mercoledì 31 dicembre 2014

Il meglio e il peggio del 2014


Il Meglio

1

Mattéo 3. Si è fatto attendere ma ne è valsa la pena. Poco meno che un capolavoro – o forse quando uscirà il quarto e conclusivo volume potremo dire un capolavoro vero e proprio (anche il precedente Il Rinvio partiva lento per poi deflagrare nelle ultime tavole). Ogni singolo secondo che Gibrat impiega per disegnare le sue tavole cariche di suggestione si vede sulla carta, anche grazie alla qualità di stampa di Alessandro Editore che non nasconde correzioni e ripensamenti del disegnatore. Non ero preparato alla lieve flessione caricaturale dello stile di Gibrat, ma probabilmente è una scelta più che adeguata per raccontare una storia che è già triste e drammatica di suo.
In questo terzo episodio, che si situa temporalmente diciott’anni dopo il secondo, cominciano a riannodarsi i fili della saga ma Gibrat rilancia con nuovi argomenti e fa intuire una nuova ambientazione per il prossimo capitolo. I testi sono densi e documentatissimi come sempre, ma qui ancora più scorrevoli e appassionanti che in precedenza. Per me “il” fumetto del 2014, pubblicato oltretutto in un’edizione favolosa da Alessandro che ha finalmente azzeccato un lettering adeguato e armonioso col resto.
Unica perplessità: uscito ufficialmente il 18 giugno, Mattéo 3 era acquistabile praticamente solo con un ordine online. Boh.

2
Le Aquile di Roma 2. Un gioiello. Consacrazione definitiva di Enrico Marini come autore completo e non solo come eccellente disegnatore.
3
Lanterna Verde 23. Il gran finale della saga. Epico, emozionante, commovente. E disegnato da dio. E il bello è che la testata in generale non ha subito alcun crollo qualitativo ma i successori di Geoff Jones sono riusciti a imbastire delle nuove trame originali e intriganti. Per i miei gusti, la qualità del comparto grafico ha sofferto invece parecchio, ma non è comunque ancora andata sotto i livelli di guardia.

4

Ric Roland. Una vittoria facile. Ottenuta più grazie all’edizione in sé che al fumetto vero e proprio, deliziosamente ingenuo anche se non privo di bei momenti. Ma veramente questa è un’edizione migliore di quelle di Michel Vaillant e soprattutto di Lucky Luke, assai parca di redazionali. Con la nuova versione a 96 pagine i redazionali hanno subito un drastico ridimensionamento ma il rapporto quantità/prezzo ne è uscito ancora più vantaggioso.

5

Il Morto 15. L’episodio più bello letto finora di una serie che sembra farsi beffe della crisi economica e della crisi del fumetto in particolare, riuscendo a portare in edicola (!) a un prezzo basso un prodotto che è sempre almeno dignitoso, con non infrequenti punte di eccellenza.

6

3 Leggende. Forse non è esattamente un capolavoro però se ripenso a questo 2014 fumettistico è uno dei primi fumetti che mi vengono in mente. Saranno stati i disegni spettacolari o i riferimenti a un contesto non lontano dai giochi di ruolo, ma 3 Leggende mi è rimasto impresso.

7

Graphic Novel is dead. Non il fumetto nella sua interezza (sicuramente gradevole, ma le paturnie dell’autore e le prestazioni sessuali delle sue donne mi interessano relativamente, per quanto ben narrate e disegnate) ma solo una sua tavola, che mi ha divertito tantissimo e in cui si può ravvisare una grande verità:


Il Peggio

1

Dum Dum Girls – Il Mistero del Lago. Avrebbe dovuto essere il peggio del 2009 visto che è uscito quell’anno, ma a me sono riusciti a procurarlo solo agli inizi del 2014. Era dai tempi degli annunci sulla vecchia Anteprima, quella orizzontale, che queste sorelle Carli mi attiravano. Forse il lavoro efficace dell’ufficio stampa dell’editore dell’epoca, forse il gusto di cercare qualcosa di diverso che magari si rivelava un gioiello da cogliere in anteprima, forse il desiderio di sovvenzionare una realtà minuscola ma magari meritevole: qualsiasi ragione fosse alla base del mio interesse aveva comunque acceso la mia curiosità, tanto più che i disegni in anteprima non sembravano nemmeno male nonostante non rientrassero nel mio stile preferito.
Alla fine non l’ho mai preso perché la prima edizione non la trovai mai, e forse sarebbe stato meglio se pure questa non l’avessi trovata. Bene o male i soggetti sono accettabili anche se forse pretenziosi (un pochino azzardato il riferimento alla pedofilia) ma si impantanano nella retorica e nel tentativo di creare qualcosa di forzatamente cool o colto/alternativo. A tal proposito, mi è sembrata un pochino patetica l’idea di inserire un personaggio esteticamente simile a John Constantine/Hellblazer quasi a fare il verso alla Vertigo.
I disegni sono molto discontinui e nonostante a livello estetico si veda ben di peggio rimangono nel purgatorio delle opere giovanili promettenti ma ancora distanti (chi più chi meno) dalla piena maturità, per quanto ripeto non tutti affatto sgradevoli. Il vero limite della parte grafica è a livello narrativo: non è facile seguire le storie perché spesso i personaggi hanno un’espressione sbagliata (quando ce l’hanno, un’espressione) al momento sbagliato: sembrano incazzati e non si sa perché, spalancano gli occhi quando sono loro a spiegare qualcosa... E il posizionamento creativo dei balloon, non privi oltretutto di refusi, ostacola ancora di più la lettura.
Chiaramente mi permetto tanta acredine perché comunque la maggior parte degli autori sono ancora professionisti del settore. E chi di loro non fa fumetti insegna a farli.
Ciliegina sulla torta, il volumetto è pure stampato male perché un “infortunio” alla sede di Cut Up edizioni ha reso irreperibili i materiali di stampa originali!
Mi sono finalmente tolto il gusto di leggere le storie delle mitiche (per me) sorelle Carli, ma quei 13€ avrei potuto spenderli meglio.

2

9/11. Un soggetto molto interessante e documentato condotto in maniera sincopata ma soporifera. Ai disegni, un autore che prende foto da internet e senza quasi ritoccarle le appiccica sulle tavole. Mi sono fermato al primo dei due volumi, forse verso la fine migliora. Forse.

3

I Nuovissimi X-Men 18. Dio, quanto odio queste operazioni. Citando il testo più famoso del narratologo Seymour Chatman, le opere narrative possono essere raccontate riportandone la Storia o il Discorso: con tutte le semplificazioni del caso, una storia può essere sviscerata in tutti i suoi dettagli (o perlomeno essere narrata passo dopo passo nei passaggi salienti) o se ne può fare il discorso, ovvero poco più che un riassunto. Ecco, ogni tanto alla Marvel cedono a operazioni del secondo tipo che appiattiscono totalmente la narrazione fino ad azzerarla e non portano avanti di un millimetro le trame. Pagine singole o doppie slegate da ogni necessità diegetica che servono solo a evocare un qualcosa o al massimo a introdurlo, con il tacito accordo dei lettori per cui nessuno di questi passati o futuri verrà sviluppato o approfondito. Come con l’episodio di ricordi post-Avengers Disassembled. Tanto al pubblico interessano solo le pin up.
E i disegnatori coinvolti francamente non mi sono sembrati affatto quei grossi calibri per cui li hanno spacciati. Anche quei pochi che lo sono veramente mi sono sembrati ben al di sotto delle loro capacità.

4

Empire USA 1. Per l’amor del cielo, si vede di molto ma molto peggio. Ma a conti fatti è una sagra dell’idiozia. Che va anche bene, ma non è proprio quello che mi aspetto da un fumetto francese.

5

Malemort. Come nel caso di Deadgirl dell’anno scorso “peggio” non per il fumetto in sé ma per l’edizione. Senza colore e nel formato ridotto ho avuto veramente difficoltà a capire dove cominciavano, tanto per fare un esempio, le rocce di un paesaggio e dove finivano i soldati che le attraversavano. I meticolosi disegni delle rovine diroccate e dei sotterranei pieni di vita ne sono usciti massacrati. Più di una volta ho dovuto staccare gli occhi dalle tavole dettagliatissime di Stalner in formato bonelliano, e pensare che leggevo senza problemi le versioni mignon dei manuali della TSR pubblicate dalla 21st Century Edition.

Buon 2015!

domenica 28 dicembre 2014

Se me ne fossi ricordato prima...

...avrei messo pure la storia Por unos dibujos nella voce dedicata ad Alack Sinner nell'elenco dei fumettisti d'invenzione! E' quella in cui viene trasposto il fattaccio che coinvolse Keith Giffen, che nella storia a fumetti prende una piega più drammatica.

lunedì 22 dicembre 2014

La Notte del Presepe Vivente



«Nello spazio nessuno può sentirti urlare.»
«Vabbé, pure in BRIANZA nessuno può sentirti urlare.»

Questo speciale natalizio sarebbe stata una bella sorpresa se non fosse in realtà una conferma della travolgente inventiva e del piglio iconoclasta di Davide La Rosa. Il ventiduenne Abaco (!) ritorna nel natio borgo selvaggio (Laglio) da Bologna, dove studia Astronomia, proprio in tempo per la vigilia di Natale. Dopo alcuni incontri con personaggi assai bizzarri va a gustarsi il cielo stellato indifferente al richiamo della magia del Natale che pervade, forse più per conformismo che per vera convinzione, i lagliesi – Abaco è ateo dichiarato, suscitando grande sospetto nei suoi compaesani.

Il sogno di ogni astronomo, assistere all’impatto di un meterorite sulla terra, si trasforma per lui in un incubo quando si accorge che quel misterioso corpo celeste ha donato la vita alle statue del presepe trasformandole in mostri!
Com’è tipico dello stile di La Rosa la storia avanza e si risolve seguendo una rigorosa razionalità interna (buona e non banale la soluzione del MacGuffin del regalo della vecchina, prevedibile ma utilizzato in maniera non scontata) ramificandosi in varie situazioni satellitari in cui lo sceneggiatore si concede lo spazio per inanellare altre scenette non strettamente legate alla vicenda portante. La sbandierata satira di costume sul perbenismo non è per fortuna marcata, benché presente soprattutto nel finale, e quindi il fumetto è tutto sommato scevro da facili moralismi che lo avrebbero appesantito. È fisiologico che non tutte le gag suscitino ilarità o siano originalissime, ma almeno un paio di grasse risate me le sono fatte leggendo questa storia strampalata. Altro marchio di fabbrica di La Rosa, oltre alle esclamazioni auliche compiaciute, le citazioni abbondano e confesso che per ragioni anagrafiche alcune non le ho capite.
E a proposito di cose che non ho capito: come diavolo ha potuto la Star Comics affidare la parte grafica di un suo fumetto, per quanto non realistico e legato idealmente alla scuola dei “fumetti disegnati male”, a un disegnatore che oltre ad avere degli evidenti limiti oggettivi pare bearsi della totale noncuranza e della rapidità con cui ha disegnato le sue tavole?! Sarà pure la «nouvelle vague del fumetto italiano» ma a me questo Rossi Edrighi sembra un Pontrelli o un Bevilacqua ubriaco che si è imposto di finire di disegnare il fumetto in un paio d’ore disegnando, Luca Raffaelli docet, con una mano mentre con le altre due va in bicicletta. A volte non ho nemmeno capito cosa veniva rappresentato! (poche volte, ma è successo). Poi magari in altri contesti Rossi Edrighi sarà pure in grado di realizzare qualcosa di pubblicabile, in questo caso sicuramente non avrei comprato il fumetto se lo avessi sfogliato prima.
La Notte del Presepe Vivente costa 6 euro e consta di 144 pagine. L’edizione mi sembra migliore (leggermente, ma comunque migliore) di altri bonellidi, con bandelle e una qualità di carta e stampa più valide che altrove. Non che questi disegni le meritassero – spero che Rossi Edrighi coi suoi contatti eccellenti possa almeno rappresentare per La Rosa il viatico verso altri lidi.
La copertina di Sara Spano c'entra assai poco col contenuto, ma almeno è bella.

martedì 16 dicembre 2014

Una fumettista d'invenzione mancata

Sfogliando Skorpio 16 del 1996 sono incappato in una storia di Cybersix in cui ho notato una cosa curiosa.
Il "libro" che sta leggendo Joseph sembra essere in realtà un fumetto, cosa confermata alla fine dell'episodio quando si vede anche l'autrice:
Peccato che non me ne sono accorto prima, ma non l'avrei messo comunque visto che Castelli cita già Cybersix in Fumettisti d'invenzione! con un esempio molto più concreto.
Questo caso costituisce una forma di bilanciamento a una svista, non so quanto effettivamente involontaria, che l'Eura prese nel tradurre (ma sarebbe meglio dire interpretare) una serie di Amezaga e Falugi: in Khrysè i riassunti-mangiapagina con cui l'Eura presentava il personaggio riportavano che la protagonista si era ispirata per il suo nome all'eroina di un fumetto, ma in realtà era la protagonista di un romanzo le cui sequenze salienti ovviamente Falugi aveva reso come se si trattasse di brani tratti da un fumetto.

domenica 14 dicembre 2014

Solo in Francia.

Di ritorno da Marsiglia un amico mi ha portato, oltre a un volume della riedizione di lusso de La Patruille des Castors (che inaspettatamente ho scoperto essere ottimo, almeno l'episodio che ho letto scritto da Charlier), anche questo volume cartonato:
In pratica questa rivista francese di filosofia ha dedicato uno dei suoi volumi fuori collana interamente ad Asterix. Nelle sue 100 pagine 29 contributors hanno sviscerato gli aspetti morali, etici, contraddittori, nazionalisti, psicologici e quant'altro della saga di Goscinny e Uderzo.
Certe cose possono succedere solo in Francia. Mi si può obbiettare che tutto sommato Asterix non è un fumetto qualsiasi e che gode di una popolarità che può essere funzionale alla visibilità di chi ne propone un'analisi. O che in fondo anche in Italia abbiamo avuto qualche sporadico sprazzo di interesse verso il fumetto da parte di ambienti eccellenti (che poi, immagino, avranno destato l'interesse solo di chi il fumetto già lo conosce e lo segue).
Ma questo di Asterix non è stato un caso isolato per Philosophie Magazine:
Insomma, solo in Francia possono succedere certe cose.

sabato 13 dicembre 2014

Empire USA 1: Attacco all'America

E' con un certo imbarazzo che mi accingo a dire la mia sulla prima uscita della collana "Formato F423" della Mondadori: credo di aver accumulato qualcosa come un mese di ritardo rispetto alla sua uscita ma in effetti solo adesso sono riuscito a tirare fuori Empire USA dalla pila di roba arretrata da leggere. E forse se ci fosse rimasto, in quella pila, non sarebbe nemmeno stato male.
Empire USA parla dell'inasprirsi del terrorismo islamico e delle contromisure, più o meno trasparenti e moralmente accettabili, che gli Stati Uniti adottano per arginarne l'espansione. Non sarebbe neanche male come spunto, soprattutto grazie alla suggestiva idea (forse ispirata alla realtà) di diverse forze d'intervento o di intelligence in conflitto fra di loro, anche se ovviamente bisognerebbe seguire tutta la storia per vedere come evolve. Il problema è che in questa vicenda viene inanellata una minchiata dietro l'altra:

a causa dello scenario riassunto sopra, in America prende il potere una dittatura Teocon;

il protagonista Jared Gail ha come compagno d'armi un tremendo rompicoglioni che cita costantemente Star Wars e addirittura parla come il Maestro Yoda (persino in piena azione e durante un interrogatorio);

l'altra collega di Jared, Saskia, praticamente è una macchietta che si limita a offrire qualche spunto comico attraverso le tragicomiche descrizioni della sua pratica di divorzio (mi sono imposto di credere che Desberg in questo caso abbia cercato deliberatamente il ridicolo);

la fidanzata del protagonista diventa un supersoldato quando si cala amfetamine;

a proposito della fidanzanta, Jared scopre per puro caso alla fine del primo episodio che il contatto che gli serviva e che ha cercato invano per tutte le pagine precedenti era, guarda caso, proprio lei;

l'organizzazione integralista musulmana alla base degli attentati si chiama "Fratelli Assassini" in onore della setta degli Assassini del Vecchio della Montagna, manco fossimo in un'avventura fantasy - questa come minchiata non è poi tanto grande ma alla luce delle altre diventa la classica ciliegina sulla torta.

Con simili premesse non mi stupirebbe se si scoprisse che la misteriosa moneta ereditata da Jared è un disco volante o una macchina del tempo. Non so quante di queste scelte siano effettivamente attribuibili a Desberg (nella presentazione si parla di input arrivati anche dai disegnatori Henri Reculé e - nientemeno - Enrico Marini) ma io francamente da un fumetto franco-belga mi aspetto ben di più delle spacconate e delle scorciatoie che può offrire Mark Millar.
Più che al 24 citato da Alessandro Di Nocera nell'introduzione mi sembra che qui si guardi a Weeds o a Big Bang Theory, tanto più che battutine non sempre felici e dialoghi forzatamente cool non mancano.
I due episodi raccolti in questo primo numero sono disegnati rispettivamente da Griffo e da Alain Mounier. Il secondo, pur meno spettacolare di altri colleghi, è sempre un piacere da vedere, mentre nel caso di Griffo (disegnatore rinomato più per la sua velocità e prolificità - anche 3 volumi in un anno - che per la conoscenza dell'anatomia) mi sembra che stavolta si sia impegnato di più rispetto ad altri suoi lavori. L'assenza di interventi digitali nel lavoro di entrambi, inoltre, per me è un grande valore aggiunto.
Almeno dal punto di vista grafico Empire USA è promosso, ma dubito che questo basterà a farmi comprare il secondo volume.

venerdì 12 dicembre 2014

Cosmo Color Extra 10 - Il Crepuscolo degli Dèi 4: Fafnir

Certo che tornare a Il Crepuscolo degli Dèi dopo l'intenso e spettacolare 3 Leggende è una bella doccia fredda. Fafnir non è assolutamente un fumetto brutto ma è anonimo, incolore, privo di pecche madornali come di elementi entusiasmanti. Coerentemente col resto della saga, in effetti.

Il drago Fafnir a cui è intitolato questo episodio compare solo nelle ultime 7 pagine, per il resto la storia si concentra sulla difficile adolescenza da rinnegato di Sigfrido, che vive col mostruoso Mime ignaro di quello che gli Dèi tramano per lui. Questo Bildungsroman procede con rivelazioni sul passato del protagonista senza particolari sussulti e con qualche concessione al teen drama (tutta l'exploitation dell'inizio, il gesto con cui Sigfrido si congeda dal suo vecchio amore d'infanzia). Forse la battaglia finale è risolta in maniera troppo affrettata, ma qui la colpa è da attribuirsi al disegnatore.
Il sintetico Djief sfoggia infatti uno stile un po' Liberty e un po' manga privo di fronzoli e dettagli e assai poco spettacolare. Gli occasionali tratteggi a matita sembrano più frutto di sbadataggine che dell'amore per i particolari. A poco servono i suggestivi colori di Héban, autore anche della copertina.
Ovvio che a 3,90 euro a volume si continua a seguire la saga, ma spero che non sia ancora troppo lunga...

giovedì 11 dicembre 2014

Dal mio inviato a Reggio Emilia



La benemerita casa editrice Menhir, quella de Il Morto, ha presentato alla fiera di Reggio Emilia due fascicoletti speciali a tiratura limitata come probabili viatici di nuove serie.

Hilka Strix: Plantis et Executionem è la rielaborazione di un progetto erotico risalente agli anni ’70 (ma quanti anni ha Ruvo Giovacca?!) sottoposto all’epoca nientemeno che all’attenzione della gloriosa Edifumetto di Renzo Barbieri e fermato ai blocchi di partenza in attesa di tempi più floridi che non sarebbero arrivati. Riadattato in chiave fantasy, racconta la storia della fattucchiera, o forse solo erborista, Hilka Klingen che viene condannata al rogo da un cerusico invidioso della sua influenza e bramoso di impossessarsi di un grimorio. Queste 23 pagine di fumetto sono poco più di un’introduzione e chiaramente la sorte della protagonista non può esaurirsi nel macabro finale.
Ai disegni Mirko Andreoli, già apprezzattisimo su InkStory Horror, compie un lavoro egregio, oltretutto per nulla sminuito dal formato pocket.

Spettrik: Un Progetto senza Futuro è meno accattivante e originale di Hilka Strix. Alfredo Brecci è l’unico sopravvissuto del progetto Spettrik che ha portato con successo alla creazione di una tuta che aumenta a dismisura le prestazioni fisiche umane. Tutti i ricercatori coinvolti sono stati eliminati ma Brecci, venuto a conoscenza del pericolo, si è dato alla macchia con la tuta diventando una sorta di Diabolik misto a Ultraman. Le sue imprese di vendicatore portano allo smascheramento di vari politici corrotti finché i Powers-that-be non riescono apparentemente a toglierlo di mezzo.
Il fumetto di Spettrik ha il pregio di poter essere letto come una storia compiuta, con un inzio e una fine (ovvio che le intenzioni e le speranze degli autori puntino verso un’altra direzione), ma le analogie con Il Morto sono troppe per renderlo veramente interessante, almeno in questa prima fase. Inoltre graficamente c’è un abisso rispetto al lavoro di Andreoli.

Quasi più interessanti dei fumetti in sè, che in fondo sono solo antipasti, i due editoriali che riescono a ricostruire sinteticamente ma con efficacia i contesti ormai estinti dei pornetti anni ’70/’80 e dei settimanali falcidiati dalla televisione (nel 1984 Spettrik avrebbe dovuto apparire su Corrier Boy).
Le mie copie di Hilka Strix e Spettrik sono rispettivamente numerate 344 e 943 (!) su 1000. Forse è solo un caso e non venivano vendute seguendo rigorosamente la progressione numerica ma se così non fosse sarebbe un successone per la Menhir.

martedì 9 dicembre 2014

Fumettisti d'invenzione! - 88



Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

ESSO
(Italia 2013, © ManFont, parodia)
Luca Amerio, Luca Baino, Camillo Bosco [con la collaborazione e il coordinamento di Manfredi Toraldo] (T), Giorgio Abou Mrad (D)

Parodia dell’Asso di Recchioni, Esso è un fumettista che cerca strenuamente di resistere agli ossessivi attacchi degli editor-zombi della tentacolare e onnivora casa editrice Piadini Publishing. Riuscirà nel suo intento e rimarrà l’ultimo fumettista indipendente, ma la fine della storia preannuncia un seguito.

Pseudofumetti: nella storia vengono citati, non sempre benevolmente, molti altri fumetti e operatori del settore (lo spirito guida di Esso è Michele Foschini, patron della Bao). Pseudofumetti sono invece Dragogrigio, Cacciatore Gregorio e Vallhalla 2.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)

THE MARTIAN MASQUERADER!
(Stati Uniti 1956, in Strange Adventures, © National/DC Comics, fantascienza)
John Broome (T), Gil Kane [Eli Katz] e Joe Giella (D)

Alla redazione del comic book antologico Strange Adventures giunge provvidenzialmente (data la carenza di soggetti nuovi) il marziano Kobir, che racconta la storia di come Marte influisca sulla mente degli abitanti della terra per controllarne lo sviluppo mentre lui, figlio del Protettore di Heliotropolis, si batte affinché i terrestri godano di libero arbitrio.
In mancanza di meglio, la sua vicenda diventa l’episodio principale di quel numero di Strange Adventures. Il celebre editor della Silver Age Julius Schawartz viene trasfigurato nel cinico signor Black; forse anche il supervisore Geris e la segretaria Miss Curtis erano omaggi a figure reali della “vera” redazione di Strange Adventures.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

YELLOW KID
(Italia 1994, in Il Grifo, © Carpinteri, parodia)
Giorgio Carpinteri

Non si tratta delle tavole di Outcalt ma di una rielaborazione del protagonista ad opera di Giorgio Carpinteri, prima che il marchio «Yellow Kid» diventasse a livello internazionale proprietà della italiana Comic Art.
In queste brevi storie Yellow Kid è il protettore di fumettisti e personaggi dei fumetti, e veglia su di loro da una dimensione superna da cui controlla quello che succede nell’ambiente. Oltre a un episodio in cui salva Kriminal dalla depressione (Psycho Kriminal Drama, pubblicato su Il Grifo 35), ce ne sono un paio in cui i fumettisti d’invenzione e pseudofumetti hanno maggiore rilievo:

La Goccia in Il Grifo 34. Giorgio Carpinteri
Yellow Kid salva dalla chiusura una rivista di fumetti, Nuvola Parlante (le cui uniche copie visibili portano però l’intestazione Nuvola Pesante), che lo spietato editore avrebbe preferito sostituire con un giornale sensazionalistico.

Giallo Taxi in Il Grifo 36. Giorgio Carpinteri
Nell’inedito ruolo di detective Yellow Kid indaga sulla morte di una starlette che recitava nel fumetto Urb-Sex-Comix. La storia rimase tronca a causa della chiusura della testata e ignoro se nei progetti originali avrebbero dovuto comparire altri fumettisti e riviste. Mi sembrava di ricordar che qualche editore (Coconino Press?) aveva pubblicato la storia completa in qualche volume dedicato a Carpinteri ma non ne ho trovato traccia.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

UNICO INDIZIO LE SCARPE DA TENNIS
(Italia 2014, © Barzi, Villa, Gerasi/ReNoir sas, noir)
Davide Barzi (T), Marco “will” Villa e Sergio Gerasi [con inserti realizzati da altri disegnatori] (D)

Milano, 1959: il maresciallo dei carabinieri Vincenzo Mantuano indaga sulla morte di un barbone in una vicenda ispirata alla canzone di Enzo Jannacci El portava i scarp del tennis.
Pseudofumetto: in questo fumetto vengono omaggiati atmosfere, miti e riti dell’Italia a un passo dal boom economico. L’onnipresente rivista Grand Hotel non offre solo i proverbiali fotoromanzi ma anche un fumetto realizzato come scherzo crudele ai danni di una sceneggiatrice coinvolta nelle indagini. Nonostante sia un vero e proprio fumetto anche all’interno della narrazione («tavola», lo chiama correttamente Mantuano), viene presentato come un fotoromanzo con «regia» di Davide Barzi e «scene» di Francesco Abrignani.