domenica 29 maggio 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) IMPICCATO


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Impiccato   (Skorpio 19/95)

Spagna, ultimo scorcio del XV° secolo. Il comandante Orduña ha organizzato un attacco spettacolare (e assolutamente sconsiderato) per intrattenere i suoi amici in visita sul fronte, altri nobili viziati come lui. L’ufficiale Garcia, di origini plebee e giunto al rango di capitano per merito e non per nascita, cerca in tutti i modi di dissuaderlo dal suo proposito ma riesce soltanto a farsi disprezzare ancora di più e viene messo ai ferri. L’esito della battaglia è scontato e Garcia, una volta libero, manda a forza l’ottuso Orduña contro le fila nemiche. Sfuggito da morte certa con la nobile Doña Luisa, non potrà però sottrarsi alla giustizia del Re. Il buonsenso di Garcia sarà infatti premiato con l’impiccagione, chiesta a gran voce da altri nobili della stessa pasta di Orduña: per loro è inconcepibile che un misero popolano mandi a morte un aristocratico ed osi “rapire” una nobildonna. Il re di Spagna apprezza il valore di Garcia, ma non può permettersi di perdere l’appoggio della sua corte. Con uno stratagemma sofistico salva capra e cavoli: Garcia verrà sì impiccato, ma in presenza del solo Re che provvederà a staccarlo immediatamente dal cappio per non ucciderlo. Di lui in Spagna non dovranno rimanere tracce oltre a quella finta tomba con cui ingannare i nobili. Garcia, che assume il nuovo nome di Impiccato, approda quindi nel Nuovo Mondo in compagnia dell’amico Mariano (un brigante portoghese) ed assiste alle prime glorie ed alle prime miserie di questa terra, oltre a sorbirsi i deliri di Colombo ancora convinto di trovarsi nelle Indie.
Si tratta di una serie basata principalmente sulle atmosfere e sull’afflato lirico (visto che è piena di incongruenze o piccoli errori: ad esempio, nel secondo episodio Garcia ricorda di essere stato abbandonato in fasce sulla soglia di un monastero, mentre nel quarto racconta di suo padre e sua madre!) ma non mancano nemmeno sequenze molto originali ed un bel po’ di colpi di scena. Si tratta quindi di un’opera godibilissima e molto ben riuscita, ma ha il difetto di concludersi in maniera troppo ambigua, come se i 13 episodi realizzati fino ad allora fossero solo l’antefatto di una storia che non vide mai la luce. Forse la serie è stata continuata da un altro sceneggiatore o forse Wood l’ha interrotta per mancanza di tempo. Ma può anche darsi che la conclusione fosse proprio quella lì [anche in Argentina si sono visti solo 13 episodi, tutti opera di Wood e Sesarego; quindi anche se la conclusione fosse stata dettata da uno dei motivi che ho elencato e non dalla reale volontà di concluderla, bisogna comunque considerare conclusa la serie]. I disegni di Sesarego sono notevolissimi benché in Impiccato non abbia dato sempre il meglio di sé. Questo interessante e poco conosciuto artista non era un giovane con velleità neoclassiche ma bensì un professionista già attivo ai tempi della Frontera di Oesterheld. Chissà che fine ha fatto [le uniche, pochissime, informazioni su Sesarego le ho trovate qui]; di certo Impiccato (già interessante di suo) ha tratto molto beneficio dal suo intervento.

giovedì 26 maggio 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) AMANDA


Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Amanda  (Skorpio 17/95)

Amanda Geertsen è un’orfanella che vive in un ben poco felice orfanotrofio argentino, con la sola amicizia della bella Negrita a consolarla dalla misera condizione in cui si trova. Una rossa rachitica e lentigginosa non passa inosservata nella periferia di Buenos Aires e Amanda è infatti regolarmente oggetto degli scherzi e degli insulti dei coetanei “latini”. Ma, dalla scoperta della sue vere origini all’assunzione come hostess, saprà prendersi un bel po’ di rivincite. Wood crea un altro dei suoi deliziosi personaggi da cui molti autori non saprebbero ricavare nulla, e accanto al necessario sentimentalismo di fondo si colgono qua e là occasionali echi neorealisti [il personaggio di Amanda è ispirato a Deirdre Collins, una donna che Wood conobbe in Inghilterra e a cui aveva dichiarato già nel 1974 di voler dedicare una serie a fumetti]. Ma il meccanismo sfugge di mano ai suoi creatori e mentre Falugi butta già in tutta rapidità degli schizzi approssimativi (a volte si vedono le matite non cancellate, altre ancora le pecette con cui rimedia agli sbagli) [Falugi si è avvalso fino al 1999 della collaborazione alle matite di Oscar Martutaitis, che recentemente è tornato a ricoprire questo ruolo], Wood dà vita a dei soggetti semplicissimi o, molto più spesso, inverosimili: nel 2002 Amanda ha pure incontrato le fate! E pensare che nel presentarla l’Eura la definì la Helena degli anni ’90.
Inizialmente Amanda fu una rivelazione, ma da troppo tempo ormai si trascina con episodi molto scadenti e le sue dieci tavole settimanali (in rotazione con Martin Hel) vantano senz’altro il tempo di lettura più breve di tutto Skorpio. E ovviamente in questo banalizzante “buco nero” anche le idee che altrove potrebbero essere interessanti risultano sprecate e svilite. In barba a queste considerazioni, Amanda sembra godere ancora del favore del pubblico e nel 2000 le è stata dedicata una serie di volumetti mensili che ripropone cronologicamente gli episodi di Skorpio e che si è interrotta momentaneamente al numero 39 in attesa di “ricaricare le pile” con materiale nuovo [Amanda a tutt’oggi non ha avuto una continuazione della sua ristampa monografica, e attualmente questa possibilità è oggetto di dibattito sulla pagina della posta di Ristampa Dago]. Precedentemente, il personaggio aveva fatto capolino su Euracomix (nei numeri 97, 101, 109 e 118). [Amanda è stata altresì protagonista di due volumi della collana I Giganti dell’Avventura: i numeri 69 e 71]

martedì 24 maggio 2011

Fumettisti d'invenzione! - 13


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

THE LEFT BANK GANG
(Norvegia 2006, © Jason, noir, parodia)
Jason [John Arne Sæterøy]

Nella Parigi degli anni ’20 ricreata da Jason, non solo i personaggi sono i suoi consueti animali antropomorfi, ma i grandi letterati dell’epoca sono tutti fumettisti e le loro opere graphic novel! Con un’ironia non certo comune nelle altre sue opere (ma restando sempre fedele alla sua profonda malinconia esistenziale), Jason realizza anche qualche bella sequenza metafumettistica in cui ironizza sulle convenzioni del fumetto e sulla sua grammatica.
La vicenda si divide in due parti ben distinte, di cui la prima, introduttiva, è costituita da tavole quasi slegate le une dalle altre. A causa delle ristrettezze economiche a cui li condanna la loro vita di fumettisti Hemingway convince Scott Fitzgerald, James Joyce ed Ezra Pound a fare una rapina: comincia così la seconda parte del volume, dal ritmo serratissimo e strutturato con una sapiente serie di flashback la cui lettura incrociata serve a capire cosa sia successo veramente, sullo stile del Reservoir Dogs di Quentin Tarantino.
Pubblicato con successo dalla statunitense Fantagraphics (ha avuto due ristampe), attende un’edizione italiana.

Pseudofumettisti: il personaggio che più risalta sugli altri è Ernest Hemingway, a cui vengono dedicati maggiori approfondimenti come fumettista d’invenzione: scopriamo ad esempio che preferisce il pennino al pennello e che non ama lo stile di Tolstoj perchè disegna tutti i personaggi uguali. È inoltre illuminante il discorso sul perchè si diventa fumettisti che Hemingway fa con James Joyce durante un incontro di boxe.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
PARODIE (pag. 67)

LIBERTY MEADOWS
(Stati Uniti 1997, © Creators Syndicate/Frank Cho, striscia umoristica)
Frank Cho

La bella e prosperosa psicologa animale Brandy e il timido veterinario Frank lavorano in una clinica-rifugio per buffi animali disadattati. Nata da una costola della precedente striscia University², Liberty Meadows è stata il trampolino di lancio della carriera di Frank Cho, oggi affermatissimo illustratore e fumettista conteso dalle maggiori case editrici.
Pseudofumetti: l’orso nano Ralph e la rana toro Leslie sono degli avidi lettori di fumetti, in particolare del supereroe Spider Monkey-Man. Come spesso succede quando nei fumetti americani si fanno le parodie dei comic book, viene contestato il loro prezzo molto alto. Quando il fumetto incontra la vita: per il suo progetto Marvel Apes la Marvel ha creato veramente uno Spider-Monkey.
Liberty Meadows si caratterizza anche per le numerose guest-appearence e omaggi ad altri fumetti, oltre che per alcuni spunti metafumettistici.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

THE BOYS
(Stati Uniti 2006, © Garth Ennis/Darick Robertson, supereroi)
Garth Ennis (T), Darick Robertson (D)

I supereroi (qui chiamati semplicemente “Super”) sono i peggiori figli di puttana del mondo. Resi potentissimi dal composto V, indipendentemente da quello che dicono le loro rispettive “origini segrete”, sono di proprietà della multinazionale Vought American, che ripara alle loro malefatte (o le insabbia) e si fa i miliardi con i diritti di sfruttamento della loro immagine. Quindi, anche coi fumetti ispirati ai Super...
Pseudofumettisti: la Leggenda, caricatura di Stan Lee. Compare sin dagli inizi della serie, ma è nel ciclo di storie I tell you no lie, G. I. (numeri 19-22 della serie regolare) che viene approfondita la sua figura. Fu l’uomo incaricato di scrivere la serie The Seven, ispirata al gruppo omonimo, e tutte le altre quattro che seguirono.
Più in generale, The Boys offre una carrellata di parodie dei personaggi e dei gruppi più famosi di Marvel e DC e dei loro meccanismi produttivi, calcando la mano sugli aspetti più sgradevoli (ma non sono mancate citazioni di altre scuole fumettistiche) e non stupisce che la DC Comics abbia preferito cessare di produrre il fumetto facendo la fortuna della piccola casa editrice Dynamite Entertainment che lo pubblica dal numero 7.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

ALACK SINNER
(Argentina 1974, in Alterlinus, © Quipos, poliziesco)
Carlos Sampayo (T), José Muňoz (D)

Fumetto anticonformista che vede un disilluso detective di New York indagare su casi che hanno spesso, soprattutto col procedere della serie, degli agganci con la realtà sociale del periodo.
Per esemplificare la carica rivoluzionaria del personaggio e del suo fumetto molti si sono limitati a segnalare che Alack compie in piena evidenza quelle azioni che solitamente sono relegate al “fuori campo”: fuma, impreca, va al gabinetto. In realtà la complessità e l’importanza di Alack Sinner non si esauriscono affatto qui, visti i giochi metafumettistici e i rimandi e citazioni che appaiono frequentemente nella serie.
Nell’episodio La vita non è un fumetto, baby (pubblicato tra il giugno e l’agosto del 1975) Alack viene addirittura ingaggiato dai suoi autori.

domenica 22 maggio 2011

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) PORT DOUGLAS

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Port Douglas   (Lanciostory 15/95)

John Kelly è un grigio e insoddisfatto impiegatuccio londinese che eredita in maniera rocambolesca una vera fortuna, tra cui un veliero ormeggiato a Port Douglas. Potrebbe farsi convertire i beni in danaro, ma preferisce cogliere l’occasione di cambiare vita trasferendosi là. Durante il lungo viaggio verso la sua meta australiana incontra le persone più varie e vive quelle poche briciole d’avventura che gli anni ’90 possono dare. Wood non sa scrivere solo di eroi, ma anche un uomo fin troppo comune diventa interessante nelle sue mani [alcuni dei soggetti della serie sono frutto di Nestor Barron, che probabilmente era alle prime prove come collaboratore di Wood]. Molte di queste storie autoconclusive sono ben architettate ed appassionanti, ma è facile cogliere qua e là una punta di nostalgia per la “vecchia” avventura. L’uso di buoni comprimari, si sa, è uno dei pregi di Wood e Port Douglas conferma nella maniera più efficace questa sua abilità. Gerardo Canelo non si sarebbe più ripetuto a questi livelli [negli ultimi episodi ha avuto il peruviano Percy Ochoa come assistente]. Port Douglas è una delle poche serie di Wood a raggiungere una conclusione netta e soddisfacente. Tutta la serie è stata ristampata su I Giganti dell’avventura 16.

venerdì 20 maggio 2011

Lars Von Trier


Leggere e sentire le polemiche sulle dichiarazioni di Lars (von) Trier a Cannes ha un ottimo effetto sulla mia autostima, mi fa sentire l’uomo più intelligente del mondo.
E comunque, nazisti a parte, film porno li ha già fatti come sanno i suoi estimatori (solo da produttore, però).

Jeffrey Catherine Jones


E' morto Jeff Jones. Alla luce dei suoi problemi di identità sessuale il suo fumetto Idyl assume tutto un altro significato. O meglio, finalmente riesco a coglierne uno.
Di lui ricordo dei fumetti (criticati da alcuni lettori) su Totem e la raccolta di 1984, oltre a qualche illustrazione nel mitico compendio della Paper Tiger The Flights of Icarus. Lui e i suoi soci di The Studio, che già conoscevo per i fumetti, mi diedero l'impressione di essere dei geniacci bohémien.

giovedì 19 maggio 2011

power box


Nonostante siano state create per raccogliere fumetti nel formato comic book, sono eccellenti anche per il 17x24 di Lanciostory e Skorpio e soprattutto hanno la profondità perfetta per raccoglierne due annate precise per box (escludendo eventuali albi allegati e Lanciostory/Skorpio Più, ma anche voi li avete archiviati a parte, vero?).
Se riesco a convincere qualche amica vedrò di fare qualche foto fetish con scarpe dal tacco alto sulle box, come nella pubblicità sull’Anteprima. Così oltretutto verifico se reggono veramente tutto quel peso.


mercoledì 18 maggio 2011

Fumettisti d'invenzione! - 12


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

MINISTERIO (MINISTERO)
(Argentina 1986, in Fierro, © Eredi Barreiro/Solano Lopez, fantascienza, satira)
Ricardo Barreiro (T), Francisco Solano Lopez (D)

A seguito di un’epidemia mortale viene costruito un immenso edificio isolato dalle terre contaminate, a cui viene data la struttura di un enorme palazzo con uffici: un vero e proprio ministero. I vari livelli impiegatizi diventano in pratica le nuove caste di questo mondo retto da un feroce mostro biomeccanico, che usa degli scagnozzi a metà tra Superman e la gestapo per controllare la popolazione. Carlos il fattorino guiderà la rivolta.
Dopo un’apparizione a puntate su L’Eternauta targato Comic Art, Ministerio è stato raccolto in volume nel 2008 da 001 Edizioni.
Pseudofumettisti: al termine della storia un disegnatore con le stesse fattezze di Carlos conclude la tavola precedente, rivelando il carattere fittizio della storia e soprattutto rendendo manifesto il parallelo tra la dittatura del ministero e quella che aveva insanguinato l’Argentina fino a pochi anni prima.
Una curiosità: nell’ultima tavola si nota anche uno dei ferri del mestiere di Solano Lopez, un rapidograph della Rotring. Osteggiato da più parti per il suo tratto monocorde e non modulabile, questo strumento non limita evidentemente le capacità di un disegnatore che lo sappia usare con maestria, come appunto Francisco Solano Lopez.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

LA DÉVIATION (LA DEVIAZIONE)
(Francia 1973, in Pilote, © Moebius, parodia)
Moëbius [Jean Giraud]

L’epopea stupendamente disegnata che narra le peripezie della famiglia Giraud («ogni somiglianza con persone e fatti realmente esistenti è stata difficilissima da ottenere») per raggiungere l’Isola di Ré, dopo aver imboccato una sinistra deviazione.

A quanto pare, disegnare fumetti western è utile se si devono affrontare pericoli e nemici assurdi – e i redattori capo delle riviste di fumetti seguono ben strani corsi di aggiornamento!
Dopo una prima edizione nell’enorme volume Il Piacere della Paura (Mondadori, 1973) questa storia breve ha avuto diverse ristampe in Italia.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

Y, THE LAST MAN (Y, L’ULTIMO UOMO)
(Stati Uniti 2002, © Brian K. Vaughn/Pia Guerra, fantascienza)
Brian K. Vaughn (T), Pia Guerra (D)

La popolazione maschile mondiale viene misteriosamente decimata insieme a tutti i mammiferi maschi. Unici superstiti sembrano essere il giovane Yorick Brown e la sua scimmia cappuccino Ampersand. Insieme alla genetista Mann e all’agente 355 del Culper Ring partiranno per un’odissea che attraverso gli Stati Uniti li condurrà in Australia, in Giappone e infine in Francia.
Una serie di culto, che lanciò la carriera dello sceneggiatore Vaughn nonostante la sua passione eccessiva per le citazioni pop e la struttura talvolta complessa delle sue storie (entrambe caratteristiche che probabilmente gli sono valse il ruolo di scrittore della serie televisiva Lost).
Dal numero 23 le copertine della serie vengono realizzate dal bravissimo disegnatore italiano Massimo Carnevale.

Tragicomic (2007), su Y, the last man 54. Brian K. Vaughn (T), Goran Sudzuka (D)
Pseudofumettisti: Cayce B. Sheldon (scrittrice) ed Henrietta Spencer (disegnatrice improvvisata). I due personaggi e la loro compagnia teatrale Fish & Bicycle compaiono già sui numeri 16 e 17 ma in quel breve ciclo di storie si dedicano appunto al teatro – e Cayce usa il cognome Thomas, non Sheldon. Nel numero 54 le vediamo invece impegnate nel cinema ma quando le attrici danno forfait e le due si ritrovano anche senza mezzi, Cayce decide di dedicarsi al fumetto: «Sono solo parole e figure, Henrietta. Questo formato ha tutti i vantaggi del cinema, senza i suoi inconvenienti. È il modo più economico per far arrivare ovunque la nostra visione!» afferma con eccessivo entusiasmo. Henrietta le oppone invece delle considerazioni razionali e realistiche sulla professionalità che richiede la realizzazione di un fumetto, e sulle sue necessità produttive. In ogni caso, le due riescono a creare e distribuire la loro serie I Am Woman, che ribalta la prospettiva della serie: la protagonista e la sua cavalla sono le uniche sopravvissute femmine in un mondo in cui il “genericidio” ha ucciso tutte le femmine. Dalle pagine che possiamo vedere di questo fumetto, si tratta di un melange tra comix underground e mainstream anni ’70-’80, decisamente assai improbabile (ad esempio, perchè deve essere colorato coi retini tipografici se la storia è ambientata dopo il 2002, quando lo standard di stampa era informatizzato già da anni?).
In questo episodio compare anche il fumetto d’invenzione Heartstrings.


Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

I REPORTERS
(Italia 1982, in Orient Express, © L’Isola Trovata, avventura, giallo)
Malagutti (T), Sergio Zaniboni (D)

Allen Corsaro e il suo socio più maturo Harry sono due reporter televisivi di Los Angeles che si trovano occasionalmente coinvolti in casi avventurosi o polizieschi.
Nell’episodio Un uomo a posto, pubblicato sul numero 12 della rivista Orient Express, fa capolino la copertina della rivista Martin Mystere Magazine, che riprende quella del primo numero del nostrano Martin Mystere. Possiamo quindi dire che si tratta di una rivista d’invenzione (la creazione di Castelli e Alessandrini sbarcherà negli Stati Uniti solo molto anni dopo) dedicata a un fumetto reale e non d’invenzione.
Forse questa citazione si inserisce all’interno di un progetto pubblicitario più ampio visto che poco prima Sergio Bonelli era diventato azionista della rivista e sul numero successivo verrà allegato in omaggio il primo albo della serie e ospitato un episodio promozionale dello stesso Martin Mystere.

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) IL PELLEGRINO

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Il Pellegrino   (Skorpio 9/95)

Robert Preston è un europeo che vive ad Hong Kong a bordo di una chiatta. Passerebbe tranquillamente la sua esistenza a bere whisky ed oziare se non fosse che periodicamente si trova coinvolto in indagini o comunque avventure varie. Articolata su cicli di tre episodi, questa serie è un ottimo esempio di “avventura per l’avventura” e Wood vi fa sfoggio della sua inventiva e della sua ironia migliori. Il disegno di Taborda è senz’altro buono e originale ma forse non è il più adatto per una serie così dinamica. Caso rarissimo, Il Pellegrino fu anticipata da un libero su Lanciostory 23 del 1992, disegnato però da Emiliano (in pratica si trattava di una versione embrionale del primo episodio con un finale alternativo). Venne interrotta a causa degli impegni che oberavano Wood, ma Robert Preston è ricomparso in Amanda. Gli episodi realizzati finora sono stati ristampati su I Giganti dell’avventura 2 e 21.

sabato 14 maggio 2011

ai seggi

Probabilmente non ci saranno aggiornamenti questo fine settimana. Ma forse un giorno vi racconterò la nascita e lo sviluppo dell'Election Art.

[come quello su Starlight, anche questo post era stato messo online il giorno 12.05 e correggendo le Etichette gli è stata messa la data del 14.05]

le serie di Robin Wood in Italia - (da Fucine Mute 55) STARLIGHT

Nei bei tempi andati in cui ancora si pensava che Robin Wood scrivesse tutti i suoi fumetti (ma qualche indiscrezione già trapelava grazie a nippurweb.com.ar) avevo scritto un lungo pezzo su Wood che si concludeva con l’elenco delle sue serie arrivate in Italia. «E speriamo di non aver scritto troppe idiozie» dicevo per introdurlo su Fucine Mute 51. Ecco, appunto, colgo l’occasione del blog per aggiornare e correggere alcune cose...
E ovviamente per ampliare la lista con le nuove serie di Wood comparse sui settimanali dopo il 2002.

Starlight   (Skorpio 50/94)

Avrebbe dovuto essere una pietra miliare della storia dell’Eura e invece Starlight si è rivelata solo un’occasione mancata. L’attesissimo incontro di Robin Wood con Juan Zanotto [in realtà già avvenuto in Argentina con le storie brevi Recuerdo de Graciela Morales e Los muertos y los vivos, pubblicate sulle riviste della Columba] ha lo stesso antefatto di Hard world - Morgan ma se ne discosta immediatamente per prendere una direzione più fantascientifica. Il pilota spaziale Walker ha dovuto sorbirsi due anni di totale isolamento nella cella nera per non aver voluto cedere al racket ed essersi rifiutato di trasportare la droga verde. È stato quindi incastrato e fatto carcerare, ma ora si trova misteriosamente in libertà. Prima di cercare chi si è interessato a lui e perché, deve reintegrarsi nella società ed un’opportunità gli viene offerta da Crista e dai suoi poco raccomandabili spazzini, feccia che si occupa di recuperare i relitti delle astronavi ed il loro carico. Ad un’idea originale [l’idea degli “spazzini” è farina del sacco di Zanotto] e un buon inizio faranno seguito storie sempre più inverosimili e sconclusionate, ed i lentissimi ritmi di produzione di Zanotto non aiutano certo ad affezionarsi alla serie. Starlight si spegne a poco a poco e dopo l’avventura in quattro parti Il Nemico non se ne hanno più tracce. L’eccellenza di Zanotto nel bianco e nero (anche se molto censurato) non basta certo a risollevare delle storie strampalate.
I primi 20 episodi di Starlight sono stati ristampati sul numero 1 de I Giganti dell’avventura, ma le censure furono mantenute e le pesanti didascalie riassuntive vennero solo coperte con particolari fotocopiati dalla stessa tavola. [in Argentina le censure furono ancora più pesanti]

martedì 10 maggio 2011

Fumettisti d'invenzione! - 11


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

NOVA-2
(Spagna 1981, © Luis Garcia, in Rambla, fantascienza esistenziale)
Luis Garcia [Mozos]

Opera-monstre di Luis Garcia, che costituisce sia il picco della sua arte di fumettista che l’ultimo lavoro realizzato in questo settore. Certo, poi tornerà occasionalmente a disegnare fumetti, ma non saranno paragonabili a questo lavoro realizzato con varie tecniche diverse e con ambizioni elevatissime.
Nova-2, con il suo ambiguo sottotitolo L’ultima avventura, nasce come “normale” fumetto narrativo ma quando Garcia viene raggiunto dalla notizia della morte di John Lennon cambia radicalmente registro e della trama iniziale in cui tre uomini vengono mandati dall’ONU a indagare sulla caduta di un meteorite in Africa rimarrà ben poco. In un cammino caratterizzato da citazioni e da simbologie talvolta ermetiche seguiamo il processo di riconciliazione con la vita del fumettista Victor Ramos, che forse è stato a sua volta toccato dagli effetti del meteorite (oppure, come si può intuire da alcuni dettagli, ha disegnato tutta la storia).

Dovrebbe esisterne un seguito, all’epoca annunciato già sulla rivista italiana Totem nel 1981, che avrebbe visto la luce solo qualche anno fa e in cui Garcia ha sperimentato con ulteriori nuove tecniche.
Pseudofumettisti: Victor Ramos, disegnatore della serie Love Strip che in Inghilterra esisteva veramente e a cui anche Luis Garcia ha lavorato. Victor Ramos potrebbe essere un omaggio allo sceneggiatore Victor Mora di cui viene storpiato il cognome invertendone le sillabe, però presso la celebre agenzia Seleciones Illustradas di Josep Toutain esisteva veramente un disegnatore (senz’altro meno noto dei vari Font, Fernandez, ecc.) che si chiamava così. Nova-2 è comunque un fumetto intriso di moltissimi altri elementi di vario genere presi dal mondo del fumetto, alcuni dei quali piuttosto criptici. Tra quelli più evidenti segnalo una striscia che è un omaggio dichiarato ad Alex Toth e la presenza tra i personaggi di Manfred Sommer, il creatore di Frank Kappa.

Il particolare stile iperrealista di Luis Garcia ci permette, anche nell’ambito ristretto di una sola inquadratura, di vedere molti elementi che caratterizzano la vita reale e il lavoro di un fumettista: le progressive fasi di un lavoro (schizzi, matite, inchiostrazione), il metodo di lavoro, l’incombenza delle scadenze, le richieste del committente, la documentazione...

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)

ASTROGAMMA
(Italia 2009, in Hobby Comics n° 2, ©?, supereroi, manga)
Sandro Caroni (T), LRNZ [Lorenzo Ceccotti] (D)

Su una spiaggia italiana un mostruoso crostaceo (o insetto?) gigante semina il panico e fa strage di bagnanti. Sul numero 3 di Hobby Comics si scoprirà che è solo l’avanguardia di un’invasione, ma per fortuna il potente Astrogamma ci difende.
Pseudofumettisti: il giovane Davide, che disegna su un bloc notes delle immagini truculente. Quel poco che vediamo della sua opera ricorda fortemente per dinamismo, sintesi del tratto e scelta dell’inquadratura più un fumetto che un’illustrazione.

[ALTRO] PUBBLICITA’ (categoria non presente nel volume di Castelli)

Molto spesso i fumettisti hanno prestato la loro opera a campagne pubblicitarie: Moebius, Gimenez, Trillo, Pratt e tantissimi altri più o meno conosciuti si sono dedicati chi al copywriting, chi al concept, chi al design, chi allo storyboard.
Molto più rari, ma comunque esistenti, sono i casi in cui un fumettista reale o d’invenzione sia stato testimonial in prima persona di un prodotto. Nel caso dei preservativi Prime, ad esempio, il messaggio è stato veicolato da una illustrazione di Monica (la disegnatrice della coppia Monica y Bea) con un fumetto che gioca probabilmente sul doppio senso gergale del termine spagnolo “goma”, che evidentemente può indicare sia la gomma per cancellare che il condom.
Certo: Monica è una fumettista reale, non d’invenzione, però in questa immagine si ritrae come una qualunque delle sue ninfette, rossa (Monica è mora), senza occhiali e di corporatura più esile. Quindi, quella che compare nella pubblicità è una fumettista d’invenzione in quanto versione idealizzata, forse imposta dal committente, di una fumettista reale.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

EL LOCO CHAVEZ (LOCO CHAVEZ)
(Argentina 1975, su El Clárin, © Trillo/Altuna, striscia quotidiana)
Carlos Trillo (T), Horacio Altuna (D)

Hugo “Loco” Chavez è un giornalista di Buenos Aires simpatico e donnaiolo. Il contorno di personaggi indimenticabili e la particolare atmosfera sospesa tra commedia e malinconia ne hanno fatto un fumetto di culto non solo in Argentina.
Pseudofumettisti: nel secondo episodio pubblicato in Italia da Skorpio Loco va a visitare lo studio di una coppia di disegnatori che hanno messo un annuncio sul giornale per trovare nuove idee per i loro fumetti. Non si fa menzione del loro nome nella versione Eura, in originale si tratta di Cacho Drafina e Beto Macan: ovviamente degli omaggi a Mandrafina e Macagno. Nella sala d’attesa Loco incontra altre persone che come lui hanno risposto all’annuncio, una fauna umana piuttosto singolare che comprende un tizio che spaccia per propria l’idea originale della Mafalda di Quino e un altro “creativo” che si appunta scrupolosamente le idee degli altri. Tra gli pseudofumetti “potenziali” si segnala Superbank, un pensionato che si trasforma in Onassis. Loco Chavez propone invece un fumetto con lui e i suoi amici come protagonisti.
Aldilà di questo episodio, va segnalato che Loco Chavez è un fumetto generoso di citazioni e omaggi al mondo del fumetto, e tra le altre cose possiamo anche ammirare in un altro episodio una comparsata di Hugo Pratt travestito da indiano.

domenica 8 maggio 2011

intervista a Gianluca Morozzi

Contatto Gianluca Morozzi per questa intervista il 2 maggio del 2011. La mattina del 2 maggio, cioè quando la notizia della morte di Bin Laden non è ancora stata diffusa. Peccato, avrei potuto fargli qualche battuta collegata al rock talebano di Colui che gli dei vogliono distruggere. Così, tanto per rilanciare il gioco di citazioni e di riferimenti incrociati che caratterizza il suo lavoro di scrittore.
Morozzi ha effettivamente creato quello che, mutuando la terminologia dal mondo dei comic book supereroistici, si potrebbe definire il Morozzi-verse, un universo coerente e articolato condiviso dai personaggi di quasi tutte le sue opere, che possono fare capolino uno nel romanzo dell’altro o essere semplicemente citati di sfuggita come clin d’oeil al lettore più affezionato.
Gianluca Morozzi ha esordito nella narrativa nel 2001 e da allora ha scritto tra fumetti, romanzi e raccolte di racconti, quasi due libri all’anno. Roba da far invidia ad Amélie Nothomb. E la cifra aumenta se consideriamo i suoi testi non propriamente di fiction narrativa, ovvero i saggi su musica e calcio.
Come sappiamo dalle interviste e come d’altronde possiamo agevolmente intuire dai suoi romanzi, Gianluca Morozzi ama il calcio (nello specifico il Bologna), la musica (nello specifico Bruce Springesteen e il rock), le donne (potrei spingermi a dire le bionde musiciste orfane di madre, ma forse peccherei di ipercodifica) e i fumetti (nello specifico, i comic book di supereroi). Sono questi ultimi, data la natura del blog, l’argomento su cui ci soffermeremo maggiormente.
Quelle che seguono sono le domande che gli ho posto dopo aver effettuato un’accurata scrematura per eliminare quelle petulanti da fanboy che probabilmente avrebbero interessato solo me (“Chi è la ragazza che l’Orrido si vanta di essersi fatto a Galway?” “Perchè Claudia sembra così consapevole di quello che le è successo quando esce dall’ascensore?” “Perchè ce l’hai così a morte con Galway in Irlanda?” “Ma l’ispirazione dell’ultima canzone di Kabra è veramente il risultato del riverbero dimensionale da Terra L?”...)

Tu sei nato nel 1971, quindi immagino che da bambino hai assistito in pieno all’invasione dei comic book americani (la Corno iniziò nel 1970 a pubblicare materiale Marvel e andò avanti per oltre dieci anni, mentre Williams prima e Cenisio poi presentarono i personaggi DC Comics dal 1971 al 1984). La tua formazione fumettistica è avvenuta su quelle testate, che magari compravi in edicola, oppure la passione per i supereroi è arrivata più tardi e ha avuto il viatico del proverbiale fratello maggiore, o chi per esso, che ti passava i “giornalini”?

E’ iniziata quando mio nonno mi ha regalato due fumetti scelti a caso in edicola, ovvero un numero dell’Uomo Ragno intitolato Faccia a faccia con il morto e uno dei Fantastici Quattro, L’occhio del male. Di lì a pochi giorni disegnavo l’Uomo Ragno dappertutto. Ho l’atroce dubbio che la storia di quel numero Corno dell’Uomo Ragno si aprisse con una tavola di Ross Andru che ritraeva il nostro alla guida della Ragnomobile... per cui, potrei aver esordito nel mondo dei fumetti con la Ragnomobile. Non andrò a ricontrollare, per paura. 

Ne L’era del porco hai intitolato un premio letterario a Peter David, e ho letto in una tua autobiografia online che il tuo fumetto preferito è il ciclo di Hulk scritto proprio da lui, quindi immagino che sia David il tuo sceneggiatore preferito. Oltre lui c’è qualche altro sceneggiatore che ami particolarmente, o anche più di uno? In generale apprezzi di più la complessità di un Moore, uno Straczinski o un Ellis o la guasconeria di Ennis, Millar e di certo Morrison?

Mettiamola così: nel campo dei classici fumetti seriali di supereroi, David è uno dei miei preferiti. Più in generale, Moore è talmente il numero uno che il numero due è terzo. Morrison per me è un mito assoluto, ho adorato le sue cose tipo The invisibles e anche le sue serie supereroistiche come gli X-men o Batman.
Ennis, io sono un ennisiano assoluto. Hitman è una delle mie serie preferite in assoluto, Preacher lo so a memoria (a proposito, non ascoltate quel che si dice in giro, ha un finale bellissimo), il Punisher Max è straordinario, il suo Hellblazer, The Boys...
Non so se mi sono spiegato.

E tra i disegnatori di supereroi quali ti piacciono di più? Quelli dal tratto caricaturale come Ramos o i realisti come Hitch e Van Sciver? O magari preferisci i classici come Kirby, Colan, Buscema, ecc.?

Io a Ramos gli spezzerei le dita. Come le avrei spezzate a Todd McFarlane.
Tra i grandi classici, Kirby, Colan, John Romita sr., Neal Adams e tutti e due i Buscema (sì, anche Sal) ovviamente mi piacciono, mi piace Alan Davis, Brian Hitch quando non tira via, John Romita jr., Dale Eaglesham, Mike McKone. Oh, J.H. Williams III.
Uno che mi procura uno strano, inspiegabile piacere fisico comunque è Paul Pope. 

Se potessi scrivere un fumetto di supereroi a quale personaggio o serie ti dedicheresti? Certo, ti faccio questa domanda perchè considerando i tuoi gusti in fatto di fumetto viene spontaneo pensare che ti piacerebbe scrivere un fumetto di supereroi ma magari, in realtà, non ti importa.

Parli di una serie esistente? Secondo me si potrebbero fare grandi cose con Il cavaliere nero, che è un po’ sparito dal giro grosso. O rilanciare Hulk. O continuare la dinastia degli Starman.  

Oltre ai comic book hai citato spesso anche Andrea Pazienza, che quindi immagino costituisca un’altra delle tue letture fumettistiche preferite. A parte supereroi e underground italiano c’è qualche altra scuola di fumetto o autore singolo che conosci e apprezzi? Ovviamente non valgono Petrucci, Camuncoli e Squaz come risposte...

Ma Leo Ortolani invece vale, giusto?

Nei tuoi romanzi c’è un fittissimo gioco di rimandi e di relazioni tra personaggi, con protagonisti che fanno visita come comparse nel romanzo di altri protagonisti, oppure situazioni in progress come quella di Kabra di cui seguiamo l’evoluzione dopo Despero in Colui che gli dei vogliono distruggere. Per goderseli appieno i tuoi lettori devono stare veramente attentissimi, per cogliere ad esempio che il Kriminal protagonista di una semplice citazione ne L’Abisso è lo stesso a cui viene dedicata una breve scena ne L’era del porco (e anche uno dei locali del Ferro di Blackout fa capolino altrove: i tuoi romanzi bisogna leggerli col blocco degli appunti accanto, accidenti). È stata una cosa consapevole e voluta fin dall’inizio, magari ispirandoti a Balzac e al suo chiarimento retrospettivo (oppure alla Nouvelle Vague, o magari a Stephen King), o invece è una cosa che è sorta spontaneamente, senza che tu l’avessi pianificata?

Avevo in mente Stephen King (io ho goduto quando sono tornati Randall Flagg, il pagliaccio Pennywise e il prete de Le notti di Salem nel ciclo della Torre nera) e Irvine Welsh, che fa sempre incrociare i suoi personaggi. Poi, be’, se uno non sa che la storia del rock talebano di Colui che gli dei fa riferimento a Luglio, agosto, settembre nero, sopravviverà lo stesso, spero...  
 
A proposito di questi incontri incrociati: esiste già nei tuoi progetti più immediati un romanzo che racconti la storia della ragazza che lo Zombi incontra sulla panchina a poche ore dalla “laurea” ne L’Abisso, quella che vuole vendicare l’amica uccisa dal Corvo?

Me lo chiedono tutti. E’ uno di quei personaggi che galleggiano nel limbo in attesa di essere ripescati, prima o poi, forse, un giorno. Chissà.

Tra l’altro la costituzione di questo Morozzi-verse va a influire non solo sugli aspetti narrativi dei romanzi ma anche su quelli, diciamo così, fatici. Su Spargere il sale, ad esempio, tu hai scritto chiaramente che la presenza dei marziani ne L’era del porco andava intesa come reale mentre io l’avevo interpretata come un’allucinazione, o una boutade estemporanea (come i nonni che guardano Lajos dal paradiso).
Insomma, uno deve comprare tutti i tuoi libri non solo per sapere che fine hanno fatto alcuni personaggi, ma anche per avere un’esegesi dei libri stessi fornita nientemeno che dal loro autore! Ok, questa non è una domanda, ma se hai qualcosa da aggiungere...

E non hai ancora visto i marziani nuovi, giunti a sostituire i vecchi, ormai completamente impazziti per colpa delle culture terrestri, che appaiono su Bob Dylan spiegato a una fan di Madonna e dei Queen...
Beh, io i marziani non li vedrei così reali, tutto sommato... insomma, non capiterà mai di vederli scendere sulla terra e interagire con l’Orrido (che non si scomporrebbe affatto, peraltro). Sono come l’angelo Karmelo o il Foscolo incatenato dei libri di Paolo Nori, diciamo... 

La storia della letteratura italiana contempla dei veri e propri spin-off già con Manzoni e De Roberto, peraltro anche ben progettati a livello commerciale. Recentemente anche Gianrico Carofiglio ha dedicato un fumetto disegnato dal fratello Francesco a dei personaggi che compaiono nei romanzi dell’Avvocato Guerrieri.
Tu però non ne hai fatti di veri e propri, i tuoi (sempre ricorrendo alla terminologia del mercato statunitense di comic book) sono più che altro dei team-up, per cui ad esempio in un romanzo dedicato ai Despero fanno capolino i Sickboys. Hai mai pensato di scrivere invece dei veri e propri spin-off, strutturandoli proprio come tali: magari le origini segrete di Zanna, di Billy Campbell o financo del barista Ringo?

Il barista Ringo ha un sacco di storie da raccontare, e un giorno lo farà. E’ il mio Sean Noonan. Di Zanna qualcosa si è scoperto ne Il mondo trema, il romanzo a puntate che avevo iniziato a pubblicare sulla rivista Fernandel prima della chiusura della sua versione cartacea. Billy apparirà in un progetto chiamato Hellzarockin’, a cui sto lavorando con Michele Petrucci e altri disegnatori.
In generale sono molto favorevole agli spin-off!

Shatterthunder è nato per caso, magari come ulteriore omaggio al mondo dei supereroi, oppure avevi già in mente sin dall’inizio quello che poi sarebbe stato il suo ruolo? O magari (dio non voglia) è ispirato a una persona reale?

Shatterthunder è uscito da una caverna della mia mente un pomeriggio del 2000 in via Galliera, a Bologna. Non so perché, davvero. E’ nato, punto. Volevo scrivere un racconto per Inchiostro (la rivista su cui è nato l’Orrido!) intitolato Shatterthunder contro Neil Young, poi invece l’ho tenuto da parte per un po’...
Per delinearlo, ho pensato un po’ a Sixpack di Hitman e un po’ a un edicolante di Ozzano che ho visto una volta... 

Il tuo personaggio che mi  ha colpito di più è Elettra, che però ha subito una certa evoluzione tra L’era del porco e Colui che gli dei vogliono distruggere. Nel primo più che semplice psicopatica era decisamente stronza (questa almeno la mia impressione), e aveva uno spiccato lato sadico mentre quando la rivediamo nei Despero è un personaggio lunare, avulso dalla realtà e con tendenze, per fortuna subito rientrate, più masochiste e autolesioniste che sadiche. L’Elettra de L’era del porco mi irritava, quella di Colui che gli dei vogliono distruggere mi ha fatto tenerezza. È solo una mia impressione o è stata un’evoluzione voluta? O forse si tratta di due Elettra diverse, di universi differenti (impressione suffragata dal fatto che il David Bowie citato ne L’era del porco ha un corrispettivo supereroistico buono, mentre in Colui che gli dei vogliono distruggere è un villain)?

No, sono la stessa Elettra. Che ha avuto esperienze che non sappiamo, al seguito di Dylan (un giorno forse le racconterò), che ha diverse personalità, e che, soprattutto, nell’Era del porco è l’oggetto del desiderio di Lajos, mentre in Colui che gli dei è lei a inseguire Kabra, per cui si comporta in modo opposto.
Per i vari David Bowie, ricordati che Shatterthunder non vede solo Terra Prima e Terra L, vede tutti gli universi paralleli... poco lucidamente, ma li vede.

Quando scrivi romanzi e racconti, anche quelli dai toni più cupi, la tua cifra stilistica dominante è l’ironia. Certo, non è che in Blackout ci si ammazzi dal ridere, ma anche lì non mancano momenti più leggeri (il finale, poi...). Io sinceramente ho trovato anche alcune sequenze di Cicatrici molto divertenti nonostante siano allo stesso tempo tragiche.

Quando scrivi fumetti, invece, mi sembra che tiri fuori il tuo lato più oscuro. Forse sono le tematiche che richiedono un certo distacco: ad esempio il meccanismo della “storia nella storia” de Il vangelo del coyote richiede un procedere più cauto o misurato, e lo stesso si può dire della fantascienza introspettiva e analitica di FactorY. È anche vero che in parte è il passaggio da un medium all’altro a creare una maggiore crudezza (un neonato sciolto nel microonde è senz’altro più impressionante se lo vediamo disegnato invece che descritto), ma te lo chiedo lo stesso: quando scrivi sceneggiature hai un altro approccio al testo scritto rispetto alla letteratura tout-court (aldilà delle ovvie differenze tecniche)? O forse è l’apporto dei disegnatori a smorzare l’ironia che avresti usato in un altro contesto? Credo ad esempio che la proposta di mettere degli assorbenti in bocca per fermare l’emorragia ne Il vangelo del coyote sarebbe stata più gustosa se avessi potuto descriverla per esteso invece che “bruciarla” con un breve dialogo.

In realtà potrei scrivere fumetti comici come fumetti tetri, esattamente come faccio nei libri. Si vede in Pandemonio, credo, il lato comico. Solo che, be’, Il vangelo del coyote è nato dalla richiesta di Guanda di una graphic novel dai contorni noir, FactorY da un’idea di Petrucci che decisamente non richiamava atmosfere divertenti...
E comunque l’ironia non ce la devo mettere dappertutto. La scena degli assorbenti sarebbe stata un po’ troppo comica per la sequenza di Skoda e Liù...  

Mi permetto di fare un’ulteriore distinzione a proposito della struttura dei tuoi romanzi: quelli che parlano “d’amore, di strada e di rock” si sviluppano per accumulo, con brani satellitari che si innestano nel tessuto di base, e lasciando sempre aperta una porta per sviluppi futuri; mentre i thriller Blackout e Cicatrici procedono spediti verso un finale a effetto che, per quanto possa “rilanciare” la trama (Cicatrici) porta comunque la narrazione alla conclusione. È una scelta stilistica che ti sei imposto, magari per differenziare la tua produzione (ne L’abisso mi pare che queste tendenze tendano a confluire), oppure questa differenza strutturale è nata per caso?

Non è la stessa cosa, per me, strutturare mentalmente un libro sghembo come Nato per rincorrere, divertente, episodico, con assurde interviste infilate tra un racconto e l’altro, e scrivere un romanzo con una trama ben precisa come Cicatrici. E’ come pensare alla struttura di qualche storia di Zanardi come Giallo scolastico e a quella di Pentothal...
L’abisso è un po’ un ibrido tra i due, in effetti. C’è chi l’ha trovato molto divertente, e chi ansiogeno. 

Il film tratto da Blackout: è stato distribuito in Italia? Tu hai potuto vederlo? Se sì, come ti è sembrato?

No, in Italia non è stato distribuito. Io però l’ho visto. La regia è buona, la figura di Karl (alias Ferro) è ben interpretata, ci sono alcune buone trovate... non sono molto d’accordo su come hanno deciso di risolvere il finale, francamente. Ma vabbè.  

Infine, una curiosità: pensavi a qualcuno in particolare nel delineare la figura del fumettista italiano a cui hanno dedicato il film in cui Claudia di Blackout ha fatto da comparsa? Io ho una mia teoria, ma non so se è corretta...

Lo è. Pensavo alla scena in cui Zanardi e Colasanti si fanno notare in discoteca.

NOTA
Gianluca Morozzi ha gentilmente risposto anche alle mie domande da fanboy (grazie mille, Gianluca!), se anche voi avete avuto le mie stesse curiosità vi allego qui sotto le risposte opportunamente occultate per evitare spoiler ai neofiti:

Guarda, proprio perché sei tu rispondo pure a queste:
1) l’Orrido si è fatto mezzo universo femminile
2) Claudia non è consapevole di nulla: si sta riferendo al delirio di poche pagine prima, quello della doccia e dell’intervista di Ferro
3) No, mi piace Galway! E’ che lì si svolgeva una scena chiave di Despero
4) Esatto. Sono i ragnocani trasformati in musica. Che prima di essere ragnocani, peraltro, erano un cd di Paris Hilton mischiato a riviste porno patinate.