mercoledì 28 settembre 2022

Succede solo a me?

Da alcuni giorni Blogger non mi fa vedere le normali voci del blog in alto a destra come "nuovo post" ma mi chiede l'accesso. Però appena clicco sopra al tasto mi reindirizza automaticamente alla solita schermata da cui posso cambiare layout, pubblicare i post, ecc., senza inserire username e password. Boh.



venerdì 23 settembre 2022

Tex Stella d'Oro 35: La Leggenda di Yellow Bird

Avventura ispirata a un personaggio realmente esistito.

Tex interviene in soccorso di un drappello di soldati che stanno scortando il disertore Gus Wallace a Fort Ellis dove sarà giudicato dalla corte marziale. Per arrivare all’avamposto stanno infatti attraversando il territorio degli incazzosissimi Cheyenne guidati da Coyote Bianco e senza il provvidenziale aiuto dell’eroe sarebbero stati tutti sterminati. Nel mentre Kit Carson raccatta Lenny Wallace, il padre di Gus, e dopo aver regolato in scioltezza qualche vecchio conto si dirige a sua volta al forte dove mobiliterà gli uomini per aiutare Tex e i pochi sopravvissuti. A far da cornice alla vicenda c’è il viaggio di un nonno indiano con la nipotina che finalmente incontrerà il padre. Sua madre è la Yellow Bird del titolo, guerriera Crow a cui però non viene dato poi molto spazio, anche se le sue apparizioni sono molto incisive.

La trama è molto lineare (decisamente troppo), senza colpi di scena o sorprese che non siano prevedibili. Sia Yellow Bird che Coyote Bianco avrebbero meritato un maggiore approfondimento senza essere “bruciati” in un albo di 46 tavole, anche se Giusfredi gestisce meglio lo spazio offerto dall’impostazione alla francese rispetto a quanto visto in precedenza. Ma in fondo quello che conta di più sono gli splendidi disegni di Carlos Gomez. Che sono esattamente come uno se li aspetterebbe: espressivi, dinamici, monumentali quando serve. Per non parlare del lavoro di recadrage e delle altre astuzie con cui guida il lettore nella lettura delle sue tavole. Fortunatamente l’uso del computer non è così massiccio come altrove e non serve una lente d’ingrandimento per cogliere certi particolari.

Più che dignitosi i colori di Matteo Vattani, a volte un po’ lividi, il top sarebbe stato se Gomez si fosse colorato da solo come nel volume celebrativo Un Giorno Un Secolo.

mercoledì 21 settembre 2022

L'Album dei Sogni

A queste latitudini non parlo praticamente mai di romanzi ma visto l’argomento non siamo poi troppo distanti dai fumetti, che però vengono trattati molto alla lontana e suscitandomi un dubbio. L’Album dei Sogni è il biopic dei fratelli Panini, creatori dell’azienda omonima che adesso è anche una delle realtà fumettistiche più importanti in Italia.

Luigi Garlando ha optato per una narrazione al presente molto evocativa e per una struttura in capitoli brevi (a volte brevissimi) che avvince e invita alla lettura. In sostanza sono oltre 500 pagine che scorrono rapidissime sospese tra dramma e commedia perdendosi nei rivoli delle vicende dei singoli fratelli (ma c’erano anche quatto sorelle) che a volte scorrono parallele per poi riallacciarsi. Solo le pochissime parti epistolari rallentano un po’ il ritmo visto che non sono presentate come dei botta e risposta. Non male poi la scelta di inserire degli episodi apparentemente slegati dal contesto (i due parà belgi nascosti nel fienile) che poi avranno ripercussioni centinaia di pagine e decine d’anni dopo.

Oltre che la celebrazione dell’intuito imprenditoriale e della tenacia dei Panini (in particolare Giuseppe e Franco per il primo, Benito e Umberto per la seconda) L’Album dei Sogni è una carrellata sul ventesimo secolo visto da Modena in cui sfilano eventi storici e gli importanti cambiamenti della società italiana e fanno capolino personalità come Francesco Guccini, Guido De Maria, Bonvi, Maurizio Vandelli – e questi sono solo quelli che conosco io visto che ci sono una pletora di altre comparsate eccellenti del mondo dello sport e della musica. Chissà chi è quel Popi che torna con una certa frequenza, forse è un’invenzione dell’autore visto che non sembra aver avuto successo come invece Wainer Vaccari, il grafico ideatore dell’iconica immagine del calciatore in scivolata che poi si affermerà come pittore.

Particolarmente interessanti, almeno per me, sono i dettagli sulla costruzione della prima edicola dei Panini e i dietro le quinte sul mondo della stampa e successivamente sulla distribuzione nazionale dei loro album, dettagli che in fondo si possono estendere anche il settore dei fumetti (credo).

Ovviamente trattandosi di un’agiografia certi elementi vengono smussati o giustificati, come l’adesione al fascismo del capostipite Antonio Panini indotta da un episodio molto specifico, né viene quasi mai detto per esteso il nome di Enzo Ferrari (chiamato semplicemente Drake) fintantoché non gli si farà fare una figura migliore rispetto quella con cui è apparso prima (ma nemmeno la Maserati ne uscirà pulitissima). Ma d’altro canto non ci sono nemmeno ipocrite concessioni al politically correct, e i meridionali vengono spesso chiamati «maroch».

Forse l’albero genealogico della famiglia avrebbe potuto essere messo alla fine onde evitare qualche spoiler sulle vicende familiari, ma un opportuno errore in una data ha permesso comunque una sorpresa.

Alla fine avviene un repentino cambio di prospettiva e i riflettori (che già l’avevano illuminata molte volte) sono tutti sulla madre Olga. Ho avvertito un nettissimo cambio di passo, quasi la necessità di chiudere in fretta. Ma non è così, o almeno non solo così: semplicemente, la parabola dei Panini è arrivata alla fine con il passaggio della società al controllo estero nel 1988. E quindi niente racconto di come la Panini si lanciò nei fumetti!

In compenso un dubbio ha aleggiato per tutto il libro: Franco, il fratello più giovane e l’intellettuale del gruppo, appassionato di fumetti, veniva chiamato “Uèllas” dal nome di uno dei fumetti che leggeva. Si trattava della storpiatura di Edgar Wallace, ma qual era il fumetto in questione? Forse Il Cerchio Verde?

domenica 18 settembre 2022

Parodie Collection n.2: Il Principe Duckleto

Nessuna novità in fumetteria (nemmeno l’ultima Anteprima) e così mi sono dedicato a spulciare il settore del Tutto a 3 euro. Non che mancasse altro materiale vagamente interessante, ma ho pensato che una parodia Disney potesse tirarmi su di morale e farmi fare quattro risate. Obiettivo raggiunto.

Ovviamente Duckleto è la parodia dell’Amleto shakespeariano, e l’adattamento al mondo Disney della tragedia (che trabocca di gente ammattita e morti ammazzati) è stato fatto con eleganza pur rimanendo fedele all’opera originale. Giorgio Salati (o chi per lui) ha avuto la brillante idea di tramutare il veleno che in origine uccide Amleto padre in una pozione magica che rende chi ne viene asperso trasparente e incorporeo come un fantasma, e che come tale può essere visto e udito solo dai parenti prossimi. Se qualcuno volesse sottolineare alcune incoerenze come il fatto che lo “spettro” può muovere gli oggetti e non viene inghiottito dal terreno (non sarà incorporeo solo in orizzontale, no?) è lo stesso Paperone/Amleto padre a dare una perentoria spiegazione a pagina 17.

A fare da doppia cornice alla vicenda portante ci sono un viaggio d’affari in Danimarca di Paperone e nipoti e la conseguente opportunità per Qui, Quo e Qua di studiare la tragedia proprio nei luoghi dove si svolse, con un colpo di scena finale. Al di là della fedeltà all’opera originale Il Principe Duckleto si segnala per le non poche sequenze esilaranti che lo punteggiano.

Non mi intendo molto di disegnatori Disney ma mi pare che Paolo De Lorenzi abbia fatto un buon lavoro. Di matrice cavazzaniana, è molto dinamico ed espressivo e fa recitare molto bene i personaggi con le mani. Pur non abbondando di tratteggi, le sue tavole sono dettagliate e la colorazione contribuisce a evocare le atmosfere della plumbea Danimarca.

Non che in origine costasse poi molto (6,90 euro per 68 pagine patinate in formato 19x26 con effetti in rilievo in copertina) ma a 3 euro lo si apprezza ancora di più.

giovedì 15 settembre 2022

martedì 13 settembre 2022

Le Storie Cult 119: L'Astronave Perduta

Visto il suo status di corpo estraneo nella collana dove fu originariamente presentata, da quel che ne so votata al western o al massimo all’avventura, questa storia mi intrigava non poco essendo invece di genere fantascientifico. Chissà le risate che mi sarei fatto a leggere le minchiate Sci-Fi che si inventarono oltre 40 anni fa! Poco importa se ai disegni c’era Luigi “Cortez” Corteggi, secondo me molto più bravo come grafico che come fumettista (non che abbia letto molto di suo: così a memoria, solo quel fumetto western/fantascientifico su Fumetti d’Italia). E invece L’Astronave Perduta non è niente male.

Un manipolo di astronauti capitanati dall’autocaricatura di Cortez scendono su Ganimede, satellite di Giove. La missione, costata uno sproposito, ha una risonanza mondiale e viene seguita da tutta la popolazione terrestre. Ma c’è un po’ di tensione tra due esploratori: Charles Swan recrimina sul fatto che a essere messo al comando della spedizione ci sia Rod Adams e non lui. Ganimede è abitato solo da piante mostruose, e Swan approfitta della loro pericolosità per abbandonare Adams al suo destino – o almeno così crede. Mal gliene incoglierà: viene intercettato da una forma di vita aliena (vegetale, ma ha un che di insettoide) che si insinua nel suo cervello e infetterà così anche il resto dell’equipaggio una volta rientrato nell’astronave-madre. Per il redivivo Adams e il suo compagno Jesse Lake inizia quindi una lotta contro il tempo per sfuggire agli altri membri controllati mentalmente e per impedire che il mostro diriga l’astronave verso la Terra, che ovviamente vuole dominare.

È inevitabile che più di un passaggio di questa trama risulti familiare: nei redazionali finali vengono appunto elencate alcune delle molte declinazioni del sottogenere space opera mostrando l’inevitabilità del riaffiorare di alcuni stessi elementi in opere diverse. Ma L’Astronave Perduta si segnala per un ottimo ritmo, dei personaggi molto ben delineati e un technobabble credibile. Inoltre non mi aspettavo che in un fumetto italiano popolare del 1980 una persona di colore potesse avere un ruolo così importante e non stereotipato. E pazienza se alcuni passaggi debitori della narrativa avventurosa risultano un po’ forzati. Però Pezzin avrebbe potuto inventarsi qualcosa di più originale (anche un classico raffreddore) per giustificare la resistenza al “polline” invece che una generica e inspiegabile immunità.

Cortez è come lo ricordavo e i suoi personaggi sono un po’ rigidi e sproporzionati sin dalla copertina. In compenso le sue tavole sono molto libere e il rispetto della gabbia bonelliana è solo apparente: ci sono vignette verticali, strisce divise in due a creare panoramiche in cinemascope, bordi delle vignette che seguono l’estro e l’atmosfera del momento e altre soluzioni molto creative che immagino rarissime all’epoca in un albo Bonelli. L’uso del chiaroscuro è molto efficace, inoltre la profusione di tratteggi riesce ad abbellire soggetti che in partenza non sono molto ben delineati (Swan cambia fisionomia da una vignetta all’altra) e ovviamente le sue onomatopee sono fenomenali, parte integrante delle tavole. Credo che abbia anche fatto i balloon, anche se probabilmente non il lettering. A tal proposito, vi invito a individuare l’errore a pagina 25.

In appendice una panoramica sui “pianeti impossibili” di cinema, tv, fumetto e letteratura, tratta dall’ Almanacco della Fantascienza 2002 ma evidentemente aggiornata: vengono citati tra gli altri il Dune uscito l’anno scorso e il documentario del 2013 sulla versione di Jodorowsky, oltre che il John Carter cinematografico del 2012 e una versione a fumetti di Aliens del 2021.

domenica 11 settembre 2022

Il Regista di Film Brutti che vinse il Festival di Cannes

Dopo aver passato in rassegna i veri registi di serie z in due ghiottissimeoccasioni, Davide La Rosa ne inventa uno per fargli interpretare un fumetto di fantasia.

Con l’espediente del flashforward, partendo da quando riceverà l’inaspettato premio del titolo, ci viene presentata attraverso le testimonianze che sfilano nella trasmissione televisiva Storie che fustellano l’Anima la vita di Emiliano Speroni. Nato in una famiglia in perenne affanno economico, continua a credere al suo sogno di affermarsi come regista nonostante le due porcherie orribili con cui si è fatto una pessima fama. E alla fine, sempre con il cast di ristoratori cinesi presso cui lavora e con il ruspante sponsor che lo accompagnano dall’inizio, ce la farà.

Lo stile di scrittura di La Rosa si coglie nell’arguto umorismo a volte metanarrativo e a volte un po’ cattivello, ma la necessità di avere un’ossatura portante che giustifichi una storia lunga e abbia un minimo di realismo lo rende meno deflagrante di quello che si coglie nei due Dizionari o nelle sue opere più surreali. Inoltre qualche pagina in più avrebbe contribuito ad appassionarsi alla vicenda (in totale sono una novantina, ma gli inserti “filmati” sono preceduti da frontespizi), tanto più che sono solo due i Film Brutti che ci vengono mostrati prima del trionfo finale. Non tutto poi è farina del sacco di La Rosa, che si ritrae in un cameo con Fabrizio “Pluc” Di Nicola: l’aneddoto delle urla e delle frattaglie è successo veramente mentre lavoravano al seguito italiano apocrifo di Alien, e mi pare che lo stesso La Rosa lo ricordi in uno dei due Dizionari. Ma l’aspetto meno convincente è il meccanismo con cui Speroni ottiene la Palma d’Oro: spacciare l’incomprensibilità per profondità è qualunquista e non è nemmeno un’idea originale, i primi esempi che mi vengono in mente sono Oltre il Giardino e Hollywood Ending. E così La Rosa passa da fustigatore di costumi che parodia la tv del dolore a spettatore populista che mette in un unico calderone tutto ciò che esula dai rassicuranti schemi consueti e più comprensibili – da notare che il film coreano che si è inventato per esprimere questa idea, Forchetta, è meraviglioso!

Come i due Dizionari, anche questo libro è disegnato da due mani diverse e accanto al bravo Fabrizio “Pluc” Di Nicola che come al solito si occupa dei film stavolta c’è Chiara Karicola (e non più lo stesso La Rosa) che illustra la storia portante. La disegnatrice è piuttosto scrupolosa nel disegnare i volti dei personaggi, ma il suo stile è molto, troppo stilizzato per i miei gusti. E le sue tavole costituiscono la maggior parte del fumetto. A dirla tutta, anche lo stesso Di Nicola a colori mi ha convinto un pochino di meno rispetto al solito.

Shockdom ha confezionato un bel volumetto, cartonato e stampato su carta patinata, al costo di 16 euro. Purtroppo non si tratta di una delle opere migliori di Davide La Rosa, ma mi fornisce materiale per i Fumettisti d’Invenzione (con una mise-en-abyme finale che è tutt’altro che originale).

martedì 6 settembre 2022

Ricevo e diffondo

 

TUNUÉ AL FESTIVALETTERATURA

DI MANTOVA CON GUD

Dal 1997 Festivaletteratura è uno degli appuntamenti culturali italiani più attesi dell'anno, una cinque giorni di incontri con autori, reading, percorsi guidati, spettacoli, concerti con artisti provenienti da tutto il mondo, che si ritrovano a Mantova per vivere in un'indimenticabile atmosfera di festa.La Tunué sarà presente al Festivaletteratura con ben tre eventi che vedranno protagonisti GUD, autore di vignette, strisce, graphic novel e racconti a fumetti per ragazzi e ragazze tra cui l'amatissima serie Timothy Top e le guide Tutti possono fare fumetti e Come creare fumetti.- DAL 7 ALL'11 SETTEMBREULTIME STRISCE DAL FESTIVALLaboratorio di graphic journalismdai 16 ai 19 anniUn’agenzia di stampa a fumetti. È l'invenzione di Festivaletteratura per provare a raccontare ora per ora, incontro per incontro quello che succede tra le piazze e le strade di Mantova durante i suoi cinque fatidici giorni. A GUD è stato affidato il compito di mettere in piedi un’agguerrita redazione di fumettisti alle prime armi, capace di catturare con matite, pennelli e tavolette grafiche l’atmosfera, i volti dei protagonisti, le storie più sorprendenti e incredibili che al Festival prendono vita a ogni angolo della strada. - SABATO 10 e DOMENICA 11 SETTEMBREore 16:00 Casa del MantegnaKARAMAZOV!Laboratorio di eroismo ambientale con GUDTimothy Top ha otto anni e una notte riceve un superpotere che cambierà la sua vita e i destini di tutte le persone a lui vicine, dandogli la forza di sconfiggere il malvagio Mister Plumbee e di salvare il pianeta. Un laboratorio che diventa il racconto recitato e disegnato delle avventure di Timothy Top, primo eroe green del fumetto italiano. I bambini entreranno nel mondo di Timothy attraverso le parole e i disegni di Gud che inviterà i partecipanti a mettersi in gioco con la creazione di un fumetto personale.

domenica 4 settembre 2022

L'ho saputo solo adesso

Ma la notizia è di quasi un mese fa.

Sono anni che non si vede un suo fumetto su Lanciostory o Skorpio, ma è comunque un pezzo del fumetto argentino che se n'è andato.

giovedì 1 settembre 2022

Cosmo Serie Blu 119 - Di Draghi e Veleni: Greyson, Nevo e Natch

Deliquio è un malfamato porto di mare dove si smerciano un’infinità di veleni. Qui vive Natch, che oltre a confezionare veleni è un’ingegnera che ha progettato una rudimentale pistola ed è l’entusiasta protagonista di ammucchiate. Durante uno di questi incontri amorosi rivela fortuitamente il proposito di andare a esplorare i pozzi dei desideri dove un drago concederà appunto un desiderio a chi lo batterà. Nevo, uno dei suoi amanti, le soffia mappe e armamentario e insieme all’amico Greyson detto Grey si avventura sul posto prima di lei. Qui, a neanche 20 pagine dall’inizio, avviene un inaspettato colpo di scena: la spedizione si rivela un fallimento e l’azione si sposta 19 anni dopo, quando Grey è finalmente riuscito a risalire in superficie e tornare a Deliquio. La realtà che trova è desolante: Nevo ha più o meno coronato il sogno di diventare medico ma è un relitto disincantato e alcolizzato, ha sposato Natch che però è stata assassinata qualche anno prima. Per questo i due tentano una nuova discesa per ottenere il desiderio di tornare indietro nel tempo e “raddrizzare” le loro versioni più giovani e soprattutto salvare Natch. Rotte le barriere del tempo, devono riallacciare i rapporti con i se stessi del passato e convincere Natch a unirsi all’esplorazione, lei che è solita intraprendere ogni avventura da sola – e nel mentre scopriranno anche chi la assassinò. Nemmeno stavolta l’esplorazione (brevissima come nel primo volume) sarà coronata dal successo, ma comunque il lieto fine non mancherà, potenzialmente anticipatore di una prossima sequenza di volumi con gli stessi protagonisti.

Di Draghi e Veleni non è un capolavoro, lungi dall’esserlo, e non fa nemmeno scompisciare dalle risate (molto simpatica la morale finale del drago, comunque). Il target di questo fantasy umoristico non è poi molto chiaro: certi elementi come l’agguerrita vecchietta guardiana del drago sembrano strizzare l’occhio a un pubblico infantile, ma turpiloquio e riferimenti al sesso sono ovviamente più adatti a un pubblico almeno adolescenziale. Ma, come ho evidenziato, Isabelle Bauthian ha saputo costruire delle trovate piuttosto originali e dei colpi di scena degni di questo nome. I disegni di Rebecca Morse sono ovviamente caricaturali e quindi molto espressivi, ma anche ricchissimi di particolari. Ovviamente la riduzione delle sue tavole nel formato 16x21 mortifica molte delle sue panoramiche stracariche di dettagli e alla Cosmo hanno giustamente pensato di non tradurre i cartelli del mercato e altre scritte, che (complice anche una stampa non perfetta – la carta è quella che è) sarebbero risultati illeggibili. Non mi pento di aver speso 5,90 euro per un volume che probabilmente piacerà agli appassionati di fantasy e/o giochi di ruolo, che potranno trovare qualche spunto per le loro avventure e assaggiare (più che altro intravedere visto il formato ridotto) un po’ della grandeur del fumetto franco-belga.