestirli abbastanza bene e l’attenzione non è calata fino alla fine. Inoltre la natura indie del progetto ha permesso di inserire certe situazioni che penso difficilmente sarebbero passate altrove: la violenza ha connotati realistici, e dubito che in un comic book Marvel o DC vedremo mai degli adolescenti che si sono fatti uno spinello.
Alla fine l’elemento che mi ha lasciato un po’ (ma proprio poco poco) perplesso sono stati proprio i disegni di Hitch. Lo ritengo sempre il migliore disegnatore americano di oggi accanto a pochi altri come Immonen e Pasarin, ma purtroppo in tutti questi anni non ha ancora imparato a disegnare un viso di profilo. E, vecchia storia, basandosi massicciamente su fotografie e facendo un grande ricorso al tratteggio è inevitabile che quando lui o i suoi inchiostratori non imbroccano la linea giusta tutto l’immane lavoro alla base delle sue vignette crolli impietosamente.
America’s got Powers non è un capolavoro (ben lungi dall’esserlo) ma è andato giù liscio che è stato un piacere, tranne un po’ nell’ultimo volumetto che raccoglie gli ultimi episodi tirati un po’ troppo per le lunghe.
A margine (ma neanche tanto), segnalo che anche se la brossura della collana Panini Comics Presenta ha una sua eleganza sarebbe stato mille volte meglio pubblicare America’s got Powers su uno spillato vista la quantità di tavole doppie che non si riescono a godere del tutto senza fare a pezzi i volumetti – e alcune sono pure state stampate spaiate per cui la tavola di destra sporge di due o tre millimetri buoni rispetto a quella di sinistra.

domenica 21 giugno 2015

Il Morto 18: L'Occasione



Neanche delle cattive notizie ci si può fidare... E io furbo (=coglione) che ho declinato l’invito di un amico a prendermi il numero 17 de Il Morto in fiera a Reggio Emilia, tanto gli altri non si sarebbero comunque più visti in edicola.
E invece eccolo qua il numero 18, con la storia precedente ovviamente monca visto che come annunciato il 17 nelle edicole non è arrivato.
Comunque: il dottor Orbi, novello Pietro Chiocca (evidentemente in quarant’anni le cose sono cambiate poco o nulla), ha una florida attività di mercante d’armi. Una transazione non va a finire come desiderato e il pover’uomo si trova braccato da un’affascinante mercenaria. Creduto morto a causa del crollo dell’aereo che avrebbe dovuto prendere, si ritrova a ricominciare da capo la sua vita anche perché scopre delle spiacevoli verità sul suo ménage familiare. Il guaio è che in mancanza di fondi i suoi clienti lo hanno pagato in diamanti grezzi che fanno molto gola a un malintenzionato e alla sua compagna.
Con quella casualità di cui vivono i fumetti, incontra inaspettatamente Peg che ovviamente prenderà parte alla vicenda anche nei panni del Morto. Il fortuito incontro con Orbi sembra costituire un importante punto di svolta per la serie visto che in precedenza i due si erano già conosciuti e il mercante di morte può fornire degli indizi sul passato dello smemorato vendicatore.
La narrazione procede spedita e coinvolgente; come spesso accade in questo fumetto non mancano squarci iperrealisti sull’Italia contemporanea (i negozi Compro Oro...) e una certa carica di critica sociale. Molto bella la scena del treno. Purtroppo sul finale la storia accelera improvvisamente e si concede qualche digressione un po’ farsesca, comunque accettabile visto che alla fine il cattivo sembra redimersi e questo mi pare un tocco di originalità.
Ai disegni Marco Boselli (con chine di Leonardo Gagliano) compie un buon lavoro ma nelle ultime pagine pure lui sembra avere qualche cedimento forse dovuto alla fretta di consegnare in tempo l’episodio. Niente male le sue donnine.
A integrare questo numero 18 c’è la seconda parte de La Cassapanca, un “libero” iniziato nel numero scorso (ma proprio quel fottuto 17 dovevano saltare?!), in cui mi sembra che né lo sceneggiatore Roberto Anghinoni né tanto meno il disegnatore Ermete Librato siano molto ispirati. E l’impressione non è solo dovuta all’incazzatura di essermi perso il numero 17.

venerdì 19 giugno 2015

Un po' di colore

E' quello che secondo me ci vorrebbe per la collana Historica, che negli ultimi numeri he presentato delle scelte cromatiche delle copertine assai cupe, che accostate risultano ancora più scure e un tantinello funeree.

domenica 14 giugno 2015

Spirou e Fantasio l'Integrale 1981-1983



Con la nuova uscita degli integrali di Spirou e Fantasio la RW Lineachiara compie un vorticoso balzo in avanti di 20 anni e dal biennio 1959-1960 a cui era arrivata questa collana con la seconda uscita passa direttamente ai primi anni ’80. La ragione va probabilmente ricercata nel desiderio di presentare il prima possibile il lavoro della premiata ditta Tome & Janry, che oltre alla qualità che ha saputo fornire è più in sintonia con i lettori contemporanei risalendo queste opere a “soli” 30 anni fa.
L’apparato redazionale è ricchissimo come nel solco della tradizione di questi integrali ed è particolarmente lodevole la schiettezza documentaristica con cui vengono spiegate le ragioni, dettate da giochi di potere interni alla casa editrice Dupuis, per cui a fare da continuatori ufficiali delle gesta degli eroi siano risultati vincitori due “negri” poco più che esordienti rispetto ad altri nomi eccellenti o ad outsider con raccomandazioni importanti.
Se dal punto di vista dei disegni la coppia raggiunge (anzi, diciamolo: supera) le vette più alte della saga fino a quel momento, ho trovato che i testi non brillano in un primo momento né per originalità né per la qualità dello storytelling. Ma dopo un brevissimo periodo di rodaggio Tome & Janry faranno faville, che si vedono già in questo volumone.
L’integrale raccoglie una mezza dozzina di storie brevi e le prime tre storie lunghe realizzate dalla coppia e comparse sulla rivista Spirou e sui suoi supplementi. Nel confezionare il volume è stato seguito un ordine strettamente cronologico, così che le storie brevi raccolte nel 38° volume della collana dedicata alla serie non sono state presentate per ultime ma inframmezzate alle altre a seconda dell’anno di pubblicazione (ciò ha portato a uno sfasamento dei testi introduttivi affidati allo scoiattolo Spip, ripresi dal volume ufficiale di Dupuis che raccoglieva quelle storie, evidentemente secondo una scaletta diversa).
La Voce senza Padrone è una storiella in 8 tavole senz’altro ben confenzionata ma un po’ insipida, i tentativi evidenti di rifarsi alla poetica di Franquin e alle sue suggestioni si risolvono in una trama un po’ infantile.
Occhio alla Foto! è invece una storia molto più godibile e divertente, un whodunnit in cui tra gli scienziati pazzi convenuti a Champignac i due eroi in incognito devono scoprire una spia. 14 tavole strampalate e ricche di invenzioni e gag come nel migliore Franquin.
La Minaccia è un simpatico divertissement in 4 tavole, dopo il quale si comincia a fare sul serio, ovvero si vedono finalmente le storie corpose nelle canoniche 44 tavole.
Virus è la prima storia lunga confezionata dai giovani autori. Si respira aria di Guerra Fredda: Spirou e Fantasio vanno in  missione al Polo Sud per cercare di debellare un virus e salvare gli scienziati della stazione scientifica da cui ha avuto origine.
Nonostante l’ambientazione interessante e una massiccia dose di azione (oltre a qualche gag esilarante come un tentato suicidio con una corda elastica), Virus non mi ha convinto del tutto. Sarà che a causa dell’ambientazione stessa, e quindi degli indumenti che impone ai personaggi, i comprimari pur interessanti non emergono (fatta eccezione per una foca-cane San Bernardo, che ovviamente non ha bisogno di mettersi uno scafandro o una tuta). Inoltre come scrivevo sopra lo storytelling di Tome & Janry non è calibrato con quanto visto in precedenza sulla serie e necessita di una certa attenzione da parte del lettore. Le didascalie descrittive sono del tutto assenti e spesso i due autori ricorrono a una narrazione rapida che genera e risolve le situazioni in due o tre vignette, richiedendo appunto da parte del lettore una certa attenzione per cogliere tutti i dettagli e ricostruire la dinamica di come si è svolta l’azione, con conseguente rallentamento di sequenze che vorrebbero essere fulminanti. La striscia finale, inoltre, sembra messa lì un po’ a caso; certo, in italiano non si è potuto tradurre pienamente il gioco di parole finale ma penso che anche in originale abbia costituito un discreto anticlimax.
In Avventura in Australia il lavoro di Tome & Janry decolla. Spirou e Fantasio si precipitano ad Albuh Mine (vabbeh, qui il gioco di parole si intuisce lo stesso) per aiutare il Conte di Champignac a trovare un «vero tesoro» ma una volta sul posto la loro diverrà una missione di soccorso.
In questo episodio ci sono avventura, esotismo, giocoso misticismo, una cura maniacale per i dettagli e dei personaggi molto azzeccati e originali (da sottolineare soprattutto gli aborigeni e le loro mitologie, quando non erano ancora di moda). Inoltre ritorna Seccotine e checché ne dica lo stesso Janry nella sua testimonianza riportata a pagina 30 l’operazione di aggiornamento del personaggio agli anni ’80 è riuscitissima, non solo nelle sue caratteristiche esteriori ma anche nell’approfondimento del suo rampantismo giornalistico, che sarà alla base dell’ultima gag – ma, tornando allo storytelling, non capisco perché dilatarla con quelle vignette aggiuntive.
Chi fermerà Cyanure? è addirittura migliore di Avventura in Australia. A seguito di un ipertecnologico acquisto poco soddisfacente, che darà origine a una gag strepitosa, Fantasio e Spirou vanno a Champignac (e tre!) per recuperare il buffo robot che il furbo venditore ha appioppato in sostituzione. Qui si troveranno coinvolti in una lotta frenetica contro Cyanure, una sexy robot creata da un ferroviere solitario, che ha il potere di controllare i meccanismi elettronici.
La storia è piena di azione, umorismo e anche di un po’ di malizia. Le invenzioni della coppia sono azzeccatissime, ma Chi fermerà Cyanure? è ancora più notevole per il recupero di altri personaggi storici ideati da Franquin. E le opinioni di Tome & Janry sui pericoli del progresso e sulla minaccia delle multinazionali (già ravvisabili nei precedenti episodi) si fanno più esplicite.
A inframmezzare i tre episodi lunghi ci sono altre tre storie brevi di cui ho apprezzato di più quelle che presentano elementi metafumettistici: Dannato Falsario! rimanda alla storia del misterioso quinto volume di Gaston, citata anche da Alfredo Castelli in Fumettisti d’Invenzione!, mentre L’unica e più o meno vera Storia della Giovinezza di Spirou raccontata dallo Zio Paul! è un excursus sulla vita del personaggio e dei suoi autori, con ghiotti riferimenti all’editore Dupuis. Anche la più canonica Groom du président è comunque molto simpatica.
Gli unici difetti di questo integrale sono la qualità di stampa non proprio perfetta delle storie brevi non riprese dal volume 38 ma da qualche altra fonte (problema che immagino riguarda anche l’integrale originale francese) e la consapevolezza che alcune, spero non troppe, battute di Tome & Janry rimangono intraducibili e quindi non godibili in italiano visto che fanno uso di giochi di parole e omofonie non riproducibili nella nostra lingua.
Non manca qualche refuso e altre piccole sviste (a pagina 194 il testo tradotto dell’ultima riga viene riportato anche in francese) ma sono bazzecole.

sabato 13 giugno 2015

Fumettisti d'invenzione! - 91

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

SAM ZABEL AND THE MAGIC PEN (SAM ZABEL E LA PENNA MAGICA)
(Nuova Zelanda/Canada 2014, in Atlas, © Dylan Horrocks, metafumetto)
Dylan Horrocks

Spin-off di Hicksville. Il fumettista Sam Zabel, autore dell’autoprodotto Pickle e ora sceneggiatore di Lady Night, sta attraversando un periodo di crisi creativa quando si ritrova nelle pagine di un vecchio fumetto, The King of Mars, realizzato dal misconosciuto Evan Rice.
Tutti i fumetti realizzati con il pennino magico donato a Rice dal fumettista Joe Curtis permettono di accedere alle realtà alternative create su carta dai loro autori.

Pseudofumetti: oltre a The King of Mars Evan Rice aveva realizzato anche The Queen of Venus. Joe curtis realizzò molti comic book per diverse case editrici prima di arrendersi alla crisi del settore convertendosi in marinaio: tra questi c’era la tarzanide Jorna of the Jungle. Durante un simposio sulla letteratura del XXI° secolo a cui è invitato come oratore Sam incontra Alice Brown, autrice del web-comic Wonderland, mentre nelle sue peregrinazioni nei mondi immaginari gli fa da cicerone Miki, protagonista femminile del manga omonimo che un fan impossessatosi del pennino magico ha trasformato in un delirio pornografico.

[ALTRI MEDIA] GIOCHI (pag. 134)

CO-MIX
(Italia 2014, gioco da tavolo edito da Ghenos Games)
Lorenzo Silva

Vagamente simile a un gioco di comitato, Co-Mix cala i giocatori nei panni di fumettisti visto che i partecipanti dovranno imbastire delle sequenze di fumetto compiute (poi giudicate dagli altri giocatori) con i materiali a loro disposizione, ovvero dei cartoncini che ricalcano la griglia di una tavola a fumetti e delle vignette preconfezionate double-face.
Il gioco è riccamente illustrato dal fumettista reale Matteo Cremona, che non lesina sulle citazioni fumettistiche.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

DC COMICS PRESENTS (EROI DC COMICS PRESENTA OMAGGIO A JULIUS SCHWARTZ)
(Stati Uniti 2004, © DC Comics, supereroi)
Autori Vari

DC Comics Presents era originariamente una testata creata nel 1978 per presentare dei team-up di Superman. Nel 2004 venne riesumata come serie limitata di otto numeri 1 (ciascuno con due storie all’interno) in omaggio allo storico editor della DC Comics Julius Schwartz, deceduto qualche mese prima. Com’era abitudine di Schwartz, gli autori dei singoli numeri, spesso equipe di sceneggiatori classici e disegnatori moderni o viceversa, sono chiamati a inventarsi una storia a partire dalla copertina già realizzata. Più di uno di questi divertisements ruota intorno alla figura di Julius Schwartz e ad altri protagonisti del mondo del fumetto statunitense, in particolare i seguenti episodi:

Visitors Day in DC Comics Presents: Hawkman 1 (2004). Cary Bates (T), John Byrne, Lary Stucker (D).
Julius Schwartz viene bloccato in metropolitana nel tragitto verso l’ufficio da due alieni che possono vedere tutti gli universi alternativi: la copertina di un numero di Hawkman ha generato un paradosso che potrebbe riverberarsi anche sulla realtà e bisogna assolutamente che Schwartz e lo sceneggiatore Gardner Fox trovino una buona storia per togliere dall’impasse Hawkman e il suo antagonista.

Flash Back! in DC Comics Presents: The Flash 1 (2004). Dennis O’Neil (T), Doug Mahnke, Mark Farmer (D).
Flash va a fare una visita al suo amico Julius Schwartz (già incontrato nel numero 179, a cui questa storia rimanda) mentre un alieno lo sta attaccando per errore. Rimasto vittima del raggio dell’alieno, Flash rischia di morire se entro 15 minuti non riuscirà a rendere nota la sua situazione a 168 persone parlando loro attraverso due lingue diverse. Schwartz ha l’intuizione di ricorrere al fumetto, che basandosi su codici letterari e grafici è come se parlasse due lingue. Mette così al lavoro un già oberato disegnatore (anonimo) che grazie ai poteri di Flash e al proverbiale “cosmic threadmill” realizzerà in tempo il fumetto.

Secret behind the Stolen Super-Weapons in DC Comics Presents: Justice League of America 1 (2004). Harlan Ellison, Peter David (T), Joe Giella (D).
1967: Julius Schwartz è oppresso dal lavoro che mal si adegua alla routine familiare. Stanco morto, sogna di prendersi una rivincita sui suoi “figli” della Justice League of America.

Ride a Deadly Grenade! in DC Comics Presents: The Atom 1 (2004). Dave Gibbons (T), Pat Oliffe, [John] Livesay (D).
A causa di un incidente in un laboratorio Atom viene proiettato nel mondo reale proprio nello studio del suo sceneggiatore Gardner Fox, che per farlo tornare nel suo universo si rivolge a Julius Schwartz che a sua volte coinvolge l’amico Tex Ford, eroe di guerra che collaborò con Schwartz alla testata Strange Sports Stories.
L’avventura che hanno vissuto fornirà a Schwartz l’idea per la copertina di The Atom commissionata a Gil Kane.

Nella serie non mancano riferimenti meno invasivi, ridotti talvolta a una semplice strizzatina d’occhio:

Batman of Two Worlds in DC Comics Presents: Batman 1 (2004). Geoff Johns (T), Carmine Infantino, Joe Giella (D).
Cameo di Julius Schwartz come regista dello show televisivo di Batman.

Two Worlds in DC Comics Presents: Mystery in Space 1 (2004). Grant Morrison (T), Jerry Ordway, Mark McKenna (D).
Grant Morrison alterna la narrazione della storia portante con alcune considerazioni sulla filosofia e sull’impatto che ebbero le idee impostate da Julius Schwartz.

Secret of the Phantom Quarterback in DC Comics Presents: Superman 1 (2004). Paul Levitz, Keith Giffen, Al Milgrom (T e D).
Gli sceneggiatori Fox, Broome, Bates, Maggin e Pasko vengono citati come giocatori di football.

The Fastest Man... Dead! in DC Comics Presents: The Flash 1 (2004). Jeph Loeb (T), Ed McGuinness, Dexter Vines (D).
La prova di un delitto viene rinvenuta tramite lo stesso comic book che questa storia omaggia.

Ride a Deadly Grenade! in DC Comics Presents: The Atom 1 (2004). Mark Waid (T), Dan Jurgens, Jon Bogdanove (D).
Alcuni criminali (con nomi quali Broome, Fox e Kanigher) si sono ispirati per le loro incredibili imprese alle idee di Ed Note, un editor presso una casa editrice di fantascienza che ama discutere ad alta voce delle sue idee coinvolgendo i commensali a pranzo.

[NARRATIVA] CARTOONIST COME PROTAGONISTA (pag. 71)

ROMA CITTA’ MORTA
(Italia 2015, Multiplayer Edizioni, grottesco)
Luca Marengo, Giacomo Bevilacqua

I due autori lasciano una testimonianza tramite i rispettivi mezzi (la scrittura e il fumetto) dell’apocalisse zombi che ha colpito Roma.

mercoledì 10 giugno 2015

Ancora da Il Giornalino



Al pari di Luca Salvagno anche Giuseppe Ferrario è stato una piacevole (ri)scoperta. Lo avevo già visto su Assenzio in SuperG ma credo dia il meglio nella serie I Racconti della Palude. Il fumetto in sé è dignitoso ma non proprio memorabile: al netto dell’ambientazione abbastanza originale (Louisiana o comunque uno degli States meridionali) le storie sono semplici e coerentemente con la sede di pubblicazione hanno un sostrato edificante e/o moralizzatore.
I disegni sono invece notevoli visto che ho riscontrato una curiosa particolarità. Ferrario è un disegnatore di stampo umoristico dal tratta morbido-disneyano (non squadrato-Cartoon Network come altri suoi colleghi de Il Giornalino) in cui convivono delle teste caricaturali e dei corpi che, seppur piegati a necessità espressive e dinamiche, sono estremamente realistici. Le posture che usa sono incredibilmente naturali pur non essendo praticamente mai banali. Anche il panneggio delle vesti e la resa degli abiti sono particolarmente efficaci, segno che forse Ferrario utilizza fotografie o modelli per il suo lavoro.
Il risultato è così nonchalant che non ci si fa immediatamente caso, giudicate voi stessi:

domenica 7 giugno 2015

Historica 32 - 14-18 1: Il Soldatino



Ormai è evidente anche a me che La Grande Guerra non è il titolo che la Mondadori ha dato ad alcune serie franco-belghe ma una sorta di etichetta, una collana-nella-collana, in cui presenterà storie ambientate durante il primo conflitto mondiale. C’ero cascato ben due volte (qui e qui), ma visto che 14-18 è una serie lunga con ulteriori sottotitoli a distinguere i volumi stavolta me ne sono accorto.
Non amo le storie di guerra ma questa è un po’ particolare. In sostanza è la saga di otto amici francesi (di indole, moralità ed estrazione sociale diverse) che ad agosto 1914, proprio a ridosso del matrimonio di uno della compagnia, partono per il fronte.
La loro nuova vita è ovviamente caratterizzata da quelle brutalità e tragedie che già sono state raccontate in vari libri, film e fumetti, ma per quanto la vita militare sia ben presente sembra costituire più che altro un banco di prova per i protagonisti, una iniziazione funzionale alla rivelazione della loro vera natura, un’occasione in cui verranno a galla segreti inconfessabili. Anche se non mancano scene con battaglie, trincee e quant’altro i riflettori sono puntati sulla psicologia degli otto protagonisti e, svolta decisamente originale in questo genere di fumetti, delle loro compagne rimaste a casa. Corbeyran ha imbastito inoltre un sistema di flashforward con cui all’inizio di ogni episodio (ognuno dei quali segue una precisa cronologia) viene mostrata la sorte di uno o più coscritti – finora, la maggior parte ne è venuta fuori malissimo!
Il gioco col lettore diventa quindi quello di capire come si è arrivati a un certo punto, e intuire le situazioni che hanno portato a conflitti o prese di coscienza nel gruppo. Una struttura che avvince e che mantiene vigile il lettore, ma che ha il limite di dare l’impressione che a fare la Prima Guerra Mondiale fossero solo gli otto protagonisti visto che i volumi sono impostati sulle canoniche 46 tavole (o poche più) degli albi standard franco-belgi, riducendo fisiologicamente lo spazio degli altri comprimari, che sono praticamente solo due graduati dell’esercito francese – gli altri personaggi e “comparse”, a parte le donne, sono del tutto indistinti.
I disegni di Étienne Le Roux non sono granché o forse sono semplicemente poco adatti al tipo di storia: troppo lievi, ogni tanto quasi caricaturali, a volte apparentemente risolti con una certa faciloneria. Questo per quel che riguarda le figure umane: va detto infatti, come segnalato da Sergio Brancato nell’introduzione, che in realtà Le Roux è più che altro l’organizzatore di uno studio che comprende anche Loïc Chevallier (décors) e Jérôme Brizard (colori e sfondi del secondo episodio).
14-18 è una serie che seguirò con curiosità e costituisce anche una bella scommessa da parte della Mondadori, o forse una testimonianza dell’ottima salute di cui gode la collana Historica: 14-18 è prevista sulla lunghezza di 10 episodi ed essendone usciti al momento solo 3, quelli qui raccolti, non penso che vedremo la conclusione prima di 5 anni – a voler essere ottimisti. Con i migliori auguri che Historica per quella volta ci sia ancora.

sabato 6 giugno 2015

Cosmo Color 21 - Colorado 3: Big Black Banjo



...e come spesso accade uno non fa in tempo a lamentarsi che qualcosa è in ritardo, che quel qualcosa finalmente esce.
Come si evince dal titolo, il terzo episodio di Colorado mette sotto i riflettori la storia del musicista di colore della compagnia di Navaja ma è anche un importante punto di svolta nella serie visto che viene rivelato come i protagonisti sono venuti a conoscenza della montagna d’oro che li starebbe aspettando e che finalmente si mettono a cercarla, riannodando alcuni fili rimasti in sospeso in precedenza.
Fossi un appassionato di western questo volume mi avrebbe probabilmente entusiasmato. Non amo particolarmente il genere e sono rimasto un po’ perplesso. È giusto e sacrosanto che i generi consolidati vadano avanti grazie a stereotipi e che il lettore non si impunti sulla verosimiglianza delle situazioni più avventurose, ma questo benedetto Big Black Banjo va avanti solo a forza di botte di culo, e lui è il primo a sottolinearlo nel resoconto della sua vicenda a Wong Lee e Miss Mauren, infarcita appunto di quelli che lui chiama «miracoli». Può darsi che l’intenzione di Mitton fosse proprio quella di fare dell’ironia sui luoghi comuni del western, ma il dubbio se si prenda sul serio o no persiste. Non mancano comunque delle scene divertenti o comunque ben costruite.
Per quel che riguarda il reparto grafico c’è la gradevole sorpresa del ritorno di Jocelyne Charrance che stavolta non ha usato il computer ma si è affidata (mi par di capire) a matite e acquerelli, ottenendo delle piacevoli tonalità pastello. Purtroppo il lavoro di Ramaïoli non merita tanto sforzo visto che il disegnatore incappa spesso in imprecisioni anatomiche, soprattutto nei volti e nelle mani, e in generale sembra essersi dedicato con scarso interesse al lavoro, forse pressato da altre consegne. Non che abbia mai brillato per la piacevolezza del suo segno, ma nel primo episodio aveva dimostrato che con un maggiore impegno sa ottenere dei risultati molto buoni.
Arrivato a questo punto credo che per l’acquisto dei prossimi episodi seguirò l’estro del momento. I protagonisti degli ultimi volumi sembrano essere i più interessanti (o meno stereotipati), ed è innegabile che la proposta della Cosmo sia convenientissima, però il tentativo di fare un western più originale del solito non mi sembra riuscito e non vorrei soprattutto constatare che la spirale discendente di Ramaïoli proseguisse.

PS: non sono andato a controllare, ma mi è sembrato che alcuni versi delle canzoni siano stati trascritti in un inglese maccheronico (o meglio argot), cosa che mi ha ricordato con affetto il buon vecchio Dick Drago.

giovedì 4 giugno 2015

Chi li ha visti?


Apprendo da Anteprima 287 che il terzo volumetto di America’s got Powers doveva uscire il 21 maggio, mentre il terzo Colorado della Cosmo era annunciato per il 26... io non li ho ancora visti da nessuna parte (anzi, in alcune edicole campeggiano ancora le copie di Comanche – Le Storie Perdute), qualcuno invece sì?

mercoledì 3 giugno 2015

Un VERO omaggio



L’altro giorno Sartoris parlava di plagi/citazioni/omaggi, io ho trovato un omaggio impensabile: su Hitman McCrea omaggia nientemeno che Jordi Bernet.
Non ci sono dubbi che sia un omaggio visto che il personaggio viene presentato col suo nome (e la serie scritta da Trillo si intitolava proprio Light & Bold), la cosa che mi ha incuriosito è che le immagini di McCrea non sono dei semplici ricalchi ma delle reinterpretazioni contestualizzate delle immagini di Bernet. Io, almeno, non sono riuscito a trovare delle vignette originali che presentassero le stesse identiche espressioni e inquadrature.
Desolante comunque che nonostante dei riferimenti così alti McCrea disegni come disegna. Ma magari lui a differenza di Bernet risponde alle mail...